Che la popolazione mondiale stia “esplodendo” è un concetto talmente ripetuto e riaffermato negli ultimi decenni—anzi, nei secoli—che è difficile rendersi conto che non sia più così.
L’allarme fu suonato per la prima volta dal pastore anglicano inglese Thomas Robert Malthus nel 1798 con la pubblicazione del suo “Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società”. Sostenne che l’incremento demografico avrebbe spinto a coltivare terre sempre meno fertili, portando dunque a terribili carestie, poiché la popolazione tenderebbe a crescere in progressione geometrica, mentre la disponibilità di alimenti crescerebbe invece in progressione aritmetica.
Vedeva la questione in termini morali: un meccanismo imposto da Dio per insegnare agli umani i comportamenti virtuosi. Proponeva la castità come soluzione all’eccessivo incremento della popolazione. I fatti a lungo dettero ragione al pessimismo di Malthus e della sua “trappola maltusiana”. La popolazione umana della Terra è oggi stimata in poco meno di 7,7 miliardi, un’enormità. Ci sono voluti 200mila anni di storia umana (sempre a secondo di come si definisce “umano”) per raggiungere il primo miliardo di abitanti—e solo altri duecento anni per toccare i sette miliardi.
L’onda di piena è però passata, e non da ora. Il punto di svolta risale al 1962, quando il tasso di crescita della popolazione mondiale si è invertito, entrando in declino. Cioè, da quasi sessant’anni la velocità dell’incremento sta rallentando e l’eventuale stabilizzazione del numero di persone che il mondo debba sopportare è in vista.
La questione ora aperta dunque è dove si fermerà la popolazione globale. L’Onu, che nel pessimismo maltusiano ha quasi una raison d’etre, concede ormai che la corsa stia rallentando, ma tira alto stimando che la popolazione della Terra possa toccare gli 11,2 miliardi di abitanti a fine secolo. Altri demografi—influenzati particolarmente dai sorprendenti dati recenti del crollo delle nascite in Cina—prevedono un traguardo molto più vicino: 8,8 miliardi per l’anno 2070, seguito da un lento declino assoluto.
Una relazione della Chinese Academy of Social Sciences ha recentemente segnalato un calo della fertilità che potrebbe portare al decremento della popolazione cinese ai livelli degli anni ‘90, passando dai circa 1,4 miliardi di oggi a 1,17 miliardi. In più, quella popolazione invecchierà, e di molto: il numero totale di anziani cinesi dovrebbe passare dai 240 milioni del 2017 ai 400 milioni nel 2035.
La teoria di Malthus fu ripresa da altri economisti per ipotizzare l’esaurimento del carbone prima e del petrolio dopo, anche se gli eventi tardarono a verificarsi. Il concetto di “Peak Oil”, il picco della produzione petrolifera, è stato presentato nel 1956, ma—a causa dei numerosi miglioramenti intercorsi nelle tecniche estrattive—le previsioni disastrose non si sono ancora avverate.
Il dibattito sulla visione maltusiana è antico. La maggior parte delle critiche s’incentrano sulla visione statica di Malthus della società umana che trascurava la possibilità di progresso sociale e specialmente tecnologico. Finché questi elementi fossero—o almeno sembravano—immutabili, allora la dinamica pessimistica reggeva, trovando forza anche nel dogma cristiano e occidentale dell’arrivo di un inevitabile “Giorno del giudizio”. Forse il suo arrivo è stato ancora prorogato.
Nota diplomatica ‘L’implosione’ di James Hansen