Il Garante per la protezione dei dati personali, riprendendo precedenti interlocuzioni, ha
inviato una richiesta di informazioni al Comune di Torino su un nuovo sistema di videosorveglianza
che, secondo notizie di stampa, utilizzerebbe anche l’Intelligenza Artificiale.
L’IA permetterebbe alla polizia municipale di capire in tempo reale se occorra intervenire in
una situazione di emergenza o per motivi di sicurezza. Nessun utilizzo di riconoscimento facciale, ma il riconoscimento di vestiario e altri dettagli legati alle persone registrate hanno lasciato dubbi aperti sulla tutela della riservatezza.
Chieste al Comune informazioni aggiuntive sul trattamento dati entro 15 giorni
Considerato il potenziale rischio che l’attivazione di tali sistemi di videosorveglianza
“intelligenti” potrebbe comportare per la vita privata di migliaia di cittadini, il Garante ha ritenuto
necessario chiedere al Comune di fornire, entro 15 giorni, ogni elemento utile sui trattamenti di dati
personali che sarebbero effettuati mediante le telecamere e i sistemi di intelligenza artificiale.
Il Comune dovrà chiarire le funzionalità avanzate di cui sarebbero dotate le telecamere,
inviando anche copia della documentazione tecnica, e le finalità e la base giuridica del trattamento di
dati personali.
Progetto Argo 275 telecamere in città
Il sistema di videosorveglianza, secondo un articolo dell’edizione torinese del Corriere della Sera del 15 luglio scorso, consentirebbe “alla polizia municipale di utilizzare anche l’intelligenza artificiale per predire e capire in tempo reale se occorre intervenire di fronte a un’emergenza o a un rischio legato alla sicurezza”.
Il progetto Argo, un piano per l’installazione di 275 telecamere nei punti critici della città, era già finito all’attenzione del Garante in passato a causa dell’utilizzo di algoritmi in grado di monitorare – o meglio pedinare – una persona che si sposta individuando in automatico il sesso, l’abbigliamento, se indossa borse, zaini e capelli.
Rete aperta ai privati
Alcune telecamere intelligenti, scrive il Corriere della Sera, erano già state installate due anni fa in borgata Aurora e in Barriera di Milano, con l’obiettivo di contrastare spaccio, delinquenza, baby gang. E l’anno scorso il ministero dell’Interno e la Regione avevano messo a disposizione un milione di euro per l’acquisto dei server necessari all’elaborazione dei dati. Tra l’altro, il nuovo regolamento della giunta consentirebbe anche ai privati (negozi, banche, supermercati, aziende) di allacciarsi alla rete e di partecipare attivamente all’impianto di videosorveglianza comunale.