Classifica

Sviluppo urbano sostenibile, nella Top 50 globale dentro Roma fuori Milano

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Sustainable Cities Index per il 2015, tra le sorprese il dominio assoluto delle città europee su quelle asiatiche ed americane. Per l’Italia c’è solo Roma al 24° posto, mentre Milano non entra in classifica nonostante l’Expo.

Le più importanti città del mondo, da alcuni anni a questa parte, stanno avviando ed implementando progetti smart city per trasformare il proprio territorio urbano utilizzando tre driver di massima: efficienza, innovazione e sostenibilità.

L’edizione 2015 del Sustainable Cities Index di Arcadis, in collaborazione con il Center for Economics and Business Research (Cebr) di Londra, si è basata su tre indicatori relativi allo sviluppo urbano sostenibile: “People, Planet e Profit”.

All’interno dell’index ‘People’ si ritrovano i dati correlati alle infrastrutture dei trasporti, la sanità, l’istruzione, la redistribuzione del reddito, la qualità della vita, gli spazi verdi disponibili al cittadino.

Planet’ invece riguarda il livello di efficienza energetica, il ricorso alle fonti rinnovabili, il tasso di riciclo dei rifiuti, il grado di inquinamento urbano da CO2 e gas serra, il rischio idro-geologico del territorio, il consumo/spreco di risorse idriche e di acqua potabile.

Chiude l’indice ‘Profit’, relativo allo stato dell’economia urbana, alle prospettive di crescita, alla facilità di accesso al credito e ai finanziamenti per lanciare nuove aziende e attività commerciali, all’impatto ambientale delle attività economiche ed industriali, al PIL cittadino.

Ben 14 città su 50 in classifica sono europee, di cui sette direttamente nella Top 10 che vede sul podio Francoforte, Londra e Copenhagen, seguite da Amsterdam, Rotterdam, Berlino, Seoul, Hong Kong, Madrid e Singapore. Ottimo il piazzamento di Roma che conquista il 24° posto nel ranking di Arcadis, tra Tokyo (23°) e Washington (25°). E’ l’unic città italiana in questa Top 50, neanche Milano è riuscita ad entrare nonostante l’Expo 2015.

Buona la performance delle città asiatiche (tre nelle prime dieci), indietro quelle americane, con Boston capofila al 15° posto, seguita da Chicago e New York (rispettivamente 19° e 20° posto).

Per quanto riguarda Roma, i dati migliori arrivano con l’indice ‘Planet’, che la vedrebbe all’8° posto, grazie ad elevata quantità e qualità di acqua potabile, un sufficiente mix di fonti energetiche tradizionali e rinnovabili, una bassa esposizione ai cambiamenti climatici e un limitato rischio idrogeologico (male per il livello di inquinamento e per la gestione dei rifiuti).

Considerando il livello ‘People’, invece, la Capitale d’Italia scenderebbe al 31° posto, per la scarsa qualità delle infrastrutture dei trasporti, per i pochi spazi verdi attrezzati  e accessibili ai cittadini, per il livello degli istituti scolastici e universitari, per la troppa diseguaglianza economica (molto meglio invece i dati relativi all’offerta cultuale e al sistema sanitario locale).

Ancora peggio l’indice ‘Profit’, dove Roma scende ancora di più, al 35° posto, con dati non incoraggianti relativi alle infrastrutture per i trasporti, lo sviluppo economico generale e il costo del lavoro (meglio i dati per l’efficienza energetica che fa risparmiare i cittadini, il lancio di nuove imprese e la capacità di fare rete e proporsi sui mercati internazionali).

Molto contenuto, infine, il livello di crescita della popolazione urbana per Roma entro il 2030, solo del 7%, con una pressione demografica tra le più basse al mondo che ne aumenta la capacità di crescita sostenibile e le opportunità di rivedere al rialzo tutti e tre gli indici per i prossimi anni.

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