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Media europea al 14,7%, ma l’ora lavorata vale 13,1 euro rispetto ai 14,9 della Ue
Avere un lavoro non è sempre garanzia di poter evitare una situazione di povertà. Ci sono infatti lavori con stipendi bassi che non permette di coprire le necessità di base, lasciandoli in una condizione di estrema vulnerabilità economica. Ecco, secondo i dati di Eurostat riferiti all’anno 2022, nell’Unione Europea 1 dipendente su 7 è un lavoratore che percepisce per la propria prestazione lavorativa un salario basso.
Ma chi rientra nella categoria “lavoratori a salario basso”? Ci sono dei parametri ben precisi. A questa categoria di lavoratori appartengono tutte quelle persone che attraverso la propria occupazione riescono a mettere nel proprio portafoglio soltanto due terzi o meno della retribuzione oraria lorda media che si percepisce nel paese di riferimento. La soglia che determina chi è un lavoratore a basso salario, quindi, non viene decisa aprioristicamente, o in maniera assoluta, ma dipende dallo specifico contesto del mercato del lavoro di ciascun paese.
Stipendi bassi per “solo” l’8,8% degli italiani
Nel 2022, il 14,7% dei lavoratori nell’Unione Europea ha guadagnato un basso salario, con un miglioramento rispetto al 15,2% fatto registrare nel precedente studio, datato 2018. L’Italia ha fatto registrare un dato che lascia ben sperare: i lavoratori che devono accontentarsi di un salario basso sono infatti l’8,8%. Nel nostro paese la soglia per un salario basso è fissata a 8,7 euro all’ora, cifra che definisce quindi quali sono i salari da considerarsi adeguati da quelli insufficienti. Altra variabile importante per leggere meglio in controluce i dati di Eurostat: il guadagno orario medio in Italia è di 13,1 euro, inferiore alla media che invece si registra nell’Unione Europea con 14,9 euro.
I dati sui lavoratori a basso salario e sui guadagni orari medi lordi, anche quelli italiani, tengono in considerazione tutti i dipendenti (esclusi gli apprendisti) che lavorano in aziende con 10 o più dipendenti, operanti in tutti i settori economici ad eccezione di quelli dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della pubblica amministrazione e difesa, e della previdenza sociale obbligatoria.
In Portogallo pochi hanno stipendi bassi
Guardando anche fuori Italia, da segnalare come i dati peggiori siano stati registrati in Bulgaria, dove oltre un quarto dei dipendenti (26,8%) ha guadagnato uno stipendio basso, seguita da Romania (23,9%) e Lettonia (23,3%). Altri paesi con una percentuale elevata di lavoratori a basso salario sono stati Grecia (21,7%), Estonia (21,2%) e Cipro (20,0%). E che ci sia un’Europa a due velocità lo dimostrano i dati di paesi come la Svezia (4,1%), la Finlandia (6,5%), la Slovenia (9,4%) e la Francia e Danimarca (entrambi al 9,7%).
Un dato particolarmente interessante è quello del Portogallo: apparentemente l’1,8% del paese lusitano sarebbe una percentuale da elogiare, visto che certifica che nel paese c’è una quota irrisoria di lavoratori con un salario basso. C’è il trucco però: in realtà a Lisbona e dintorni il guadagno orario medio è di 6,2 euro, mentre la soglia di basso salario è fissata a 4,2 euro all’ora. Tra le cifre più basse presenti nell’Unione Europea. La morale: se tutti hanno un lavoro a basso salario, praticamente pochissimi hanno lavori con stipendi bassi…
Lo stipendio in base alle variabili genere ed età
Nel 2022, la disuguaglianza salariale tra uomini e donne resta un problema davvero difficile da scardinare, a prescindere dalle latitudini europee. Ancora una volta essere uomo o essere donna fa la differenza, a fine mese. Mentre solo il 12,6% degli uomini guadagna un basso salario, la percentuale tra le donne sale sensibilmente al 17,1%, evidenziando una differenza che continua a marcare il panorama lavorativo europeo.
Nel 2022, in Europa, la distribuzione dei lavoratori a basso salario mostra una chiara differenza in base all’età. Tra i dipendenti con meno di 30 anni, circa un quarto (25,2%) ha guadagnato un salario considerato basso, evidenziando come i giovani siano più vulnerabili sul mercato del lavoro. O semplicemente la forza lavoro che per un certo periodo conviene o si può sfruttare. La percentuale diminuisce significativamente nelle fasce di età successive: tra i lavoratori dai 30 ai 49 anni, la quota di chi percepisce un basso salario è del 12,1%, mentre tra i dipendenti oltre i 50 anni la percentuale sale leggermente al 13,4%.
Lo stipendio in base al contratto di lavoro
Sebbene possa sembrare scontato, il livello di istruzione gioca un ruolo fondamentale nel determinare il rischio di finire in un lavoro a basso salario. Più alta è la formazione, meno probabile è che un lavoratore si trovi con una retribuzione inadeguata rispetto alle proprie competenze. I dati di Eurostat del 2022 mostrano che il 27,5% dei dipendenti con un basso livello di istruzione si è trovato nelle condizioni di doversi accontentare di un salario basso, mentre la percentuale scende al 17,5% tra chi ha una formazione media. La situazione migliora ulteriormente per chi ha un’istruzione più elevata: solo il 4,8% di questi lavoratori ha alla fine percepito uno stipendio con un salario basso.
Anche il tipo di contratto è un fattore determinante nel rischio di finire nella categoria dei lavoratori a basso salario. Nel 2022, il 27,2% dei dipendenti con contratto a tempo determinato ha guadagnato un salario basso, contro solo il 12,6% di chi aveva un contratto a tempo indeterminato. Le disparità sono ancora più marcate in alcuni settori. Ad esempio, nel comparto dei servizi di alloggio e ristorazione, il 35,1% dei lavoratori si trovava sotto la soglia del basso salario, mentre nel settore dei servizi amministrativi e di supporto, che include anche le agenzie interinali, la percentuale raggiunge il 32,3%.
I dati si riferiscono al 2022
Fonte: Eurostat