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Tassa su internet: l’Ungheria fa marcia indietro. Spunta l’ipotesi ‘web-tax’

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Dietrofront del premier Orban dopo le proteste di piazza e le critiche della comunità internazionale. A gennaio partirà una consultazione sull’ipotesi di tassare i profitti delle web company.

Il governo ungherese abbandonerà il progetto di applicare una tassa sul traffico internet, dopo le forti proteste nel paese e le critiche arrivate al premier Viktor Orban dalla comunità internazionale.

Ad annunciarlo è stato lo stesso Orban su Radio Kossuth: “La tassa non può essere introdotta nella sua forma attuale. L’intenzione del governo era quella di estendere la tassa sulle telecomunicazioni ma i cittadini l’hanno percepita come una tassa su internet”.

La misura ha sctenato le immediate proteste degli ungheresi che si sono immediatamente organizzati sui social e sono scesi in piazza in massa, intimando al governo di ritirare la tassa o le proteste sarebbero continuate a oltranza.

“Se la gente non approva una cosa e se inoltre la considera irragionevole allora quel qualcosa non deve essere fatto”, ha aggiunto Orban, sottolineando che “la normativa fiscale deve essere modificata, quella deve essere ritirata”.

Orban, che ha ricevuto pesanti critiche non solo dagli oppositori politici – che l’hanno accusato di autoritarismo – ma anche dalla Commissione europea, ha quindi deciso di fare marcia indietro con la scusa che in effetti il progetto sollevava delle importanti questioni: “La prima questione riguarda di sapere quello che si può o non si può fare in materia di regolamentazione di internet e c’è anche la questione finanziaria di internet. Noi dobbiamo capire dove vanno gli enormi profitti generati online e vedere se esiste un modo per trattenerne una parte in Ungheria per alimentare il nostro bilancio”.

Le due opzioni, ha aggiunto, saranno al centro di una consultazione pubblica il prossimo gennaio.

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