Quando si parla di innovazione tecnologica, economia digitale e startup, viene subito in mente la Silicon Valley di San Francisco, in California. Qui migliaia di aziende, altamente innovative, hanno messo radici e tra i nomi più celebri possiamo certamente annoverare Google, Facebook e Twitter, ma il resto del mondo non sta a guardare e altre città hanno deciso di investire in distretti high-tech, in smart cities aperte alle aziende, decidendo di accettare la scommessa dell’innovazione.
L’edizione 2015 dello Startup Genome Project, realizzato da Compass, ci dà la nuova classifica dei 20 ecosistemi urbani più adatti allo sviluppo di startup innovative, in base a 5 indicatori: competenze, presenza di ventur calitalist, panorama imprenditoriale, conoscenza del mercato, performance aziendali.
Al primo posto della Top20 c’è ovviamente la Silicon Valley, seguita da New York City, quindi Los Angeles, Boston, Tel Aviv, Londra, Chicago, Seattle, Berlino, Singapore, Parigi, San Paolo, Mosca, Austin, Banglore, Sydney, Toronto, Vancouver, Amsterdam, Montreal.
Una classifica che vede nei primi dieci posti sei città americane e solo due europee, mentre nella seconda parte il ranking si fa più dinamico, con le grandi realtà urbane del Canada, del Brasile, dell’India e dell’Australia.
Smart cities dei Paesi emergenti, che aprono le proprie economie all’innovazione tecnologica e al digitale, sostenendo l’ascensa delle startup. A differenza però delle città americane, che al momento dominano la Top20, quelle europee e dei Paesi emergenti hanno ancora un ampio margine di crescita, secondo lo studio, e la prossima edizione del Rapporto potrebbe portare novità importanti.
I centri urbani di tutto il mondo si stanno trasformando, passando dallo status di mere Capitali di imperi e nazioni, a centri della finanza globale, a motori dell’economia regionale, come anche la Commissione europea auspica: incubatori di startup per lo sviluppo dell’economia digitale.