Ieri l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha smentito l’articolo di Peter Gomez apparso su Il Fatto Quotidiano dal titolo “Tv contro internet per colpire i giornali online”, riguardante l’apertura dell’istruttoria su Audiweb 2.0, il nuovo sistema di rilevazione nel quale viene misurato il numero esatto di utenti dei singoli siti web, realizzato da Audiweb e Nielsen in collaborazione con Facebook in qualità di data provider. Secondo l’Autorità i dati rilevati non garantiscono attendibilità e trasparenza sufficiente e per questo l’Agcom ha aperto un’istruttoria per vederci chiaro.
Secondo l’Agcom, le decisioni di avvio delle indagini istruttorie sono state assunte dagli organi collegiali e, nel caso delle audience, dalla Commissione Servizi e Prodotti (CSP), e non dai singoli direttori, la cui opera competente e corretta è unanimemente apprezzata dal Consiglio.
“Dunque non corrisponde a verità dire che l’avvio dell’indagine è stato della Responsabile della Direzione contenuti audiovisivi; non vogliamo pensare che si tratti di un maldestro tentativo di condizionamento, se non di intimidazione, del personale e dell’autonomia dell’Autorità”, ha spiegato l’Agcom ieri in una nota, riferendosi soprattutto agli attacchi personali subiti dal commissario Antonio Martusciello. Per fare chiarezza sulla vicenda Key4biz ha intervistato il commissario.
Key4biz. Recenti articoli di stampa attribuisco a Lei ed all’Agcom un “eccesso di zelo” con riferimento all’istruttoria avviata dall’Autorità nei confronti della società Audiweb. Qual è la sua posizione?
Antonio Martusciello. In primo luogo vorrei ricordare che le competenze dell’Autorità in materia di indici di ascolto sono definite dall’articolo 1, comma 6, lettera b), n. 11, della legge istitutiva che stabilisce che l’Autorità “cura la rilevazione degli indici di ascolto e di diffusione dei diversi mezzi di comunicazione rilevati da altri soggetti, effettuando verifiche sulla congruità delle metodologie utilizzate e riscontri sulla veridicità dei dati pubblicati nonché sui monitoraggi delle trasmissioni e sull’operato delle imprese che svolgono le indagini” (enfasi aggiunta). Tali poteri sono stati nel tempo declinati in termini di vigilanza sull’operato delle imprese che effettuano le rilevazioni degli indici di ascolto, con particolare attenzione alla loro governance e alle metodologie di ricerca adottate, e di controllo della veridicità e trasparenza dei dati diffusi. Sempre la legge 249/97 attribuisce alla Commissione Servizi e Prodotti, di cui sono membro, la competenza in materia. L’attività istruttoria nei confronti delle società di rilevazione degli indici d’ascolto è dunque un preciso dovere che peraltro Agcom ha espletato da sempre senza che venisse invocato il rischio di una lesione del pluralismo informativo, ma anzi interpretando l’esercizio di tale potere come uno strumento ulteriore di vigilanza sul rispetto del pluralismo.
Key4biz. Come mai Agcom ha deciso proprio oggi di accendere un faro su questo settore?
Antonio Martusciello. Nel 2017 si è conclusa l’indagine conoscitiva che ha approfondito le attività di rilevazione delle audience per i diversi media oggetto di vigilanza da parte dell’Autorità, dedicando particolare attenzione all’impatto dei più recenti sviluppi tecnologici sulle forme di fruizione da parte degli utenti. Nel dettaglio, a livello nazionale, l’indagine a evidenziato la presenza accanto alle società di rilevazione costituite nella forma societaria del JIC, di numerosi soggetti che offrono servizi di web analytics basati su tecniche e metodi di tracciamento differenti. Con riferimento ai sistemi di web analytics, una criticità potrebbe essere rappresentata, dall’esistenza nel mercato della rilevazione dei contatti online, di soggetti che, oltre ad essere integrati verticalmente su tutta o parte della filiera produttiva di internet, detengono posizioni economiche di rilievo nei mercati stessi.
Key4biz. Disporre dei dati non è un elemento di per sé vietato, quali sono i rischi che l’Agcom ha intravisto in questo meccanismo?
Antonio Martusciello. Nell’indagine si legge chiaramente che possibili distorsioni delle dinamiche nei mercati a valle di Internet e nel correlato mercato della pubblicità online potrebbero derivare dal fatto che proprio i principali motori di ricerca e social network sono i soggetti in grado di misurare in modo censuario l’attività dell’utenza attraverso i propri siti e di fornire al mercato tale tipo di informazione. Attraverso i propri sistemi di web analytics tali operatori sono, pertanto, in grado di “certificare” il proprio primato sul piano delle audience, e di consolidare, pertanto, le proprie posizioni di mercato nella pubblicità online. In pratica si tratterebbe di un circolo vizioso che potrebbe consolidare il potere dei soggetti egemoni del Web che allo stato attuale non partecipano alle indagini condotte dai sistemi nazionali riconosciuti come currency di riferimento, né garantiscono la certificazione indipendente da parte di soggetti terzi del dato prodotto.
Key4biz. Cosa si può fare per evitare questo che lei ha definito un “circolo vizioso”?
Antonio Martusciello. Per il settore della rilevazione delle audience online, pertanto, è necessario aumentare il livello di trasparenza, sia sotto il profilo delle metodologie di rilevazione, sia sotto quello della produzione del dato. Ciò postula l’esigenza di affidare la rilevazione dei contatti online a soggetti super partes dotati di un sistema di governance e metodologie di rilevazione certificabili.
Key4biz. In quale posizione si trova Audiweb rispetto a questo complesso sistema che ci ha appena descritto?
Antonio Martusciello. In questa cornice, per quanto riguarda la misurazione delle audience online in Italia, l’Autorità ha costantemente vigilato sulla progressiva attuazione del nuovo progetto Audiweb 2.0 allo scopo di verificare l’impatto della nuova metodologia di rilevazione prospettata dal JIC sull’efficacia e attendibilità dei dati rilevati, nonché sull’adeguatezza della tempistica di produzione delle informazioni rispetto alle richieste di mercato. Il progetto Audiweb 2,0 è sviluppato in partnership con Nielsen e prevede la presenza di Facebook quale data provider per la copertura dei dati di profilazione relativi a genere ed età. È proprio il ruolo di Facebook, anche in esito alla fase preistruttoria svolta dagli uffici, ad aver reso necessario l’avvio di una indagine specifica. La piattaforma Facebook è iscritta ad Audiweb dal 2009 quale cliente utilizzatore dei dati e attualmente è al vaglio un eventuale passaggio al ruolo di publisher iscritto. Tale “doppio ruolo”, come chiarito in sede di avvio, potrebbe rappresentare un potenziale conflitto di interesse.
Key4biz. Ma è sufficiente un indizio per fare una prova?
Antonio Martusciello. Assolutamente no! Purtuttavia il rapporto tra l’Istituto di ricerca e la piattaforma Facebook appare qualificabile come una partnership commerciale e ciò potrebbe comportare il rischio di scelte non orientate in maniera univoca all’interesse dell’indagine e del mercato. Sulla base di queste premesse, la Commissione per i Servizi ed i Prodotti, ha deliberato all’unanimità l’avvio di un’istruttoria per accertare il livello di trasparenza, sia sotto il profilo delle metodologie di rilevazione, sia sotto quello dell’elaborazione dati. Ciò in particolare impone la necessità di una verifica della metodologia di produzione del dato ed una valutazione dell’impatto della nuova attività di rilevazione sull’efficacia, robustezza e attendibilità del dato stesso.
L’obiettivo di Agcom è esclusivamente quello di accertare la correttezza della metodologia, nell’interesse di tutti gli stakeholder, e non ha altre finalità checché ne dicano coloro i quali, nelle ultime due settimane, hanno mosso i più fantasiosi rilievi critici all’Istituzione Agcom ed ai componenti della Commissione Servizi e Prodotti per la decisione assunta.