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Tax Credit, ci voleva Pinuccio di ‘Striscia la Notizia’ per rilanciare l’interesse dei media?

Chi redige questa rubrica di monitoraggio culturologico e mediologico curata dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale per il quotidiano online “Key4biz” non si stupisce più, ormai da anni (decenni), nell’osservare le stranezze e le erraticità del “media setting”, ovvero delle gerarchizzazioni delle notizie in Italia, soprattutto sui media “mainstream” (ed ormai anche sui “social”), con particolare attenzione alla cultura…

Senza questa considerazione preliminare, sarebbe difficile comprendere come mai finora il tema del “Tax Credit” e più in generale della riforma della normativa a favore del cinema e dell’audiovisivo non sia emerso con prepotenza nell’ultimo anno nelle “prime pagine”, ovvero da quando l’ex Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha avviato una revisione dell’intervento dello Stato nel settore…

Prevale infatti quasi sempre l’aspetto “spettacolare” del sistema, ovvero il “red carpet” e le notiziole su usi e costumi dell’attrice di turno: l’effimero “entertainment” prevale sulla “analisi” seria dei fenomeni…

Come giustificare infatti che debba essere stato l’inviato speciale della storica trasmissione di “Striscia la Notizia” di Antonio Ricci su Canale 5 ad aver “sparato” in prima pagina (ovvero in prima serata televisiva, ieri mercoledì 2 ottobre) il tema “Tax Credit” ovvero usi ed abusi dello strumento del credito d’imposta?

Ieri sera, 2 ottobre, secondo le rilevazioni Auditel, la trasmissione Mediaset ha registrato ben 2,5 milioni di spettatori (con uno share pari al 12,4 %): quindi per la prima volta dalla sua creazione (2016), il tema “Tax Credit” assurge alla prima serata televisiva.

Abbiamo buona memoria delle capacità, spiritose quanto martellanti, di Pinuccio alias Alessio Giannone, su tematiche a noi care, come alcune criticità della Rai: in particolare, ricordiamo suoi servizi pugnaci e pungenti (attraverso la presa in giro di inviato di una fantomatica… RaiScoglio24) sul fallito progetto canale internazionale (in lingua inglese) del servizio pubblico, materia che IsICult conosce bene perché aveva contribuito ad alcune elaborazioni progettuali, che sono state accantonate, col risultato che Viale Mazzini ha speso milioni di euro per un’iniziativa (prevista dal “Contratto di Servizio” allora vigente) che non ha mai più visto la luce… E ricordiamo anche – a proposito di giornalismo investigativo – uno scambio polemico tra IsICult e giustappunto “Striscia”, intorno ad un’altra incresciosa vicenda della politica culturale italica, quella della fallita piattaforma che voleva essere “la Netflix della cultura” (sic) ovvero il progetto “ItsArt” di Dario Franceschini: vedi “Vigilanza Tv” (diretto da Marco Zonetti) del 15 gennaio 2021, “Zaccone (IsICult) risponde a Striscia su sprechi Rai e giornalismo indipendente”.

Ieri sera, Pinuccio ha proposto un servizio – come sempre gustoso – dedicato ad un film piuttosto curioso, “Pap Music” (“pap” in questo caso vorrebbe essere un gioco di parole tra musica “pop” e “pop art” e “prêt-à-porter”), ideato e diretto e prodotto da LeiKiè (nome d’arte che ovviamente gioca sulla pronuncia “lei chi è?”) ovvero dalla sua società di produzione, la meneghina Njm, che sta per Not Just Music… LeiKiè è lo pseudonimo di Roberta Galli, che si autodefinisce “artista poliedrica: cantautrice, trasformista e regista” (clicca qui per la sua pagina ufficiale). Cercando sul web, si scopre che è anche una professionista nel settore della commercializzazione internazionale di moda.

Per quanto senza dubbio orientata verso la dimensione “social media”, va osservato che LeiKiè può vantare livelli assolutamente modesti di “follower”: su TikTok, nemmeno 3.000; su Instagram, poco più di 500 (il profilo del film poco più di 1.000; il profilo della società Not Just Music non arriva a 200…). Gli ascoltatori mensili della cantante, secondo Spotify, sono nell’ordine di 300 (trecento).

Il film non ha registrato un risultato di “box office” minimamente significativo, ma non escludiamo che, dopo la sortita di “Striscia” ieri sera, possa provocare l’interesse di un qualche distributore, anche soltanto a livello di provocazione…

Abbiamo anche pensato potrebbe trattarsi di una abile operazione di “contro-marketing” (con la logica “l’importante è che se ne parli…”).

Il “caso Pap Music”, che ha beneficiato complessivamente di 4 milioni di euro di contributi pubblici attraverso l’ormai sempre più controverso “Tax Credit” cine-audiovisivo

Quel che ha colpito “Striscia” è – comprensibilmente – la notevole quantità di danaro pubblico che è stata destinata al sostegno di questa “opera prima”: lo Stato ha erogato circa 2 milioni di euro (per la precisione: 1,8 milioni), a fronte di un costo dichiarato di 4,4 milioni.

Il sostegno pubblico è stato, più precisamente, sul totale di 1,8 milioni di euro (corrispondenti al 41 % del costo totale): 200.000 euro, come “contributi selettivi produzione” per il 2023, a cui si associano 1,6 milioni di “Tax Credit Produzione” 2021…

Quindi, almeno in una fase, il film è stato “benedetto” dalla Commissione degli Esperti, attiva per “i selettivi” presso la Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero (guidata da Nicola Borrelli).

A ieri (mercoledì 2 ottobre, a distanza di una settimana dalla prima uscita in sala il 26 settembre) gli incassi di “Pap Music”, secondo Cinetel, sarebbero stati inferiori ad 8.000 euro, a fronte di poco più di 1.000 spettatori…

Eppure, a fronte di un (oggi) prevedibile ovvero imprevedibile insuccesso della “opera prima”, il Ministero della Cultura ha comunque approvato il sostegno ad una seconda opera della stessa registra e produttrice: “Pap Music 2 – Il lancio di produzione”, che dichiara un costo complessivo di 5,7 milioni di euro, ed ha visto assegnati ben 2,2 milioni di euro attraverso la linea di intervento “Tax Credit Produzione” 2023 (in questo caso, la quota dello Stato corrisponde al 44 % del totale del costo di produzione)…

Va osservato che, a seguito delle prime sporadiche sortite in sala del film (che non ha una società di distribuzione, ed è stata la stessa società di produzione a tentare una circuitazione), sui “social” sono emerse critiche veramente cattive, anzi feroci, al punto tale che la regista/produttrice ha annunciato diffide nei confronti di quelli che lei bolla come “odiatori”.

Il 29 settembre 2024 (tre giorni dopo la prima uscita in sala), Roberta Galli alias LeiKiè ha pubblicato una “lettera aperta” ovvero un video nel quale cerca di difendere la qualità ed il coraggio della sua operazione / opera. Rivendica di essersi tenacemente dedicata anima e corpo, per 14 anni della propria vita, a questa intrapresa, che ha coinvolto complessivamente 200 giovani collaboratori… Rispetto al finanziamento del Ministero dichiara “magari…”.

Più esattamente – nella sua “lettera aperta” – Roberta Galli dichiara: “mi fanno infatti presente, il social manager, collaboratori, amici e parenti che un gruppetto di persone, sempre lo stesso con account veri o falsi, scrive in continuazione lunghi papiri di insulti su tutti i nostri social sottolineando che dietro il nostro film ‘Pap Music’ si cela una truffa, che la creatrice è una borghese (non ci hanno azzeccato, ma, se scrivono così forse qualcuno mi conosce e non gli sono simpatica?). E soprattutto millantano che il Ministero ci abbia regalato ben 5.000.000 di euro. A parte rispondere loro: Magari…se avessi ricevuto 5.000.000 di euro dal ministero, avrei fatto molta meno fatica, con serate e weekend liberi e più vacanze in questi ultimi 14 anni”.

Secondo i dati ufficiali del Ministero della Cultura, i milioni di euro sarebbero comunque stati, fino a prova contraria, 4 milioni (quattro) e non 5: 1,8 milioni di euro per “Pap Music” 1 e 2,2 milioni di euro per “Pap Music” 2.

Il 5 agosto 2024, era stato offerto sul web in anteprima un video di backstage, che pure ha registrato una discreta rassegna stampa e web.

A distanza di un mese, il 5 settembre 2024 il film è stato oggetto di una festa in quel del Festival di Venezia.

Una qualificata testata specializzata nel business pubblicitario qual è “MediaKey” ha scritto l’indomani che “PapMusic – Animation for Fashion, primo lungometraggio 3D in full Cgi firmato dalla casa di produzione indipendente e autonoma Not Just Music, scritto e diretto dalla cantautrice e artista LeiKiè, è stato protagonista giovedì 5 settembre di uno dei party più glamour delle serate veneziane dedicate al cinema… In attesa dell’uscita nelle sale cinematografiche il 26 settembre, Not Just Music ha scaldato l’atmosfera con una festa esclusiva a Villa Il Nidiolo, una delle location più suggestive del Lido di Venezia. L’evento ha richiamato numerosi ospiti tra professionisti del settore, celebrities, giornalisti, fotografi, appassionati di cinema e naturalmente i protagonisti ideatori e realizzatori del progetto. Ospiti d’onore, sono intervenuti all’evento alcuni dei doppiatori del film, tra i talenti più celebri del panorama artistico italiano: Rudy Zerbi, celebrità della televisione nazionale, la modella e artista Ginta, Fernando Proce, noto speaker di Radio 101, la celebrity e star dei social Andrea Carpinteri, Luca Abbrescia, speaker e showman poliedrico, volto del milanese imbruttito e conduttore ufficiale delle partite della Nazionale Italiana Cantanti, Mauro Situra, celebre haistylist, Marco de Lucia, noto Pr che cura l’immagine di star internazionali e infine la stessa regista del film Leikiè, che ha prestato la sua voce a diversi personaggi del film. Nel giardino della Villa i numerosi invitati hanno festeggiato e ballato fino a notte fonda, in un’atmosfera rilassata e informale, celebrando la creatività di un progetto laborioso che ha richiesto più di 10 anni di lavoro dall’ideazione alla produzione finale”.

Media Key” descrive così il film: “una commedia romantica e musicale dallo stile narrativo originale, una combinazione di moda, musica e comicità che trascina lo spettatore in un’avventura travolgente realizzata con la rivoluzionaria tecnica Cgi (Computer Generated Imagery). Il progetto ha richiesto la produzione di oltre 50 personaggi, centinaia di comparse, la ricerca di look stravaganti ispirati ai colori e al mood della Pop Art, ma anche la riproduzione spettacolare e fedele nei dettagli di bellezze artistiche iconiche del nostro paese, dalle antiche rovine di Pompei fino al romantico Ponte dei Sospiri di Venezia e al Duomo di Milano. A questa combinazione di elementi visivi accattivanti, si aggiunge una frizzante colonna sonora ispirata alla musica pop italiana. PapMusic è un’esperienza cinematografica immersiva unica, un racconto che omaggia la creatività e celebra la moda come forma d’arte ed espressione personale, promuovendo le diversità e incoraggiando tutti a credere nei propri sogni”. E, ancora: “per il doppiaggio, il progetto si è arricchito della partecipazione di numerosi talenti provenienti da settori diversi dello spettacolo italiano, un’esperienza coinvolgente alla quale si sono uniti, oltre agli artisti già citati, anche il famoso attore e doppiatore Luca Ward, il conduttore radiofonico ideatore di ‘Lo Zoo di 105’ Marco Mazzoli, Jake La Furia, rapper del gruppo Club Dogo e giudice di ‘X Factor’, la speaker radiofonica di Radio 101 Regina, il cantante e doppiatore Sergio Sylvestre e Massimo Zoara, cantante, compositore e arrangiatore musicale di noti cantanti italiani”.

E conclude “MediaKey4”, con tenace ottimismo (verosimilmente riproducendo quel che ha scritto l’ufficio stampa del film): “l’attesa per l’uscita del film è alta e il party a Villa Il Nidiolo è stato solo l’inizio di quello che promette di essere un viaggio indimenticabile nel glamour e nell’arte che ha già catturato l’attenzione del pubblico. PapMusic si prepara a lasciare il segno nel panorama italiano dei film d’animazione con una produzione unica nel suo genere”.

Questa autocelebrazione cozza – ahinoi – con i (pochi) commenti, e (quasi) nessuna recensione: ci limitiamo a segnalare dal “creatorAlberto Del Moro alias Viva La Albe il 29 settembre, che – letteralmente – destruttura sarcasticamente e distrugge senza pietà l’opera (immaginiamo che si tratti di uno dei video che ha stimolato Pinuccio)…

Sempre in quel di Venezia, comunque, il film si vanta di essere stato vincitore del Premio “Cinema e Industria” (giunto all’edizione n° 14, promosso da Ronn Moss e Tiziano Cavaliere per Bros Group Italia – agenzia di management artististico – e presentato da Pascal Vicedomini), nella categoria “Producer&Directors” (così riporta anche una testata qualificata come “Vanity Fair”).

Tutto ciò premesso, Pinuccio si è domandato ieri: “ma come è possibile?!”. La risposta è semplice: perché il Ministero della Cultura non è attrezzato per controllare accuratamente e per valutare l’impatto del “Tax Credit”

Pinuccio si è domandato ieri sera: “ma come è possibile?!”.

L’inviato ha enfatizzato come il film anzi i due film siano stati sostenuti dal Ministero in differenti fasi “ministeriali”: da Dario Franceschini (in carica fino all’ottobre 2022) e dal suo successo Gennaro Sangiuliano

E Pinuccio anche riporta un cenno di un intervento dell’ex Ministro: “vengo crocifisso sui giornali perché mi sono permesso di dire che nel sistema del Tax Credit del cinema italiano ci sono delle cose sospette che ti fanno riflettere” (Sangiuliano ha sostenuto ciò il 23 ottobre 2023, durante la kermesse di Fratelli d’Italia intitolata “L’Italia Vincente, un anno di risultati: come il Governo Meloni sta facendo ripartire la nazione”).

Chi redige queste noterelle è convinto – scevro da vocazioni complottiste – che il “caso Boccia-Sangiuliano” sia stato co-determinato o comunque aggravato da una serie di “nemici” del Ministro, ovvero coloro che si son sentiti toccati (colpiti, anzi danneggiati) dalla annunciata riforma del meccanismo del “credito di imposta”… Sulla dinamica in questione, torneremo presto su queste colonne.

Come dire? “Chi tocca i fili muore”, per citare il titolo di una canzoncina di Donatella Rettore

La risposta che l’IsICult può dare al simpatico Pinuccio è semplice: il Ministero della Cultura, da quando è entrata in vigore la cosiddetta “Legge Franceschini” (la n. 220 del 2016), ovvero dall’anno 2007, non si è mai attrezzato con la strumentazione adeguata a controllare in modo accurato il flusso di danari pubblici ed a valutare seriamente l’impatto della nuova legge (a livello micro ed al livello macro, ovvero nel complesso dell’intera filiera del settore cinematografico e audiovisivo.

Conseguenze?

Nell’arco di un settennio (la legge è divenuta operativa nel 2017), lo Stato ha allegramente assegnato – attraverso lo strumento del credito di imposta complessivamente – oltre 3 miliardi di euro. Senza controlli e senza valutazioni.

Più esattamente, questa la sequenza storica (secondo i dati ufficiali del Ministero della Cultura ovvero, stanziamento del “Piano di riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo più le “integrazioni”): 221 milioni di euro nel 2017, 262 milioni di euro nel 2018, 334 milioni di euro nel 2019, 500 milioni di euro nel 2020, 655 milioni di euro nel 2021, 648 milioni di euro nel 2022, 541 milioni di euro nel 2024.

Per un totale di ben 3,2 miliardi di euro nell’arco di 7 anni (la media annua è stata di 460 milioni di euro).

Con il “Tax Credit” cine-audiovisivo, erogati 3,2 miliardi di euro nell’arco di 7 anni: è stato prodotto “di tutto”, opere eccellenti ma anche flop, e finanche “trash”

È stato prodotto di tutto: opere eccellenti, sia a livello di cinema sia a livello di fiction televisiva… ma sono state prodotte anche opere “invedibili”, vere e proprie porcherie… E finanche “trash”, opere che potremmo definire “spazzatura audiovisiva di Stato”.

E, grazie a quella che si è rivelata una vera e propria “manna di Stato”, si è insinuata nel “sistema” anche la criminalità organizzata, ovvero alcuni pseudo-imprenditori che si sono “inventati” il mestiere di produttori cinematografici, utilizzando il credito di imposta – in assenza di controlli – come strumento funzionale al riciclaggio di danari sporchi: già da qualche anno, la vicenda ha suscitato l’attenzione dei media ed ha portato ad alcuni arresti in ambienti camorristi, come nel caso dello pseudo-produttore Daniele Muscariello, attraverso “società cinematografiche lavatrici”: si rimanda a “Key4biz” del 23 maggio 2024, “Un giudice come Luigi De Magistris per il ‘Tax Credit’? Per l’avvocato Michele Lo Foco il 60 % delle fatture sono false” ed a “Articolo21” del 25 luglio 2024, “La ‘ndrangheta a Cinecittà” titolava RaiNews e la Presidente Sbarigia subito smentiva…”. Le indagini su questa brutta vicenda di infiltrazione criminale nel sempre “rutilante” mondo del cinema sono state condotte dai pm Francesco Cascini e Francesco Minisci, attivi presso la Procura di Roma. Il primo, in particolare, è un magistrato già in prima linea alla Procura di Locri, autore di un bel libro su quella esperienza, “Storia di un giudice. Nel Far West della ‘ndrangheta”, edito nel 2011 da Einaudi. Ed è Francesco Cascini che sta seguendo il “caso Boccia-Sangiuliano” presso la Procura di Roma.

Sicuramente c’è stato un “boom” produttivo, grazie al “Tax Credit” in Italia.

Ma il meccanismo – sulla carta valido – celava un potenziale “crash” economico (almeno dal punto di vista dello Stato), come ha scoperto anche il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti.

La quantità di opere è crescita in modo abnorme, anche in segmenti “minori” come la documentaristica…

La quota di mercato del “made in Italy” audiovisivo (nei cinema, di audience nelle tv e nelle piattaforme) non è cresciuta granché… ma… c’è un “ma” sul quale si deve riflettere: “ma” – appunto – tutti coloro che si sono seduti al “banchetto” hanno continuato ad inneggiare alle eccezionali capacità del “Tax Credit”… Per anni, si è ascoltato un coro – quasi unanime – tra Ministero (la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni in primis, e gli allora Presidenti di Anica Francesco Rutelli e di Apa Giancarlo Leone) che celebrava ad ostriche e champagne, magari anche con qualche Ferrari acquistata coi soldi dello Stato…

Per molti anni, i Ministri in carica ed i Sottosegretari – in primis, il “dem” Dario Franceschini e la leghista Lucia Borgonzoni – hanno decantato (anzi esaltato) le sorti “magnifiche e progressive” del cinema italiano, sostenendo che si stava assistendo ad un eccezionale anzi fantastico “boom” produttivo… Il che, in parte, è vero, perché c’è stata sicuramente una produzione… quantitativamente crescente, ma parte significativa di questa produzione non ha avuto circolazione alcuna. Solo dopo l’allarme lanciato da Gennaro Sangiuliano, altri si sono improvvisamente accorti che – come dire? – “qualcosa” non andava…

Il caso di “Pap Music” è una “eccezione alla regola” oppure “la regola”?

La domanda che sorge naturale è: il “caso Pap Music” è una “eccezione alla regola” oppure la “regola”?

Difficile rispondere a questa domanda, che provoca infinite perplessità.

Non abbiamo accesso al set completo dei dati, che viene mantenuto nelle segrete stanze del Ministero della Cultura, il quale pure – va dato atto – rende di pubblico dominio informazioni essenziali: per capirci, di “Pap Music” (la “opera prima”), è dato sapere soltanto – come abbiamo segnalato – che è costato (secondo quel che dichiara la società di produzione) 4,4 milioni di euro, ed ha beneficiato (secondo quel che dichiara il Ministero) di “Tax Credit” per circa 2 euro.

In verità, null’altro è dato sapere, perché i consuntivi / preventivi di produzione delle opere audiovisive non vengono resi di pubblico dominio dal Ministero della Cultura, e quindi, per esempio, non è nemmeno possibile conoscere quanti danari abbia guadagnato il regista di uno dei film più costosi della storia del cinema italiano, ovvero Saverio Costanzo per “Finalmente l’alba”, costato oltre 30 milioni di euro (secondo i produttori), ai quali lo Stato italiano ha “regalato” quasi 10 milioni di euro… L’incasso del film è stato di poco più di 400mila euro… E non esiste alcun dataset pubblico che consenta di comprendere in modo chiaro e semplice i dati essenziali dell’offerta: quanti spettatori cinematografici, quanti spettatori in tv, quanti spettatori sulle piattaforme, quanta circolazione nei festival cinematografici italiani ed all’estero, che tipo di ricaduta critica a livello di recensioni su quotidiani e media, e magari anche sui “oscial media”. “No data” = non chance di valutazione. Governo nasometrico delle risorse pubbliche.

La solita “trasparenza a metà” nella gestione delle risorse pubbliche.

I soliti deficit di controlli e deficit di valutazioni di impatto.

Conclusivamente, merita certo essere citata la commendevole iniziativa di ieri sera di “Striscia la Notizia” (la quale, peraltro, non ha registrato alcuna ricaduta mediatica, almeno nella rassegna stampa e web di oggi), ma si deve auspicare che l’essere assurto il tema “Tax Credit” alla “cronaca nazionale” a livello televisivo non determini lo sviluppo di una logica radicale ed integralista, che alimenta il rischio di buttare anche il “bambino sano” assieme all’“acqua sporca”… In effetti, in questo caso, il rimedio sarebbe veramente peggiore del danno.

Clicca qui, per il servizio di Pinuccio su “Striscia la Notizia”, intitolato “Pinuccio e il flop d’animazione con mega sovvenzioni”, dedicato al caso del film “Pap Music”, andato in onda su Canale 5, Mediaset, 2 ottobre 2024

Clicca qui, per il trailer del film “Pap Music – Animation for Fashion” (regia Roberta Galli alias LeiKiè, produzione Not Just Music), distribuito nelle sale cinematografiche dal 26 settembre 2024

Clicca qui, per la recensione di “Pap Music” a cura di Alberto Del Moro, sul canale YouTube “Viva la Albe”, pubblicata il 29 settembre 2024

Nota: sul tema “Tax Credit” a favore del settore cine-televisivo, si rimanda anche all’intervento IsICult su “Key4biz” del 30 settembre 2024, “Dossier. A proposito di “Tax Credit” cine-audiovisivo, di decreti direttoriali e di commissioni di esperti…”

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. Hanno collaborato Natasha Mazza e Vincenzo Carrano . ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).

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