La rinascita dei borghi digitali è forse uno dei progetti più ambiziosi di questo secolo, a cui si stanno dedicando tantissimi sforzi e iniziative lodevoli. Ripensare ai borghi non è solo dovuto ad un momento di nostalgia e di ricerca di un luogo di pace. L’umanità ha bisogno di maggior consapevolezza a riguardo del suo rapporto con la natura e con gli spazi che abita. Il digitale gioca un ruolo fondamentale nella sfida futura alla valorizzazione del nostro territorio.
Oggi parlarne non è più una mera utopia, ma una realtà resa possibile grazie alla digitalizzazione, tecnologie, idee e voglia di fare che cambieranno gli equilibri del nostro territorio e della nostra vita.
Cosa si intende per borgo?
Prima di spiegare come effettivamente il digitale stia contribuendo alla rinascita dei borghi, è opportuno, vista l’enorme confusione sull’argomento, fare maggior chiarezza su cosa sia un borgo.
Il termine borgo ha origini tedesche, burg, successivamente latinizzato nell’alto Medioevo in burnus, e presente in tutte le lingue moderne europee assumendo il significato di castello o città fortificata. In Italia ci sono 7.041 Comuni, 308 sono classificati come borghi, e per essere considerati tali devono rispettare delle caratteristiche precise.
Possiamo assumere che il borgo non è altro che un piccolo centro abitato nato intorno ad un piccolo castello fortificato o una chiesa, con o senza mura e quasi sempre in posizioni di vantaggio per una buona difesa. O semplicemente anche dei centri di origine antichissima abitati ininterrottamente fino ad oggi e costruiti in prossimità di una posizione strategica oppure un’importante via di collegamento, ad esempio il borgo di San Gimignano è attraversato dalla via Francigena.
Capita anche, in alcune città, di trovare la presenza di diverse realtà identitarie, che coesistono nella stessa dimensione urbana, ad esempio dentro la metropoli di Roma troviamo borgo Ripa e borgo Sant’Angelo.
Nei casi di piccoli abitati sparsi in territorio aperto si evidenzia che il termine più appropriato da usare sia borgata anziché borgo.
Da borgo poi deriverà anche il termine borghese che all’inizio significa semplicemente abitante del borgo e soltanto più tardi acquisterà il senso moderno, più legato ad una condizione sociale e giuridica.
Borghi italiani: a ritroso nella storia
Pensate che già a partire dal 1300 venivano stabilite alcuni insiemi di norme e leggi che regolavano la vita pubblica, ad esempio in uno dei testi più antichi il costituto di Siena del 1309 si può leggere che: “chi governa deve avere a cuore massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”. Questa era una norma messa in atto ovunque anche quando si costruiva un borgo con il suo territorio e paesaggio circostante. I borghi sono connessi con la natura che li circonda e diventano testimonianze viventi delle civiltà che vi hanno scritto la loro storia, rappresentando l’identità di una comunità.
La struttura è un elemento caratterizzante di un borgo, è di modeste dimensioni, con densità alta, caratterizzate da vie strette e attività che si svolgono dentro al villaggio con botteghe artigianali, attività agricole. Le mansioni di tutti i giorni passavano per l’agricoltura, la pesca, nel caso fossero situati vicino al mare, e attività artigianali con la presenza di alcune botteghe; ovviamente le attività cambiavano a seconda del luogo e dalle risorse che il territorio, su cui il borgo era edificato, poteva offrire. Dalla specificità di queste attività si può ripartire per pensare ad una loro rinascita.
Fino a pochi anni fa il borgo italiano veniva percepito come un luogo abbandonato, in rovina ma anche pieno di mistero e quindi in grado di attrarre i più curiosi e nostalgici del passato. Molti sono gli elementi attrattivi di un borgo, un castello, una chiesa ma anche un particolare tipo di edificio come potrebbe essere il trullo, e soprattutto il paesaggio naturalistico della zona in cui è immerso. Nel mondo vi sono molti borghi abbandonati, spesso definiti come “città fantasma”, di cui purtroppo la maggior parte per diverse cause che possono essere riconducibili all’urbanizzazione e lo sviluppo economico, le calamità e le guerre che hanno fatto in modo che l’attenzione degli italiani si spostasse sempre più nelle grandi città, abbandonando in una specie di dimenticatoio sociale un grandissimo numero di piccoli paesi.
Lo spopolamento è avvenuto soprattutto nel secondo dopoguerra, negli anni della ricostruzione, dove tantissime persone lasciarono le proprie case, le loro piccole realtà comunitarie, per recarsi nelle città alla ricerca di nuove fortune e una migliore prospettiva di vita. Bisognava ricominciare e l’unico modo per trovare lavoro e sicurezza economica era quello di trovare un impiego sicuro nei grandi centri urbani.
L’isolamento infatti, che in passato era una necessità, è sempre più
un ostacolo nella vita di questi paesi, che rimangono fuori dai progressi che sta affrontando la società.
Il territorio non è da considerare meramente come un prodotto da promuovere e da comunicare, ma come vera e propria risorsa.
Il digitale per la rinascita dei borghi
È da molti anni che si parla di rinascita dei borghi, e lo si fa soprattutto per merito della digitalizzazione, ma mai come quest’anno il processo ha subito un’accelerata così grande. La pandemia ha fatto da acceleratore per le attività di digitalizzazione innescando e consolidando una serie di meccanismi di cui magari prima si discuteva soltanto, e spesso anche con una visione un po’ scettica.
Lo smart working è in primis il fenomeno che più di tutti sta contribuendo maggiormente al ripopolamento. Immaginate di poter lavorare da casa, in un luogo che è immerso in un paesaggio naturalistico splendido, impregnato di storia e antiche tradizioni, nella calma più totale e lontani dal cemento e dallo stress della città. Immaginate di poter acquistare una casa (si parla anche di intere abitazioni) al costo simbolico di 1 euro, a patto (legalmente parlando) di ristrutturare quell’immobile a proprie spese entro 1 anno di tempo dalla data di acquisto. In molti sono compratori dall’estero che vogliono trasformare questi immobili in vere e proprie case d’autore all’insegna degli ultimi gridi di design, per poi magari passarci le vacanze. Altri vogliono trasformarle in degli alberghi diffusi per ovvie esigenze di turismo settoriale. Ci sono anche le aziende e le università che approfittano di questi incentivi per la creazione di spazi digitali lavorativi e di studio.
E poi gli italiani che grazie allo smart working possono tornare alle loro case d’origine che dovettero lasciare proprio per mancanza di lavoro, o chi invece vuole semplicemente approfittarne per fuggire dal caos della città e trasferirsi in un luogo di quiete e rigenerativo.
Un altro elemento che ha contribuito alla rinascita dei borghi è l’organizzazione degli eventi, che hanno saputo adattarsi e reinventarsi alla situazione attuale proprio grazie agli strumenti digitali.
L’organizzazione di un evento il più delle volte prevede la ricerca di luoghi particolari e in questo i borghi si prestano come location da sogno per organizzare un qualsiasi tipo di evento, con costi molto più bassi rispetto alla città. La digitalizzazione permette immediatamente di portare un numero pressoché illimitato di persone in un determinato posto, superando i vincoli imposti dal tempo e dallo spazio.
Quanto scritto finora è stato sicuramente anche una conseguenza degli effetti pandemici sulla nostra vita. Ma già prima degli stravolgimenti apportati dalla pandemia, alcuni dei nostri borghi avevano già ripreso a vivere grazie ad una minuziosa operazione di digital storytelling, che va avanti da molti anni.
Lo storytelling è l’arma vincente per i nostri borghi
Lo storytelling è una strategia di comunicazione persuasiva che produce una narrazione di storie in grado di coinvolgere ed emozionare gli utenti avvalendosi di contenuti di valore prodotti con diversi formati (video, audio, testi, immagini).
I borghi del nostro territorio si sono prestati perfettamente per una profonda operazione di digital storytelling. Luoghi meravigliosi per caratteristiche naturali e architettoniche, pieni di storia, tradizione e cultura, possiamo dire che il contenuto era già da tempo perfetto e preconfezionato di suo, bisognava soltanto raccontarlo al mondo.
Uno degli esempi, meglio riusciti, di digital storytelling è quello che ha interessato il borgo Civita di Bagnoregio: “la città che muore”, e che ha fatto da precursore per tutta una serie di nuovi progetti ed iniziative diffuse su altri borghi. La dicitura la città che muore non è il titolo di un film, ma la realtà dei fatti, visto che questo borgo sorge su uno sperone di tufo e argilla che viene eroso facilmente dall’acqua, e anno dopo anno sprofonda sempre più. Proprio questo punto di debolezza è stato trasformato in un punto di forza tramite lo storytelling, un luogo che è entrato a tal punto nell’immaginario collettivo da aver fatto il giro del mondo. Persone da tutte le parti del globo sono attratte dall’idea di vedere un borgo morente, di vivere un’esperienza a metà tra il fiabesco e la realtà, e le aspettative promesse con lo storytelling non vengono poi deluse. Pensate addirittura che Civita fu fonte di ispirazione per l’anime: “Laputa di Miyazaku,” motivo per cui sono tantissime le persone che sono arrivate dall’estremo oriente per visitare il borgo “morente”, un vero successo planetario.
Recentemente sono stati tantissimi i progetti di digital storytelling per raccontare innumerevoli borghi del nostro paese, attività promosse da diversi enti, quali: MIBACT, Touring Club Italiano, FAI, l’associazione Borghi più Belli d’Italia, e da tante nuove realtà nate per portare avanti questa missione.
Poter far conoscere questi piccoli gioielli dell’Italia rurale (e non solo) ai viaggiatori di tutto il mondo significa accendere i riflettori su paesaggi, tradizioni e saperi unici, oltre che accrescere le economie locali, promuovendo un turismo sostenibile, fuori dalle rotte maggiormente battute.
Il digitale è lo strumento, lo storytelling il metodo e i borghi sono il nostro contenuto di valore.
Il digitale permette di abbattere i vincoli fisici, di comunicare alle persone un contenuto, ovunque esse siano e in qualsiasi momento. I borghi sono i nostri contenuti di enorme valore. Lo storytelling si pone in mezzo tra il contenuto e lo strumento, fa leva sulle emozioni, crea una storia e ci invita a venire a toccarla con mano.
Puoi imparare come redigere contenuti di valore con corsi da web editor come quelli offerti da Digital Coach.