#Tecnolaw è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e DIMT – Diritto, Mercato, Tecnologia.
Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.
L’inarrestabile flusso dello streaming travolge i Cd anche negli Stati Uniti. A certificare un avvicendamento ormai ampiamente atteso nelle classifiche relative al consumo musicale sono i dati diffusi dalla associazione americana dell’industria discografica RIAA.
I ricavi da servizi di streaming nel 2014 sono infatti cresciuti del 29% raggiungendo quota 1,867 miliardi dollari, e rappresentano il 27% delle entrate complessive del settore. Al contrario, il mercato dei prodotti fisici ha registrato un calo complessivo del 7,1%, 12,7% per i Cd, i quali hanno prodotti ricavi per “soli” 1,85 miliardi di dollari.
L’avanzata dello streaming ha variato gli equilibri del mercato (con effetti benefici) anche in Italia, dove le prestazioni dei vari TIMmusic, Google Play, Spotify, Deezer, YouTube e Vevo hanno conquistato il 55% del mercato digitale già nel luglio scorso sorpassando in classifica i download. Non altrettanto negli Usa, dove la distanza tra streaming e download si riduce di anno in anno ma vede ancora primeggiare i volumi di ricavi prodotti dai secondi.