L’industria automobilistica mondiale sta attraversando un lungo processo di trasformazione, in chiave digitale ovviamente, come quasi ogni altro comparto. Tante le tecnologie in ballo che modificheranno, in maniera drastica, la nostra esperienza di guida o di semplici passeggeri, molte delle quali già entro la fine del 2019 potrebbero comparire a bordo dei primi modelli high tech sul mercato. Articolo tratto dall’eBook gratuito di key4biz ’Tech Trend 2019‘.
Cinque sono le disruptive technologies che, secondo Mahbubul Alam, in un articolo su Data Driven Investor, incideranno più di altre nella trasformazione digitale dell’industria automotive: la guida autonoma, le reti 5G, la cybersecurity, le soluzioni per i big data e le cognitive technologies.
Partendo dalle self driving cars, le auto a guida autonoma, secondo Alam, proprio il 2019 sarà l’anno del loro lancio commerciale, negli Stati Uniti per la precisione, con i primi robot -taxi sulle strade delle principali città americane. Un esempio è il primo servizio di questo tipo annunciato a dicembre 2018 da Waymo (Gruppo Alphabet).
Poi c’è lo standard Cellular-V2X, che consente ai veicoli in strada di scambiarsi informazioni in tempo reale sui cambi di corsie e altre categorie di dati, che Bosch, Vodafone e Huawei stanno testando in questi mesi sull’autostrada A9 vicino a Monaco, in Germania.
Già l’acronimo V2X, che sta per “Vehicle-to-everything”, spiega un po’ tutto, ma sarà il 5G il vero fattore abilitante di questa tecnologia, perché sarà la prossima generazione di telecomunicazioni mobili a facilitare lo scambio di dati e a far interagire tra loro diverse tecnologie, come smartphone, stazioni di ricarica per auto elettriche, semafori intelligenti, infrastrutture stradali della smart city e molte altre.
Saranno inoltre l’affidabilità e la cyber sicurezza dei servizi on board a decretare il successo o meno della guida senza conducente tra gli automobilisti di tutto il mondo.
Lo scorso anno, sette automobilisti americani su dieci hanno affermato di temere le self driving cars, e non parliamo solo di persone di una certa età, perché la stessa percentuale (sei su dieci) si riscontra anche tra i millennials, cioè i nati tra gli anni Ottante e gli anni Novanta del secolo scorso.
Con l’implementazione dei servizi di cybersecurity, applicati alle automobili, questa tendenza sarà sicuramente rovesciata, perché una maggiore sicurezza fisica dei passeggeri e una maggiore tutela dei propri dati personali farà aumentare rapidamente la fiducia del pubblico verso questo nuovo modello di mobilità.
Con il quarto punto, i dati, arriviamo a scoprire il vero petrolio del XXI secolo. I big data sono oro, una miniera d’oro infinita, per tutte le industrie del mondo, automotive compresa. Al tema dei dati nell’industria automobilistica, oltre alle imprese del settore, saranno più che interessate anche quelle delle assicurazioni, della Mobility-as-a-Service, e della gestione contenuti e documenti, gli sviluppatori di applicazioni, solo per fare qualche esempio.
Ultimo spunto di riflessione, infine, è quello legato all’esperienza del passeggero all’interno del veicolo, che ci consentirà di trasformare il tempo perduto in tempo guadagnato e speso bene. Negli Stati Uniti, ad esempio, gli automobilisti passano in media quasi un’ora al giorno in automobile.
Nasce da qui l’esigenza per le imprese di offrire sempre nuovi servizi e avanzate applicazioni, con un solo obiettivo: personalizzare.
In un ambiente particolare come quello di un’automobile, oltre i fattori chiave della sicurezza e dell’affidabilità, grazie alle cosiddette “cognitive technologies”, i passeggeri saranno sempre più oggetto di nuovi servizi, di app a misura dei nostri interessi, delle nostre passioni, dei nostri desideri, affinché, appunto, il tempo speso in viaggio, sia tempo speso bene.