In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2014/2015 dell’Istao, Istituto Adriano Olivetti di studi per la gestione dell’economia e delle aziende, si è tenuta la lectio magistralis di Carlo Ratti, direttore del MIT Senseable City Laboratory e del MIT Italy Program, sul tema delle Senseable cities, evoluzione delle città odierne e delle stesse smart city in chiave di innovazione tecnologica orientata con più decisione alle persone, al miglioramento della qualità della nostra vita.
Carlo Ratti, che sarà curatore del Future Food District all’Expo 2015 di Milano, microcosmo che si propone di esplorare modi nuovi di interazione tra il cibo e le persone, grazie all’uso di soluzioni Internet of Things, ha illustrato al pubblico quello che è l’ecosistema dell’innovazione tecnologica declinandola in termini economici e soprattutto culturali.
Partendo dagli ultimi anni del secolo scorso, quando lo scrittore e futurologo statunitense George Gilder affermava (in maniera a dir poco avventata) che “le città non sarebbero più state necessarie” e che eravamo inesorabilmente indirizzati “verso la loro fine”, siamo entrati in una nuova fase del nuovo rapporto tra realtà fisica e realtà virtuale del contesto urbano.
Noi sappiamo che le città negli ultimi decenni hanno avuto un’enorme espansione, “oggi la metà della popolazione già vive in aree urbane”, ha spiegato Ratti, tant’è che “la Cina è diventato il Paese che ha costruito il maggior numero di centri urbani nella storia dell’umanità”. Nei fatti internet e le reti di telecomunicazione hanno stravolto la nostra vita sociale, economica e culturale “creando uno spazio intermedio tra i bit e gli atomi, dove ha trovato posto l’idea della smart city”.
Le città intelligenti possono quindi far funzionare meglio il nostro mondo, proprio sfruttando le tecnologie informatiche e le infrastrutture di rete. Grazie a questo nuovo paradigma, “le aziende e l’ecosistema startup stanno avendo un nuovo periodo di crescita, lavoro e innovazione. La Silicon Valley negli Stati Uniti ha compreso subito il valore economico dell’innovazione, che di fatto è una concreta leva di crescita per tutte le sue imprese”.
Un gran numero di progetti di ricerca ha così trovato il terreno fertile per trasformarsi in startup. Carlo Ratti ha portato alcuni esempi concreti: “Oltre al mondo del digitale e del fisico, esiste quello dei dati, quello che definiamo sensing, per raccogliere informazioni dalla città, dalla casa, dall’ufficio, dai centri commerciali e dall’ambiente in cui si vive, perché è da queste che nascono le risposte alle nostre esigenze, quindi i servizi”.
Al MIT, ad esempio, è stato sviluppato un progetto per il tracciamento dei rifiuti elettronici a livello di un’intera città, utilizzando piccoli sensori a forma di etichetta da applicare a dei dispositivi per seguirne il ciclo di vita. “A Seattle, 500 volontari hanno lavorato su 3000 rifiuti elettronici dotati di questa etichetta intelligente. Dal tracciamento ne è nato un grafico, che ha mostrato, nel tempo e nello spazio, il percorso di tali oggetti per tutti gli Stati Uniti”.
Da queste informazioni, urbanisti, architetti, designer, makers e innovatori possono capire come progettare strutture e nuovi prodotti, più smart ed efficienti: “Una mole enorme di informazioni da condividere, anche con i consumatori, per arrivare a delle scelte più consapevoli e orientate alla sostenibilità (behavior change)”.
I dati però si possono anche ottenere direttamente dai nostri smartphone, “che si muovono assieme a noi e ci permettono di capire in che modo ci s posta in una città”. Lo stesso per le automobili, i taxi e gli autobus. A New York, a partire dallo studio di tali dati, è nato UberPool, il servizio Uber di car pooling (servizio che consente ai cittadini di condividere la propria auto con chi ha le stesse esigenze di mobilità).
I biga data cambieranno la grande industria, le piccole e medie imprese e la nostra vita domestica:“Nel caso dei trasporti, valutare il sottoutilizzo di alcuni mezzi permette ai decisori di eliminare dalla circolazione ciò che non serve ai cittadini, evitando ingorghi, numerosi incidenti e perdite di tempo”.
Dal 2016 l’Audi dovrebbe lanciare la prima macchina a guida a automatica negli Stati Uniti, dotata di sensori a visione tridimensionale (simile al nostro occhio): “La nostra macchina ci darà un passaggio ogni giorno, modificando la vecchia distinzione tra mobilità privata e pubblica, grazie anche ai nuovi modelli di ride sharing e car sharing”.
Anche in termini di efficienza energetica e smart energy si può fare molto, perché “le risorse andrebbero utilizzate per riscaldare le persone non gli spazi”. Nel progetto “Local Warming”, “si è cercato di raccogliere dati relativi al consumo energetico degli spazi del campus del MIT per sviluppare un sistema di riscaldamento dinamico” che funziona in base alla concentrazione massima di persone e ai loro spostamenti: “Immaginate una bolla di aria calda che si muove assieme alle persone, i flussi energetici possono seguire la mobilità dei visitatori in una struttura, evitando sprechi”.
L’agenzia Arpa-e del Dipartimento dell’Energia del Governo degli Stati Uniti ha investito 30 milioni di dollari in sistemi simili e di recente il MIT sta lavorando ad un sistema simile anche per Dubai.
L’innovazione non è solo nel prodotto o nel servizi, ma nel processo che la genera: “L’Italia potrebbe avere un grande ruolo da giocare nello scenario dell’innovazione tecnologica e delle startup – ha infine affermato Ratti – perché è nel suo DNA, a partire dalla secolare tradizione della creatività e della manifattura di qualità, fino all’operosa rete delle PMI, vero asso nella manica per questo Paese, dove è possibile replicare una nuova silicon valley in ogni città”.
(Foto style.corriere.it)