Il Consiglio dell’Unione europea ha da poco adottato la “Strategia europea per l’adattamento ai cambiamenti climatici”. I ministri dell’Ambiente degli Stati dell’Unione europea hanno infatti chiesto azioni concrete in termini di migliore raccolta e utilizzo dei dati ambientali, ma anche un impiego più diffuso e deciso delle nuove tecnologie per l’ambiente, le cosiddette “green tech”.
Per comprendere i cambiamenti climatici, anticiparne le conseguenze più disastrose e consentire alle popolazioni e alle stesse imprese di adattarsi con maggiore facilità all’impatto negativo di tali fenomeni sulla nostra quotidianità, è necessario un cambio di passo nell’utilizzo delle “Environmental technologies”.
Tecnologie per il clima e l’ambiente
Si tratta di un’ampia gamma di soluzioni tecnologiche applicate all’ambiente e che riguardano le scienze ambientali, la chimica verde, il monitoraggio ambientale con l’internet delle cose e l’elettronica, ma anche la gestione sostenibile dei rifiuti, la mobilità pulita, l’ottimizzazione delle risorse idriche, nuove infrastrutture più sostenibili, energia da fonti rinnovabili, raccolta e stoccaggio della CO2 in atmosfera, bonifica dei terreni e purificazione dell’aria, riduzione del diossido di carbonio (CO2).
Considerando le tecnologie dell’ambiente come mercato, per il 2021 la spesa mondiale in queste soluzioni dovrebbe raggiungere i 552 miliardi di dollari secondo stime Markets and Markets, con un tasso di crescita medio annuo (Cagr 2021-2026) del +5%.
Entro il 2026 la spesa mondiale in “Environmental technologies” potrebbe superare i 690 miliardi di dollari, soprattutto grazie ad alcuni driver particolari come l’energia pulita e quindi le fonti energetiche pulite, tecnologie per il trattamento delle acque di scarto e il loro recupero, la decarbonizzazione, l’agricoltura verde, le soluzioni per ripulire l’aria e i trasporti a zero emissioni inquinanti.
Una spesa che dovrebbe raggiungere cifre molto più alte, se solo si aiutassero anche i Paesi più poveri e non in grado di destinare a questo tipo di industria e di mercato cifre sufficienti in chiave di contrasto ai cambiamenti climatici e all’inquinamento.
Aiutare il Sud del mondo per superare la crisi climatica e ambientale
Del tema si è occupato anche il G7 in Cornovaglia, ma secondo Patricia Espinosa, ex ministro degli esteri del Messico, ora alla guida delle Nazioni Unite sulla politica climatica, “non si è fatto abbastanza per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad investire in tecnologie verdi”, stando a quanto riportato dalle pagine dell’Observer e del The Guardian.
“Non sono stati fatti progressi per onorare l’impegno preso di trovare 100 miliardi di dollari all’anno per favorire la spesa dei Paesi più poveri in green technologies”, ha precisato Espinosa, risorse finanziarie che sono fondamentali non solo per i Paesi destinatari, ma anche per tutti gli altri, perché solamente tutti assieme si può provare a raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti a Parigi nel 2015 e tentare di fissarne altri più ambiziosi nella prossima COP26 di Glasgow.