Il Garante Privacy accoglie con favore, “ma servono miglioramenti”, l’installazione delle telecamere a circuito chiuso, con immagini cifrate, da installare in modo facoltativo nelle strutture in cui si trovano soggetti vulnerabili, come minori, disabili e anziani.
“Il testo proposto presenta indubbi miglioramenti rispetto a quelli originariamente presentati nella scorsa legislatura: l’installazione delle telecamere da obbligatoria è stata resa facoltativa, subordinata al consenso degli ospiti nel caso delle strutture socio-sanitarie o socio-assistenziali”, è iniziato così il giudizio positivo (“ma servono ancora dei miglioramenti”) espresso da Antonello Soro, Garante Privacy, oggi alle ore 12 alla Camera dei Deputati davanti alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro.
L’audizione di Soro rientra nell’ambito dell’esame parlamentare della proposta di legge n.1066, presentata alla Camera da Forza Italia, che prevede “misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità”.
Inoltre, il Garante Privacy, nel dettaglio, ha evidenziato le seguenti migliorie previste nella proposta di legge:
- La cifratura dei dati raccolti e il divieto di accesso agli stessi, superabile solo dagli organi inquirenti in sede di indagine.
- È stato aggiunto un riferimento alle sanzioni applicabili in caso di violazione delle prescrizioni a tutela della sicurezza dei dati.
I miglioramenti proposti dal Garante Privacy
Alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro il Garante Privacy ha indicato un utilizzo “proporzionale” della videosorveglianza e un uso più limitato rispetto all’impiego previsto per le strutture indicate nella proposta di legge, ossia agli asili nido, le scuole dell’infanzia, nonché nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e disabili, a carattere residenziale, semiresidenziale o diurno.
“Si potrebbe condurre un’ulteriore riflessione sul perimetro di operatività della norma, valutando se effettivamente tutti i luoghi indicati presentino un grado di rischio adeguato a legittimare una limitazione comunque importante della libertà del lavoratore nell’adempimento della prestazione educativa o di cura”, ha proposto Soro, perché la capacità di espressione e di consapevolezza di un bambino all’ultimo anno della scuola dell’infanzia non è, infatti, paragonabile a quello del bambino al primo anno di nido, così come il grado di vulnerabilità – e quindi il fattore di rischio – degli ospiti delle varie strutture socio-sanitarie o socio-assistenziali è estremamente disomogeneo.
“Tale considerazione”, ha precisato il Garante Privacy, “può essere utile per circoscrivere la discrezionalità della scelta sull’installazione, orientando la facoltà rimessa dalla legge alla singola struttura in base a parametri quali i fattori di rischio propri del contesto di riferimento, l’effettiva necessità della videosorveglianza in ragione delle caratteristiche dei soggetti ospitati, della durata della permanenza o delle specificità della struttura stessa”.
Infine Soro si è espresso anche sulla ragionevole durata dell’archiviazione delle immagini registrate con le telecamere nei luoghi indicati dalla proposta di legge: “Si può oscillare da uno a tre mesi, ma sicuramente non per un anno. Un trimestre credo sia un ragionevole tempo per gli inquirenti per svolgere le indagini in caso di notizia di reato. Poi le immagini vanno eliminate”, ha concluso il Garante Privacy, che attenderà successivamente il decreto attuativo, qualora la legge dovesse essere approvata, per esprimere il suo formale parere.