In tutto il mondo il flusso dei dati generati senza soluzione di continuità continua a crescere e diversificarsi sempre di più. Dati che sono fondamentali per necessari per sviluppare informazioni di qualità e apportare benefici ai cittadini e alle imprese in molteplici settori della società, dalla sanità e dalle energie rinnovabili fino alla sicurezza dei veicoli e a quella informatica.
Dati che vanno però elaborati e processati e in questo dobbiamo affidarci ai supercomputer. Investire in questo settore significa cercare di posizionarsi sempre un passo avanti ai competitor, significa essere innovare ed essere indipendenti, quindi più competitivi sui mercati.
L’Unione europea ha presentato stamattina il suo piano per lo sviluppo di un supercomputing avanzato e diffuso in tutti gli Stati membri, l’“EuroHPC”. L’impresa comune, che opererà nel periodo 2019-2026, supportata da una propria struttura legale e di finanziamento, è orientata all’implementazione in tempi rapidi, in tutta Europa, di un’infrastruttura di calcolo ad alte prestazioni per l’High Performance Computing (HPC), cioè la capacità di calcolo ad elevate prestazioni.
L’iniziativa ha anche l’obiettivo attivare un programma di ricerca e innovazione per sviluppare le tecnologie e le macchine (hardware) per l’HPC, nonché le applicazioni (software) destinate ai supercomputer.
Finanziariamente il piano può contare su finanziamenti pubblici per circa 486 milioni di euro, nell’ambito del quadro finanziario pluriennale attuale, cui corrisponderà un contributo analogo degli Stati membri e dei paesi associati.
Complessivamente, si prevede che entro il 2020 saranno investiti in totale 1 miliardo di euro circa, più ulteriori contributi provenienti dal settore privato.
A livello globale, la spesa in soluzioni HPC è stata di 11,2 miliardi di dollari a fine 2016 (10,7 miliardi nel 2015). Secondo uno studio Hyperion Research, pubblicato l’anno passato, il segmento server è quello che è cresciuto più rapidamente, del 26,2% dal 2015 al 2016, per una spesa di oltre 4 miliardi di dollari.
La misura odierna presa da Bruxelles è tesa anche stimolare la digital economy europea e in particolare la data economy continentale: “I supercomputer sono il motore per alimentare l’economia digitale. La concorrenza è accanita e oggi l’UE sta rimanendo indietro: nessuno dei nostri supercomputer figura nella classifica mondiale dei primi dieci. L’iniziativa EuroHPC mira a dotare, entro il 2020, i ricercatori e gli imprenditori europei di capacità a livello mondiale in questo settore, al fine di sviluppare tecnologie come l’intelligenza artificiale e creare le applicazioni quotidiane del futuro, ad esempio nei settori della sanità, della sicurezza o dell’ingegneria”, ha dichiarato Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione europea responsabile per il Mercato unico digitale.
In Europa la data economy è stimata oggi in 300 miliardi di euro, ma con una politica di stimolo alla crescita, di investimenti in infrastrutture ICT e con un miglioramento delle competenze generali, lo European Data Market Report calcola che il settore potrebbe arrivare a valere 739 miliardi di dollari nel 2020.
Ovviamente un mercato così dinamico non può che avere delle ricadute positivi sul tessuto economico ed imprenditoriale degli Stati UE, e quindi anche sull’occupazione. A tal proposito, in occasione della presentazione del piano UE sull’HPC, Mariya Gabriel, Commissaria responsabile per l’Economia e la società digitali, ha commentato: “Un’infrastruttura di supercalcolo europea più potente racchiude un grande potenziale per la creazione di posti di lavoro ed è un fattore fondamentale per promuovere la digitalizzazione del settore industriale e per incrementare la competitività dell’economia europea”.
Al momento la data economy dà lavoro a circa 6 milioni di persone in Europa e secondo stime della Commissione entro il 2020 potrebbe occupare circa 7,5 milioni di lavoratori.
D’altronde, il mercato dei dati è in fermento: valutato attorno ai 4,5 miliardi di euro un paio di anni fa, nel 2020 è stimato raggiungere il valore complessivo di 84 miliardi di euro in Europa.
Grazie all’infrastruttura EuroHPC, spiega una nota di Bruxelles, il settore industriale europeo, in particolare le piccole e medie imprese (Pmi), potrà accedere più facilmente ai supercomputer per sviluppare prodotti innovativi.
L’utilizzo del calcolo ad alte prestazioni ha un impatto crescente su vari settori e sulle aziende, in quanto riduce considerevolmente i cicli di progettazione e di produzione, accelera la progettazione di nuovi materiali, minimizza i costi, aumenta l’efficienza delle risorse, e accorcia e ottimizza i processi decisionali. Ad esempio, i supercomputer permettono di ridurre i cicli di produzione delle automobili da 60 a 24 mesi.