La proposta di introdurre una tassa su Internet (fair share) in Europa non passa. A quattro mesi dalla chiusura della consultazione pubblica sul futuro delle reti, la Commissione Ue pubblica l’esito. “Amazon, Google, Microsoft Google non saranno costrette a pagare agli operatori una tassa su Internet per la realizzazione delle nuove reti”, si legge nel sommario. La commissione ha dichiarato di aver ricevuto 437 risposte alla consultazione, che si è svolta dal 23 febbraio al 19 maggio, e 164 position paper. La consultazione della Commissione alimenterà una discussione generale sul futuro dell’infrastruttura di rete dell’UE.
Breton rimanda la nuova legge sulle Tlc al 2025
Nel contempo, il Commissario al Mercato Interno Thierry Breton ha detto che la Commissione Europea lavorerà su un nuovo “Digital Networks Act”, confermando le informazioni precedentemente riportate da POLITICO.
“Gli operatori di telecomunicazioni hanno bisogno di dimensioni maggiori e agilità per adattarsi a questa rivoluzione tecnologica, ma la frammentazione del mercato li frena”, ha affermato Breton in un post su LinkedIn, citando gli ostacoli a un vero mercato unico delle telecomunicazioni, legati all’acquisizione dello spettro, al consolidamento, alle reti legacy e alla sicurezza. Tutti temi che il nuovo testo affronterà con la nuova Commissione e con nuovi commissari, che presumibilmente fisseranno una nuova agenda delle priorità.
La nuova legge si baserà sui risultati della consultazione sul futuro della connettività, che anche la Commissione ha finalmente pubblicato.
La Commissione presenterà un primo Libro bianco nel primo trimestre del 2024, con l’obiettivo di presentare una proposta entro l’estate del 2025. Insomma, i tempi si allungano e dal prossimo anno ci sarà una nuova Commissione. Di fatto è tutto rimesso in discussione.
L’esito della Consultazione pubblica
La maggior parte degli intervistati dalla consultazione pubblica, fra cui le piattaforme digitali, le reti di distribuzione dei contenuti, i gruppi di consumatori e i cittadini, si sono opposti alla proposta degli operatori Tlc di far contribuire le Big Tech agli investimenti per le nuove reti.
Soltanto gli operatori Tlc hanno invece ribadito la necessità di far contribuire i grandi generatori di traffico.
Il fabbisogno della industry Tlc per le nuove reti
L’industria delle telecomunicazioni potrebbe richiedere ulteriori 200 miliardi di euro di investimenti per raggiungere i target di connettività fissati dalla Ue entro il 2030.
I grandi incumbent fra cui Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Vodafone hanno sostenuto che Meta Platforms, Google, Amazon, Microsoft, Apple e Netflix rappresentano oltre il 55% di tutto il traffico dati globale, ma non contribuiscono con il fair share a migliorare le reti e raggiungere gli obiettivi di connettività dell’UE per il 2030.
Ma la proposta di una tassa su Internet è sembrata più una campagna di comunicazione con pochi fatti concreti a sostegno della sua necessità.
Secondo la Computer & Communications Industry Association (CCIA), che rappresenta le grandi aziende tecnologiche, l’esito della consultazione dimostra che la maggior parte degli intervistati concorda sul fatto che una tassa su Internet “sarebbe un’intrusione normativa non necessaria e dannosa. non è né richiesta né giustificata”.
Consolidamento paneuropeo, la posizione di Breton in linea con Butti
Il commissario UE Thierry Breton, ex amministratore delegato di France Télécom, ora Orange, ha sollecitato un ripensamento delle politiche e delle norme sulle telecomunicazioni per affrontare gli ostacoli alla creazione di “veri operatori infrastrutturali paneuropei”. Breton ha criticato la frmmentazione del mercato Ue, però non ha argomentato oltre.
C’è da dire che una proposta in linea con Breton, sulla necessità di un consolidamento di respiro paneuropeo, è stata avanzata la scorsa settimana dal Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti a ComoLake2023 – Next Generation Innovations.
Butti ha anche dichiarato i punti salienti della proposta, a partire dall’abolizione del roaming e delle numerazioni nazionali, dalla gestione panieruopea dello spettro e delle sim. “Se avessimo un vero mercato europeo la larga banda fissa potrebbe essere invece offerta da operatori che operano a livello paneuropeo. Questo sarebbe facilitato se ci fosse un mercato wholesale della fibra paneuropeo”, ha detto Butti.