Non esiste solo il Jobs Act, ma anche lo Startup Act italiano: è il decreto legge del 2012 che dà la possibilità alle startup innovative, che hanno difficoltà ad accedere al credito bancario perché non dispongono di sufficienti garanzie, di ottenere un prestito e fare affidamento al Fondo di garanzia delle PMI, istituito dal Ministero dello Sviluppo Economico. In sostanza il Mise fa da garante e mette il ‘bollino’ di qualità all’idea. Con questa ‘corsia preferenziale’ le startup che al 30 giugno 2017, a quasi quattro anni dall’avvio dell’iniziativa, hanno ricevuto un prestito, con garanzia del Fondo, sono complessivamente:
- 1.432, per un totale di circa 477 milioni di euro (60 milioni di euro in più rispetto al trimestre scorso). In media, i prestiti erogati ammontano a circa 212mila euro per operazioni di garanzia fino al tetto di 2,5 milioni di euro.
I dati emergono dal secondo rapporto trimestrale del 2017 sull’accesso al Fondo di Garanzia da parte di startup, Pmi innovative e incubatori certificati. Allo stato attuale, si legge nel report, le operazioni già giunte a scadenza senza attivazione della garanzia rappresentano l’8,2% del totale, mentre il 64,1% è in regolare ammortamento. Sono solamente 27 le operazioni per cui è stata effettivamente attivata la garanzia del Fondo, un tasso estremamente più contenuto rispetto a quello segnato dalle altre società di capitali di recente costituzione (0,9% contro 8,3%).
Prestiti con fondo di garanzia: spicca la Lombardia e Toscana ultima
Questo strumento viene utilizzato con maggiore frequenza dalle startup innovative del Centro-Nord: spiccano Lombardia, che mantiene il primato per numero di operazioni (588) e risorse mobilitate (oltre 153 milioni di euro), Emilia-Romagna, in seconda posizione, e il Veneto, in terza. Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige si collocano ai vertici per tasso di utilizzo dello strumento sul totale regionale delle startup iscritte. La Toscana è all’ultimo posto per scarso utilizzo del fondo.
Le startup italiane non decollano perché mancano i venture capital
Il fondo di garanzia è un importante ombrello, ma non è sufficiente per far decollare le startup italiane. Per farlo servono più fondi statali diretti e più investimenti dei privati, come avviene maggiormente all’estero. E oltre ai venture capital soffriamo di hub tecnologici. In Francia il presidente Emmanuel Macron ha inaugurato Station F., un campus che punta ad ospitare mille startup (oltre alle sedi europee di Facebook e Google) e ci sarà lo spazio anche per gli investitori, i venture capital, appunto. Macron in campagna elettorale ha ripetuto più volte che la sua Francia sarà una “Startup Nation” e il primo portante passo è stato fatto.
In Italia, invece, i fondi pubblici e privati sono insufficienti e di startup non si parla nemmeno in campagna elettorale…