Mercato “nero” dell’auto in Italia
Continua il trend più che negativo delle immatricolazioni di nuove automobili nel nostro Paese. Entro la fine del 2021 si dovrebbe registrare un calo del 23,8% rispetto ai dati del 2019 e una lieve crescita rispetto al 2020 (+5,7%), con complessive 1.460.000 immatricolazioni.
Il problema è che anche le stime per il 2022 non vanno oltre un volume di immatricolazioni di circa 1,5 milioni di automobili.
Secondo le proiezioni del Centro Studi Promotor (Csp), i motivi di questa situazione di stallo molto critica per l’industria automotive nazionale nel suo insieme, che è tenta in vita da 5.546 imprese e 278.000 addetti (diretti e indiretti), più del 7% degli occupati del settore manifatturiero italiano, sono sempre gli stessi.
Da due anni sempre le stesse criticità
Nello specifico sono stati individuati come fattori critici la persistenza della pandemia di Covid-19, la debolezza del quadro economico europeo e nazionale, l’insufficiente sostegno alla domanda degli incentivi statali e la crisi dei chip.
Riguardo la crisi degli approvvigionamenti di componenti chiave, come i chip, per molte imprese e industrie, comprese quelle dell’automotive, l’aspetto più problematico è nelle stime dei tempi di consegna, che si allungano almeno fino alla fine del 2022, con proiezioni peggiorative per alcune componenti anche per gran parte del 2023.
Piano più ambizioso per rottamare le vecchie auto e comprare vetture a basse e zero emissioni
Tra le richieste che lo studio avanza al Governo per intervenire rapidamente sulle storture che condizionano l’intero settore automotive, troviamo: il varo di un piano triennale per la rottamazione di auto con più di dieci anni di età e l’acquisto di vettura Euro 6D, ma anche il varo di un concomitante piano triennale per favorire l’acquisto di auto elettriche e per accelerare l’installazione di punti di ricarica.
Misure necessarie, spiegano dal Csp, perché il tempo per adeguarci alle decisioni dell’Unione europea e del nostro Governo, che vanno nella direzione di una messa al bando delle nuove auto a benzina e diesel entro il 2035 (entro il 2040 per furgoni e veicoli da trasporto commerciale), non è poi molto.
L’elettrico è la ciambella di salvataggio
Le vetture ibride, market leader, rappresentano ormai il 31,4% delle nuove immatricolazioni nel mese di novembre 2021 in Italia, con le “full” hybrid all’8,6% e le “mild” al 22,8%. Nel cumulato le stesse coprono il 28,9% del mercato.
Le auto elettriche plug-in, invece, mantengono il 5,2% di quota (4,6% negli 11 mesi) e le auto 100% a batteria o Battery electric vehicle (BEV) segnano il 6,5% sul totale, con un 4,4% di cumulato da gennaio a novembre 2021.
Divieto di vendita di nuove auto a benzina e diesel, l’Italia pensa al 2035
Sul phase out delle automobili nuove con motore a combustione interna si è già espresso nei giorni scorsi il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite), alla presenza di diversi ministri, tra cui il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che è anche vice presidente del Comitato.
Alla riunione hanno preso parte anche il ministro delle politiche Agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando.