Nel decreto Sblocca-cantieri, il cui esame di conversione è in corso al Senato, prevede l’obbligo, e la novità è proprio l’obbligo sempre osteggiato dal Garante Privacy, di installare telecamere “in tutte le aule” delle scuole dell’infanzia e “in tutte le strutture” di assistenza e cura di anziani e disabili. La proposta assegna al ministero dell’Interno una dotazione di 5 milioni per il 2019 e 15 milioni per ogni anno dal 2020 al 2024: serviranno ai Comuni per installare apparecchiature finalizzate alla conservazione delle immagini per tre anni. Altrettanti ne vengono stanziati per fornire gli stessi strumenti alle “strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali a carattere residenziale, semiresidenziale o diurno”.
Il testo, modificato nelle commissioni, è oggi in Aula a palazzo Madama. Si attendono ulteriori emendamenti del governo e dei relatori. I fondi arriveranno dal ministero delle Finanze: sono 160 milioni in sei anni.
Il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, così ha commentato l’iniziativa legislativa: “maggiori tutele ai nostri bimbi e a chi vive la stagione della vita di maggiore fragilità”, indicando “il valore fondamentale e qualificante del provvedimento per la Lega”.
Nelle associazioni dei presidi ci sono visioni diverse. Per Antonello Giannelli, Anp, l’idea è condivisibile, “ma da realizzare al minimo necessario”. Per Paolino Marotta, capo dell’Andis, “un sistema di controllo degli operatori contrasta con il principio della riservatezza dei dati personali e rischia di alimentare sfiducia nei confronti dell’intera scuola dell’infanzia”. La Flc Cgil attacca: “La proposta di installare le telecamere nelle scuole dell’infanzia e nei luoghi di cura, impropriamente collocata nel decreto “Sblocca cantieri” sulle opere pubbliche e approvata ieri in Commissione al Senato, ci vede preoccupati e fermamente contrari”.
Il Garante Privacy, come accennato, nell’ultima audizione svolta al Senato sulle misure di prevenzione di maltrattamenti a danno di minori, anziani e disabili nelle strutture pubbliche e private ha sottolineato, tra l’altro, che sarebbe difficile ritenere conforme al principio di proporzionalità l’obbligo di sottoposizione costante a videosorveglianza di tutto il personale educativo e, per altro verso, di tutti i bambini presenti tanto negli asili nido quanto nelle scuole materne del Paese, a prescindere dall’effettiva sussistenza di rischi specifici (avrebbe poco senso ad esempio per le scuole con aule vetrate). Per le strutture di cura vale la stessa considerazione ai fini della proporzionalità del trattamento, benché la videosorveglianza sia lì subordinata al consenso delle persone riprese, che tuttavia è difficile possa sempre ritenersi realmente libero e, quindi, valido, tanto più rispetto ai dati inerenti la condizione di salute.