L'analisi

Swisscom-Vodafone: a sorpresa i grandi operatori sono contrari al consolidamento e rischi per OF

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Dario Denni, Europio Consulting "Siamo passati dalla tempesta perfetta alla tempesta in un bicchiere d'acqua".

L’istruttoria antitrust sull’acquisizione di Vodafone Italia da parte di Swisscom sta riservando sorprese inaspettate. Le dichiarazioni degli operatori concorrenti Tim, Open Fiber e Iliad, stanno animando il dibattito e sollevando interrogativi sull’impatto di questa operazione sul mercato.

Consolidamento sì o no?

Negli ultimi mesi, abbiamo assistito alle pressanti richieste di consolidamento del settore da parte dei grandi operatori infrastrutturati. Alcuni operatori avevano invocato la necessità di una maggiore concentrazione, sostenendo che un numero eccessivo di player stava rendendo il mercato insostenibile. Ma le ultime posizioni inviate all’autorità antitrust ci rappresentano un quadro completamente diverso, diametralmente opposto e del tutto inaspettato.

Preoccupazione di TIM

In particolare, TIM, che ha recentemente ceduto la propria rete a KKR, ha espresso preoccupazione per il progetto di acquisto di Swisscom sulle attività di Vodafone, sostenendo che potrebbe limitare significativamente la concorrenza su diversi fronti. Questa presa di posizione risulta sorprendente, considerando le precedenti battaglie di TIM a favore del consolidamento a livello europeo e gli appassionanti appelli del suo AD Pietro Labriola che parlava di “tempesta perfetta” su Il Sole 24 Ore a maggio.

Dalla tempesta perfetta alla tempesta in un bicchier d’acqua

In via residuale, nel corso dell’istruttoria, TIM ha addirittura sollevato dubbi sull’accordo in essere tra Fastweb ed Eolo “che assume tutto un altro peso in chiave antitrust se valutato nell’ambito della presente concentrazione”. Secondo il parere di chi scrive, siamo passati dalla tempesta perfetta alla “tempesta in un bicchiere d’acqua”. 

Anche Open Fiber preoccupata

Anche Open Fiber ha manifestato preoccupazione, sottolineando che la perdita di Vodafone come cliente potrebbe mettere a rischio la sostenibilità dei piani di investimento nelle aree nere, cioè quelle competitive dove ci sono almeno due reti in fibra ultraveloce. Un’affermazione importantissima che, sebbene riportata nelle note istruttorie dell’Autorità (pag.26 cap.80, bollettino AGCM 36/2024), sembra essere stata totalmente ignorata dai media tradizionali.

Open Fiber ha “rilevato che l’Operazione è idonea a restringere la concorrenza nel mercato dei servizi  di accesso all’ingrosso di rete fissa dal momento che può favorire l’attrazione verso la rete Fibercop della domanda di servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa a banda larga e ultra-larga espressa da VI, che attualmente si indirizza a OF; in tale scenario la domanda di servizi di accesso soddisfatta da OF potrebbe scendere al di sotto della soglia critica che rende sostenibile l’investimento infrastrutturale della stessa OF, che la società reputa pari al [omissis]% della domanda complessiva nelle aree nere, con la conseguenza di eliminare o indebolire l’importante vincolo competitivo che la stessa OF rappresenta nel mercato”. Affermazioni di estrema rilevanza ed allarme, ma totalmente ignorate, finora.  

I rilievi di Iliad

Iliad, a sua volta, ha espresso preoccupazione per un possibile aumento dei prezzi all’ingrosso da parte di Fastweb, in caso di acquisizione di Vodafone. L’autorità antitrust ha respinto questa preoccupazione, perchè il 90% del mercato all’ingrosso è in capo ad altri operatori e per questo ha deciso di proseguire l’analisi solo su due segmenti di mercato (business, e PA) considerati particolarmente strategici e potenzialmente soggetti a una dominanza di soli due operatori.

In conclusione, l’istruttoria antitrust sul caso Swisscom-Vodafone si presenta certamente come un’occasione per approfondire meglio l’impatto di operazioni di concentrazione nel settore delle telecomunicazioni. Le dichiarazioni degli operatori coinvolti evidenziano invece la necessità ben più importante di un’attenta ri-valutazione di tutte le pretese avanzate finora come cause della crisi del settore. Probabilmente dovremmo puntare lo sguardo altrove. 

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