Il taglio del 50% della spesa informatica nella Pubblica Amministrazione, previsto dalla legge di stabilità, impedirà all’Inps “di accendere le macchine”. E’ questo l’allarme lanciato oggi dal presidente dell’Inps Tito Boeri, nell’audizione alla commissione Anagrafe tributaria.
“Non si capisce perché è stato introdotto all’ultimo momento un provvedimento forte, che rischia di indebolire la lotta all’evasione fiscale. E’ un fatto molto grave”, ha detto Boeri in relazione al maxiemendamento del Senato nel quale il dimezzamento della spesa corrente in informatica per le amministrazioni pubbliche è stato sì diluito in tre anni, rispetto alla precedente formulazione, ma è stato pur sempre mantenuto nonostante le vibranti proteste che lo hanno accompagnato.
L’Inps, ha aggiunto Boeri, spende 350 milioni per l’informatica ma di questi 198 milioni sono “spese incomprimibili, necessarie per la sola operatività del sistema”. In sostanza, ha fatto notare Boeri, un dimezzamento dei 350 milioni comporterebbe per l’Inps l’impossibilità “di accendere i macchinari”.
In altre parole, significherebbe tagliare la manutenzione dell’hardware, non rinnovare le licenze d’uso del software, non rinnovare i macchinari obsoleti e usurati.
Dalla misura, ha fatto notare il presidente Boeri, sono state esonerate le agenzie fiscali, ma anche l’Inps e l’Inail sono impegnate in prima linea contro l’evasione fiscale.
La proposta di riduzione delle spese digitali, ha detto ancora il presidente dell’Inps, era contenuta in un documento dell’Ibm per Confindustria in cui si spiegava che bisognava incrementare piuttosto gli investimenti per lo sviluppo; “ma un servizio come la simulazione della pensione – ha fatto notare Boeri – è fatto con spesa corrente”.
Il presidente dell’Inps ha quindi bocciato l’ipotesi di unificare in Sogei le banche dati dell’istituto: “trasferire tutto al di fuori ad un’altra entità è pericoloso – ha precisato – piuttosto dobbiamo arricchire le banche dati, integrarle, e mettere in rete le informazioni. Per questo abbiamo siglato convenzioni con le amministrazioni pubbliche e continueremo a farlo”.
Pronta la replica di Confindustria Digitale, che rispedisce al mittente le critiche: “Con riferimento alle notizie di stampa odierne in merito alle misure contenute nella Legge di Stabilità relative alla spesa informatica della PA, Confindustria Digitale ribadisce la propria contrarietà, espressa fin dal momento della presentazione in Parlamento del testo dell’art.29, a riduzioni degli stanziamenti per l’innovazione digitale della Pubblica Amministrazione – si legge nella nota odierna – Tale contrarietà è stata sottolineata da Confindustria che ha richiesto la soppressione della norma in questione. Confindustria Digitale ritiene infatti che gli investimenti per l’innovazione digitale debbano aumentare significativamente sia per conseguire gli obbiettivi ambiziosi del Governo di crescita economica e modernizzazione del Paese, sia per raggiungere significativi risultati nel processo di efficientamento della spesa pubblica e nel contrasto all’evasione fiscale e contributiva”.
Anche Ibm risponde a Boeri, affermando in una nota di non aver mai formulato alcuna proposta di taglio alla spesa informatica della PA. Lo fa sapere l’azienda “con riferimento alle notizie di stampa relative alla Legge di Stabilità e, in particolare, alla riduzione della spesa informatica della PA”. “Al contrario Ibm – si legge nella nota – ribadisce l’importanza di un forte sostegno ai processi di innovazione e di trasformazione digitale del Paese, attraverso adeguati investimenti nel settore informatico e nelle banche dati di interesse nazionale per sostenere il contrasto all’evasione fiscale e contributiva”. (P.A.)