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C’è un forte impegno all’interno dei Paesi dell’area Ocse per massimizzare i benefici dell’economia digitale; tuttavia, in questa fase gli sforzi devono orientarsi sugli effetti dirompenti in settori quali la privacy e il lavoro. È l’indicazione che emerge dal Digital Economy Outlook 2015 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
La maggior parte dei Paesi ha virato da un approccio troppo incentrato sulle tecnologie della comunicazione ad uno di più ampio spettro e comprendente le priorità economiche e sociali dello sviluppo digitale. Ma se 27 dei 34 Stati oggetto delle rilevazioni hanno una strategia nazionale, pochi di essi abbracciano tematiche internazionali come l’Internet Governance, mentre nessun Paese ha una strategia in materia di protezione dei dati personali (questione che sembra demandata in toto alle Authorities).
Allo stesso tempo, appare necessario un maggiore impegno in materia di digital skills: ‘Le cose si stanno muovendo molto velocemente – afferma Andrew Wyckoff, Science, Technology and Innovation Director dell’Ocse – e con l’arrivo di Big Data e Internet delle cose dobbiamo farci trovare pronti all’impatto che queste dinamiche avranno su privacy, sicurezza e fiducia, nonché sulle competenze e l’occupazione’.
Per quanto attiene alcuni trend generali, tutti i paesi Ocse hanno almeno tre operatori di telefonia mobile operanti sul territorio nazionale e la maggior parte ne ha quattro. I prezzi per i servizi di telefonia mobile sono diminuiti sensibilmente tra il 2012 e il 2014 con i più grandi cali registrati in Italia, Nuova Zelanda e Turchia. I prezzi sono invece saliti in Austria e in Grecia.
Il settore delle ICT impiegava nel 2013 più di 14 milioni di persone nell’area, quasi il 3% dei posti di lavoro nel blocco di 34 paesi. Il capitale di rischio nel settore è di nuovo in aumento e negli Stati Uniti è tornato al suo livello più alto dai tempi della bolla dot-com.
L’Italia trova un suo punto di forza nell’utilizzo del cloud computing da parte delle imprese, che la vede al terzo posto di questa speciale classifica dietro Finlandia e Islanda; non brilla invece sul fronte dell’utilizzo complessivo di Internet da parte della popolazione, sulla presenza di problemi con i servizi di eGovernment e sull’eCommerce, che registra un 21% di aziende impegnate nella vendita online.