Obiettivo dell’iniziativa è portare alla luce gli aspetti sia prioritari, sia inediti, di natura socio-culturale, relativi al fenomeno della nuova imprenditoria innovativa in Italia, delle digital & innovative startup. Il volume, realizzato dal Ministero dello Sviluppo economico (Mise) e dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), dal titolo “Startup Survey – La prima indagine sulle neoimprese innovative in Italia”, raccoglie le testimonianze dei fondatori di 2.250 startup innovative (il 44% del totale), con le esperienze fatte, i risultati raggiunti e le criticità incontrate.
Una pluralità di prospettive e di percorsi, a partire da quelli di studio e professionali, con un focus sulla rilevanza di ogni singolo iter formativo rispetto all’attività dell’impresa, i canali attivati per il finanziamento della startup e le strategie adottate a tutela del contenuto innovativo dell’idea imprenditoriale.
La presentazione dello studio è avvenuta ieri a Roma, alla presenza del presidente Istat, Giorgio Alleva, del Direttore generale per la politica industriale del Mise, Stefano Firpo, del Direttore del dipartimento per la produzione statistica di Istat, Roberto Monducci, e di rappresentanti del mondo dell’impresa, dell’università e di organizzazioni internazionali (Commissione europea, Ocse, Unido).
Per quanto riguarda il livello di innovazione riscontrato nell’ecosistema startup italiano, la gran parte delle startup innovative (79%) effettua spese in ricerca e sviluppo molto elevate: esse ammontano in media al 47% dei costi totali annui delle aziende intervistate.
Oltre 7 imprese su 10 (74%) hanno realizzato innovazioni di prodotto o servizio, mentre le innovazioni di processo, realizzate dal 37,1% delle startup, sono più diffuse tra le classi di fatturato più alte.
Nella maggioranza dei casi (65%) si tratta di forme di innovazione incrementale, ossia migliorativa di un prodotto o di un processo già esistente, ma il 48,5% delle startup dichiara invece di aver introdotto prodotti radicalmente nuovi.
In termini di strategie di protezione dell’innovazione, il 17,8% delle startup è titolare di una privativa industriale, il 12,8% depositario e il 9,2% licenziatario. Per contro, dalla rilevazione emerge che più della metà delle imprese (58%) non ha ancora adottato nessun meccanismo formale di tutela della proprietà intellettuale (per esempio, brevettazione) e circa un quarto non persegua nemmeno strategie informali di protezione.