Mentre l’Agenzia delle Entrate nei giorni scorsi dava chiarimenti sul rapporto tra Bitcoin e iva, in linea con i recenti orientamenti della Corte di Giustizia dell’UE, illustrando il trattamento fiscale da applicare a chi svolge attività di “acquisto e cessione a pronti di moneta virtuale in cambio di valuta tradizionale”, un nuovo studio dello SWIFT Institute (“Virtual currencies: Media of exchange or speculative assets?”) prova a dare una risposta ai dubbi sorti attorno al quesito: “Il Bitcoin potrà davvero sostituire le valute tradizionali a livello globale?”.
La ricercar, condotta da Dirk G. Baur, UWABusiness School, KiHoon Hong, Hongik University College of Business in South Korea, e da Adrian D. Lee, University of Technology Sydney (Australia), è stata effettuata analizzando la relazione dinamica tra le monete virtuali, come il Bitcoin, e quelle a corso legale, fornendo una valutazione su come le prime rappresentino nell’immediato un rischio per la stabilità monetaria, finanziaria o economica.
Tra le principali evidenze emerse:
- È improbabile che le valute virtuali possano provocare una riduzione nell’utilizzo delle monete a corso legale – I fenomeni di speculazione che interessano le monete virtuali pregiudicano infatti la loro utilizzabilità come mezzo di scambio e rendono improbabile che queste possano sostituire valute legali esistenti come il dollaro americano.
- Il Bitcoin è utilizzato prevalentemente come investimento speculativo – L’analisi empirica dei valori e dei conti (o wallet) del Bitcoin conferma il risultato teorico: la valuta virtuale è usata principalmente come investimento speculativo e non come mezzo di scambio.
- Non esiste alcuna correlazione tra Bitcoin e asset class tradizionali – I rendimenti del Bitcoin non sono correlati agli strumenti di investimento tradizionali (come azionario, obbligazionario e commodities) sia nei periodi di normalità che di turbolenza finanziaria.
- Le valute virtuali non rappresentano un rischio macroeconomico nell’immediato – La struttura e la dimensione dei mercati delle valute virtuali come il Bitcoin non costituiscono un rischio immediato per la stabilità monetaria, finanziaria o economica.
“Lo studio mostra come siano le monete tradizionali a scoraggiare l’utilizzo dei Bitcoin e non il contrario, come si crede comunemente. E’ lo stesso mercato del Bitcoin, il suo funzionamento e la sua dimensione, a impedire a questa valuta di divenire un effettivo mezzo di scambio” – ha affermato KiHoon Hong, Hongik University College of Business – “Un’altra evidenza è che il Bitcoin non ha praticamente impatto sulla stabilità finanziaria e monetaria. Tuttavia, se l’utilizzo del Bitcoin o di qualunque altra valuta virtuale dovesse crescere significativamente su scala globale, saranno necessarie riflessioni sul ruolo della politica monetaria. Le valute virtuali, essendo per natura decentralizzate e indipendenti, rendono difficoltosa la vigilanza da parte delle autorità”.