Usa-Corea del Nord, presidente Trump e leader Kim arrivano a Singapore per storico vertice
11 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e’ giunto a Singapore ieri, dopo aver abbandonato anticipatamente il summit del G7 in Canada, per prendere parte allo storico vertice con il leader nordcoreano Kim Jong Un, il primo di sempre tra capi di Stato dei due paesi. Il vertice servira’ a discutere dello smantellamento del programma nucleare della Corea del Nord e del futuro dell’intera regione. L’incontro era stato inizialmente cancellato dal capo della Casa Bianca circa due settimane fa e solo pochi mesi fa i due paesi sembravano sull’orlo di un conflitto. Ma, domenica 10 giugno Trump e’ arrivato a Singapore ieri alle 20.20 (ora locale): il suo Air Force One e’ atterrato alla base aerea di Paya Lebar; Kim era arrivato poche ore prima all’aeroporto Changi con un volo di linea della compagnia Air China. Trump ha dichiarato di non essersi preparato per l’incontro di due giorni e che mettera’ a frutto le sue capacita’ di negoziatore con il leader di uno dei paesi piu’ isolati al mondo.
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Usa, consigliere economico del presidente Trump associa tensioni al G7 all’incontro con la Corea del Nord
11 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Larry Kudlow, consigliere economico del presidente Donald Trump, ha dichiarato domenica 10 giugno che il capo della Casa Bianca non ha aderito alla dichiarazione congiunta dei paesi del G7, che si teneva in Canada, a causa del “tradimento” del premier canadese Justin Trudeau, che ha minacciato di far sembrare Trump debole in vista del suo vertice con il leader nordcoreano Kim Jong Un. Lo riferisce il quotidiano “New York Times”, precisando che per Kudlow, il presidente non aveva altra scelta se non prendere provvedimenti nei confronti di Trudeau, dopo che questi, durante la conferenza stampa conclusiva del G7, aveva sostenuto che il Canada non si sarebbe fatto intimidire dagli Stati Uniti sui temi commerciali. Il presidente “non lascera’ che il premier canadese lo maltratti”, ha detto Kudlow. Trump “non si consentira’ alcun segnale di debolezza in vista della visita per negoziare con la Corea del Nord”. Trump era parso inizialmente intenzionato a sottoscrivere la dichiarazione conclusiva del G7, ma in volo verso Singapore ha cambiato idea, attaccando frontalmente Trudeau tramite Twitter: “Sulla base della false dichiarazioni alla sua conferenza stampa e per il fatto che il Canada sta imponendo enormi dazi ai nostri agricoltori statunitensi, ho dato istruzioni ai rappresentanti statunitensi di non appoggiare la dichiarazione mentre valutiamo i dazi sulle automobili che inondano il mercato statunitense!”. Il presidente Usa ha definito Trudeau “molto disonesto e debole” per aver contestato gli usa dopo la partenza di Trump.
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Economia, ora la Fed deve fare i conti con una strategia di lungo termine
11 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – L’interrogativo che domina le ore precedenti alla riunione della Federal Reserve, (Fed, la Banca centrale Usa) di questa settimana non e’ se le Autorita’ decideranno il rialzo dei tassi di interesse, perche’ lo faranno, anticipa il quotidiano “Wall Street Journal”, quanto che politica decideranno di intraprendere per il resto dell’anno. Non e’ ancora chiara l’entita’ del rialzo dei tassi per evitare che l’economia si surriscaldi e nella riunione dello scorso marzo i 15 membri del Consiglio di amministrazione Fed erano divisi sul numero di interventi da effettuare, tre o quattro. Il 13 giugno la Banca centrale potrebbe decidere un nuovo rialzo dei tassi, il secondo del 2018, tra l’1,75 e il 2 per cento. Sempre mercoledi’ prossimo verranno divulgate le proiezioni sulle intenzioni di procedere almeno ad un altro rialzo entro la fine dell’anno. I recenti tagli fiscali e l’aumento della spesa pubblica stanno stimolando la domanda e contribuendo a far scendere il tasso di disoccupazione che ha toccato a maggio, dopo 18 anni, la soglia record del 3,8 per cento. L’inflazione ha raggiunto l’obiettivo del 2 per cento auspicato dalla Fed. La Banca centrale tradizionalmente rivede i tassi di interesse non basandosi sui dati recenti, ma sulla base delle previsioni di lungo termine di crescita, occupazione inflazione ed altri parametri economici.
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Spagna, ministro Esteri: “la Catalogna e’ sull’orlo dello scontro civile”
11 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Il nuovo ministro degli affari Esteri e della Cooperazione, Josep Borrel, ha sottolineato ieri la necessita’ di iniziare a collaborare con la Generalitat catalana perche’ la Catalogna potrebbe essere sull’orlo di un conflitto civile. Lo riferiscono i quotidiani spagnoli “El Pais”, “La Vangurdia” ed “Expasnion” che riportano le parole di Borrel rilasciate durante un’intervista a “La Sexta” nella quale si evidenzia la volonta’ del nuovo esecutivo spagnolo di recuperare alcuni articoli dello statuto sull’autonomia catalana dichiarati nulli nel 2010. Borrel ha inoltre chiesto all’opposizione di collaborare con Pedro Sanchez e ha ricordato come l’articolo 155 della Costituzione non sia piu’ in vigore, e con esso tutte le misure che lo hanno accompagnato in questi ultimi mesi. Alla domanda circa l’approccio sui politici catalani incarcerati, Borrell ha risposto che questa decisione spetta esclusivamente ai giudici, ma ha aggiunto che vorrebbe vedere l’ex vice presidente della Generalitat, Oriol Junqueras, “partecipare al dibattito politico”. “Vorrei poter tornare a discutere politicamente con il signor Junqueras”, ha insistito il ministro degli Esteri, che ha spiegato come la linea di azione del governo si concentrera’ sul dialogo, differenziandosi cosi’ dalla strategia del predecessore Mariano Rajoy. Naturalmente, ha sottolineato Borrel, Sanchez dovra’ “trovare qualcuno con cui parlare”.
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Francia, preoccupazioni sull’equilibrio politico del presidente Macron
11 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – In Francia cominciano a sorgere i primi dubbi sull’equilibrio politico del presidente Emmanuel Macron. “Les Echos” spiega che tre economisti che hanno partecipato alla stesura del suo programma hanno inviato un messaggio all’Eliseo per esprimere le loro preoccupazioni. “Il rischio e’ che l’ambizione trasformatrice iniziale venga ripiegata su un programma classico di riforme strutturali favorevoli ai piu’ agiati” afferma il messaggio firmato da Philippe Aghion, Philippe Martin et Jean Pisani-Ferry. A causa dei suoi impegni internazionali, il presidente Macron appare lontano agli occhi dei cittadini francesi, mentre il premier Edouard Philippe non riesce a spiegare le riforme attuate dal suo governo. A questo si aggiunge poi il gran numero di ministri che, a un anno dalla loro nomina, resta sconosciuto all’elettorato transalpino. Alle critiche degli economisti si aggiungono poi quelle di un folto gruppo di deputati della maggioranza parlamentare della Re’publique en marche. Provenienti dal Partito socialista, i deputati temono una virata a destra del governo dopo le ultime misure adottate. Paure confermate dagli ultimi sondaggi, secondo i quali il presidente Macron ha guadagnato preferenze tra gli elettori di destra.
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G7, la Francia condanna con fermezza la decisione del presidente americano Donald Trump
11 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Parigi ha condannato con fermezza “l’inconsistenza” degli Stati Uniti dopo che il presidente americano, Donald Trump, ha deciso di non firmare il documento finale del G7 che si e’ tenuto questo fine settimana a Charlevoix, in Canada. Lo scrive “Libe’ration”, spiegando che Parigi ha comunque dato il suo sostegno al comunicato finale. “Donald Trump ha visto che aveva dinnanzi a se’ un fronte unito. Ritrovarsi isolati in un concerto di nazioni e’ contrario alla storia americana” ha affermato il presidente francese, Emmanuel Macron. Alla mossa del capo della Casa Bianca, l’Eliseo ha reagito “con una rara violenza”, puntando il dito contro “l’incoerenza” del tycoon statunitense. “Quando Trump e’ arrivato, molto aggressivo, Macron gli ha presentato una serie di argomenti preparati prima con gli europei e i canadesi” affermano fonti vicine al governo. “Abbiamo avuto una viva discussione che ha permesso di ristabilire la verita’ sugli scambi commerciali tra Europa e Stati Uniti” ha detto il presidente francese. Il dialogo ha permesso di calmare gli animi, ma dopo le dichiarazioni del premier canadese, Justin Trudeau, l’accordo con Trump e’ saltato.
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Reazioni tedesche al fiasco del G7
11 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Dura reazione dei politici tedeschi al comportamento tenuto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante il vertice del G7 in Canada. La leader dei socialdemocratici Andrea Nahles ha detto che all'”America first” di Trump occorre rispondere con l’Europa unita, definendo il vertice canadese un “disastro”. Ha poi proseguito: “Gli europei, insieme a Canada e Giappone, sono ora chiamati a garantire che la cooperazione internazionale in materia di pace, controllo degli armamenti, clima e politica commerciale non sia completamente oscurata”. Il ministro degli Esteri, il socialdemocratico Heiko Maas, ha detto che Trump ha “distrutto la fiducia” tra i membri del G7 in pochi secondi con il suo tweet. Ricostruire questa fiducia perduta richiedera’ molto piu’ tempo. Anche il gruppo parlamentare della Cdu/Csu, Volker Kauder, ha bruscamente criticato il comportamento di Trump al vertice del G7. Kauder, ha definito il rifiuto di Trump di sostenere la dichiarazione finale del vertice del G7 uno “scandalo senza precedenti”. Tuttavia, ha sottolineato il politico tedesco, ora e’ importante “mantenere il sangue freddo. La Ue e la Germania dovranno continuare a parlare con il governo degli Stati Uniti, incluso il presidente” Trump. Anche il portavoce della politica estera della Cdu, il cristiano democratico Juergen Hardt, ha classificato il comportamento di Trump come inaccettabile. Il vice capogruppo dell’Unione, Johann Wadephul, ha dichiarato: “Se ci fosse stato bisogno di un campanello d’allarme per il fatto che l’Europa debba diventare protagonista a livello mondiale, questa volta e’ suonato. Dobbiamo finalmente prendere in mano il nostro destino in termini di politica commerciale e di sicurezza”, ha rimarcato. Il ministro dell’Economia, il cristiano democratico Peter Altmaier, ha mostrato maggiore pacatezza dichiarando: “L’Occidente non si dissolve cosi’ facilmente: siamo tutti occidentali se viviamo e difendiamo i nostri valori, specialmente quando e’ difficile”, ha dichiarato con un tweet. Critiche anche dal leader dei Verdi, Anton Hofreiter, che ha dichiarato: “Dobbiamo colmare l’enorme divario esistente nel sistema internazionale con un’alleanza commerciale di Stati democratici in cui lo scambio economico va di pari passo con la protezione del clima, le norme sul lavoro e i diritti umani”.
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Bce, Draghi deve evitare il collasso
11 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Nell’agosto del 2011 la Banca centrale europea (Bce) ha iniziato ad acquistare titoli di Stato “dall’Italia e dalla Spagna”, scrive il settimanale tedesco “Der Spiegel”. Presumibilmente, l’euro non esisterebbe oggi se Trichet non avesse ignorato tutte le preoccupazioni dell’epoca. Il prezzo era alto: la linea di demarcazione tra politica monetaria e finanziaria era confusa. Il presidente della Bundesbank Axel Weber si dimise nella primavera del 2011 in segno di protesta. Nel settembre dello stesso anno si dimise anche il capo economista della Bce tedesca Juergen Stark. Nel 2015 il successore di Trichet, Mario Draghi, adotto’ la politica del “Quantative Easing” che molti in Germania non gli hanno perdonato fino ad oggi. Giovedi’ la Bce si incontrera’ e decidera’ il corso futuro delle politiche di espansione monetaria. Al momento ci sono due paesi particolarmente preoccupanti, scrive il settimanale tedesco: l’Italia e gli Stati Uniti. Potrebbero presto essere piu’ numerosi: cosa succederebbe, si chiede lo “Spiegel”, se “altri paesi seguissero il corso dell’Italia?”. Il settimanale fa riferimento al nuovo governo 5stelle-Lega che ha in programma un aumento di spesa pubblica e tagli alle tasse “senza preoccuparsi delle regole della Ue sulle finanze pubbliche”. Se l’Italia, fortemente indebitata, si trovasse nei guai sui mercati finanziari, “sarebbe difficile per la Bce intervenire in queste condizioni”. La Banca centrale, avverte il settimanale, potrebbe non venire in aiuto di un paese la cui capacita’ di pagare e’ “minacciata dalla propria responsabilita’ di violazione delle regole di bilancio della Ue”. Secondo lo “Spiegel”, per l’Italia “una resa dei conti e’ imminente”. Il timore del settimanale tedesco e’ che altri Stati membri seguano il corso italiano contestando “l’euro-ortodossia”. La politica economica populista ha una caratteristica tipica: “promette rapidi miglioramenti e trascura gli effetti collaterali a lungo termine”. Programmi di spesa governativi, tagli fiscali, protezione dai concorrenti stranieri, tutto questo e’ popolare all’inizio. A lungo termine, tuttavia, le finanze pubbliche sono rovinate, la produttivita’ e’ danneggiata e vengono indotti conflitti tra politica e banche centrali. Inoltre c’e’ l’annunciata guerra commerciale con gli Stati Uniti. Lo “Spiegel” descrive l’attuale scenario come uno scontro tra “popoli e tecnocrati”, che la Bce dovra’ per forza affrontare.
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Gran Bretagna, la risalita dei prezzi del petrolio rende piu’ probabile un aumento dei tassi di interesse
11 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – La risalita dei prezzi del petrolio ha posto fine alla recente riduzione dell’inflazione, come mostrano i dati ufficiali che saranno pubblicati nei prossimi giorni, e rendono sempre piu’ probabile un aumento dei tassi di interesse in Gran Bretagna gia’ entro questa estate: lo sostiene un’analisi dell’edizione settimanale “The Sunday Times” del quotidiano pubblicata ieri domenica 10 giugno. Nei ultimi mesi dello scorso anno e nei primissimi mesi di quest’anno infatti l’inflazione in Gran Bretagna sembrava destinata a scendere rapidamente, a causa soprattutto della debolezza della sterlina connessa al processo della Brexit; ma poi la risalita dei valori del petrolio, che ha ormai raggiunto il livello di 75 dollari al barile, hanno fatto capire che l’inflazione britannica restera’ stabilmente ben al di sopra dell’obiettivo del 2 per cento auspicato dalla Banca d’Inghilterra. Il persistente livello di inflazione provocato dai prezzi energetici, aggiunto ai sorprendenti dati pubblicati la scorsa settimana che hanno rivelato un’imprevista forza del settore dei servizi, trainante per tutta l’economia britannica, secondo l’analisi del “Times” portano a credere che il comitato monetario della Banca d’Inghilterra decidera’ un aumento dei tassi di interesse gia’ nella sua riunione del primo giovedi’ di agosto. Sui mercati, scrive il giornale, gli investitori adesso stanno scommettendo su una probabilita’ del 60 per cento che il principale tasso di sconto aumenti allo 0.75 per cento. Questa convinzione si e’ rafforzata anche perche’ le altre banche centrali si stanno muovendo verso una stretta della politica monetaria: la Federal reserve Usa, per esempio, con ogni probabilita’ aumentera’ il tasso di interesse per la seconda volta quest’anno durante la riunione di dopodomani, mercoledi’ 13 giugno. Tutti poi si aspettano che la Banca centrale europea a brevissimo termine annunci una data certa, probabilmente entro il 2018, per la fine del suo programma di espansione monetaria noto come “quantitative easing”, basato essenzialmente sull’acquisto di titoli di debito pubblico di paesi dell’Ue e dell’Eurozona; e cio’ nonostante le recenti turbolenze sui mercati dei titoli di Stato provocati dalla crisi politica in Italia.
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Arrivederci Roma? Ecco perche’ e’ improbabile che gli italiani dicano addio all’euro
11 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Quali che saranno le politiche di bilancio che il nuovo governo italiano adottera’, e’ assai improbabile che gli italiani dicano addio all’euro: e’ questa la tesi sviluppata sul quotidiano inglese “The Times” dal suo opinionista Oliver Kamm, in un’analisi pubblicata oggi lunedi’ 11 giugno sotto il titolo “Arrivederci Roma?” (in italiano nel testo, ndr). Al di la’ delle affermazioni fatte ieri dal nuovo ministro dell’Economia italiano, Giovanni Tria, che nella sua prima intervista da quando ha assunto la carica all’inizio della scorsa settimana ha detto che “la posizione del governo e’ chiara e unanime, non e’ questione di uscire dall’euro”. Secondo il “Times” ci sono soprattutto due ragioni per le quali e’ molto poco probabile che diventi concreta l’idea di abbandonare la moneta unica, con cui peraltro si erano baloccati entrambi i partiti che formano la coalizione populista ed euroscettica arrivata al potere in Italia. Innanzitutto, scrive l’opinionista Oliver Kamm, i persistenti problemi dell’economia italiana non sono affatto dovuti all’euro: la crescita dell’Italia e’ poco piu’ che stagnante ormai da decenni e ciononostante il paese e’ oggi in una situazione assai migliore dell’immediato periodo post-crisi finanziaria. Il secondo e piu’ importante motivo, secondo l’analista del “Times”, e’ che la moneta unica europea per definizione non prevede una via d’uscita: supponendo che un paese voglia comunque adottare una propria valuta indipendente, subirebbe comunque una gravissima emorragia di capitali e investimenti ancor prima di riuscire a mettere in atto le misure legislative e tutti gli adempimenti necessari per farlo. I mercati, insomma, reagirebbero scontando l’unico concreto motivo che un paese avrebbe per uscire dall’euro, e cioe’ una svalutazione concorrenziale della propria valuta. Nonostante quindi tutte le debolezze insite nella costruzione dell’unita’ monetaria europea e tutti i danni provocati agli italiani dall’adesione all’euro, l’uscita dell’Italia e’ fuori questione. Dal punto di vista della Brexit poi, conclude l’articolo del “Times”, cio’ significa anche che l’euro e’ qui per restare e la Gran Bretagna deve rassegnarsi a dover trattare con un’Eurozona solida, che restera’ il suo principale partner economico e commerciale.
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