L’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) esprime forte preoccupazione per l’emendamento 76.07 al Disegno di Legge di Bilancio 2025, che introduce misure per accelerare il passaggio dalle reti in rame alle tecnologie di banda ultra larga. Sebbene si condivida l’obiettivo di una transizione tecnologica, AIIP denuncia l’irragionevolezza e gli effetti distorsivi di questo intervento, che rischia di compromettere il mercato e la crescita del settore.
No spegnimento a tappe forzate
L’emendamento in oggetto prevede in primo luogo lo switch-off a tappe forzate della rete in rame entro termini predeterminati, con l’imposta cessazione dei relativi servizi. Una norma di tale portata, sottolinea AIIP, è stata proposta:
- senza una reale analisi di fattibilità, ignorando la cronica carenza di manodopera specializzata che frena già da anni la realizzazione delle infrastrutture, né tenendo in considerazione la scarsa capacità di delivery sulle reti FTTH già oggi disponibili (es. rete BUL).
- senza considerare i casi d’uso critici dei servizi in rame, come i backup d’emergenza per imprese e Pubbliche Amministrazioni rispetto a servizi in fibra già rilasciati, e un relativo progetto più complessivo di migrazione tecnologica, che tenga in considerazione le esigenze di diversificazione e ridondanza dei collegamenti critici.
- senza un’adeguata valutazione dei costi e degli impatti operativi sugli operatori, che rischiano di vedere compromesse pianificazioni industriali e commerciali già significativamente gravate dalla scelta di anticipare, per l’Italia, il raggiungimento degli obbiettivi del Digital Compass dal 2030 al 2026.
- Ancora più controversa è la proposta di un incremento per legge del 10% sui prezzi dei servizi in rame a partire dal 1° gennaio 2025, destinato a finanziare un fondo per lo switch-off: una misura che, oltre a creare incertezze applicative, appare come una nuova imposta indiretta a carico di consumatori e imprese, specie nelle aree meno servite, con il rischio di comprimere ulteriormente i margini di operatori già in difficoltà, e che non tiene conto degli enormi aumenti di costo a danno degli operatori non-incumbent dei servizi su rete rame (es. ULL e sub-ULL).
- AIIP solleva anche dubbi sulla neutralità del fondo, che potrebbe risolversi in un aiuto di Stato discriminatorio, considerando che solo un’azienda possiede una rete in rame estesa su tutto il territorio nazionale.
AIIP chiede il ritiro immediato dell’emendamento 76.07 ed invita il Parlamento a trattare temi così complessi con provvedimenti dedicati, sulla base di un attento bilanciamento di interessi da parte delle Commissioni competenti sulle TLC, evitando disposizioni destabilizzanti surrettiziamente inserite in atti normativi di diversa o ben più ampia portata. L’Associazione ribadisce la propria disponibilità al dialogo con le istituzioni per definire soluzioni equilibrate, che accelerino l’innovazione senza penalizzare il mercato.
“L’Italia ha bisogno di una transizione tecnologica sostenibile e razionale. interventi affrettati, non ponderati e dirigistici rischiano di generare più danni che benefici, minando la fiducia degli operatori e rallentando gli investimenti in infrastrutture di qualità. Altre misure, in primis i Voucher connettività, hanno già dato prova di essere uno strumento efficiente, pluralistico e alla portata di tutti gli operatori, anche quelli medi e piccoli, per spingere il ridisegno delle reti e la conversione dal rame alla fibra“, dichiara il Presidente di AIIP Giovanni Zorzoni.