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Stato dell’Unione: i dati, l’intelligenza artificiale e le infrastrutture di rete per un decennio digitale

O l’Unione europea troverà la sua strada per la trasformazione digitale, da leader, o dovrà seguire le strade tracciate da altri, da follower. Nel discorso sullo Stato dell’Unione, Ursula von der Leyen ha fissato alcuni punti chiave per una strategia comunitaria da qui al 2030 su cui concentrarsi “per muoverci il più rapidamente possibile”.

I dati da proteggere

Il primo punto chiave sono i dati.

L’Europa è stata troppo lenta, secondo la Presidente della Commissione europea: “I dati economici e industriali sono strategici per sviluppare nuovi prodotti e servizi, hanno il valore dell’oro, soprattutto per imprese, Pmi, startup e centri di ricerca, che dobbiamo mettere in condizione di lavorare al meglio per sfruttare questo potenziale ancora inespresso”.

La quantità di industrial data quadruplicherà nei prossimi cinque anni e l’80% di questi dati non è ancora raccolto e quindi non utilizzato.

L’economia dei dati è e rimane un vero e proprio motore per l’innovazione e per la ripresa economica.

Ma i dati vanno protetti”, ha ricordato la von der Leyen, “e vanno resi accessibili”, sia per l’innovazione, sia per creare nuovi posti di lavoro: “Ed è per questo che siamo impegnati nella realizzazione di un cloud tutto europeo come parte di NextGenerationEu, basato su GaiaX”.

I dati quindi, compresi quelli personali, vanno protetti più che mai e soprattutto è necessario un controllo più forte su di essi: “Ogni volta che un’app o un sito web ci chiede di creare un account o di accedere rapidamente attraverso altre piattaforme, non abbiamo idea di cosa succede ai nostri dati nella realtà”.

L’intelligenza artificiale e regole

Il secondo punto riguarda le tecnologie più avanzate applicate a diversi settori chiave della nostra società ed economica, in particolare l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale (IA).

Che si tratti di agricoltura di precisione, di diagnosi mediche o di guida autonoma e connessa in rete, solo l’IA ci consentirà di raggiungere gli obiettivi più sfidanti”, ha precisato von der Leyen, “ma abbiamo bisogno di regole chiare”.

Prima di tutto le persone al centro, perché “gli algoritmi non devono essere una scatola nera inaccessibile e le regole servono a tutelarci se qualcosa va storto. In tal senso, la Commissione proporrà una legge ad hoc entro il 2021”.

Una nuova infrastruttura per la connettività

Immaginare un’Europa digitale significa anche dare la possibilità a tutti di accedere ad una rete affidabile e veloce: “E’ inaccettabile che ancora oggi il 40% dei cittadini europei che vivono in zone rurali non abbiano accesso a connessioni veloci a banda larga”, ha evidenziato in un passaggio la Presidente.

Connessioni che rappresentano un prerequisito fondamentale per lavorare da casa, per studiare da remoto, per fare shopping online, per fare ricerca, per la telemedicina e per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione digitale.

Senza connessioni a banda larga è quasi impossibile oggi dare vita e gestire attività economiche e di altra natura in maniera efficace e remunerativa”, ha dichiarato la von der Leyen.

Per questo, ha aggiunto, “vogliamo concentrare gli investimenti sulla connettività diffusa e sicura, ma soprattutto in reti in fibra, in reti 5G e nelle future reti 6G”.

Supercomputer e microprocessori made in EU

In questo nuovo decennio digitale europeo immaginato dalla Commissione, appare come fondamentale il fondo NextGenerationEu, tramite cui sarà possibile effettuare “un investimento di 8 miliardi di euro nella prossima generazione di supercomputer, tecnologia all’avanguardia made in Europe”.

Infine, secondo quanto affermato dalla Presidente, “vogliamo che l’industria europea sviluppi un proprio microprocessore di nuova generazione, che ci consenta di utilizzare i crescenti volumi di dati in modo efficiente e sicuro dal punto di vista anche energetico”.

Su quest’ultimo punto c’è più di un passaggio del discorso sullo Stato dell’Unione dedicato proprio al Green Deal europeo, alla decarbonizzazione dell’economia, all’elettrificazione pulita, al ricorso all’idrogeno e le altre fonti energetiche rinnovabili e a basso impatto ambientale.

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