Space economy

Starlink, Urso: ‘Le decisioni le prendiamo nell’interesse nazionale’. Cingolani (Leonardo): ‘Ora serve un colosso spaziale europeo’

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A proposito di Starlink il ministro del Mimit Adolfo Urso intervistato dal Foglio dice che "ogni volta che prendiamo una decisione guardiamo sempre all'interesse nazionale". Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, intervistato dalla Stampa: '“L’idea di una Difesa comune europea è un passo fondamentale'.

Quale è la posizione del Governo su Starlink? Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso dice e non dice nell’intervista rilasciata al Foglio oggi in edicola. “Ogni volta che prendiamo una decisione guardiamo sempre all’interesse nazionale”.

Ma non è che in nome dell’interesse nazionale si rischia di finire in una trappola? Chiede il Foglio, ricordando lo spegnimento dei satelliti di Starlink in Ucraina. “No, perché l’interesse nazionale deve tenere conto della sicurezza nazionale”, risponde Urso.  

A proposito dell’acceso dibattito delle ultime settimane intorno a Starlink, e in particolare della posizione apertamente pro-Musk del vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Savini, Urso non cede alla polemica dice che “è legittimo che le forze politiche esprimano le loro opinioni”.  Urso quindi mnimizza le diverse posizioni per poi ribadire che, una volta presa una certa posizione, il Governo andrà certamente unito.

Cos’è l’interesse nazionale?

La circoscrizione dell’interesse nazionale in questo caso è lo studio di fattibilità ci una rete satellitare made in Italy in fieri, che sarà pronto fra qualche settimana.

In altre parole, prima di affidarsi ad altri (chiunque altro, non soltanto Starlink) il Governo vuole capire quanto tempo ci vorrebbe per fare da sé. Tutto dipende alla fine da quanti anni ci vorranno.

L’orizzonte temporale è noto, non prima del 2030, ed è lo stesso del progetto Iris2 della Ue.

Urso precisa quindi che “prima bisogna avere la contezza di quello che possiamo fare noi”. E poi “per quello che non possiamo fare noi, avere la contezza di quello che possono fare gli altri”.

L’alternativa a Starlink

Urso preferisce non esprimersi sul consorzio che realizza Eutelsat e sui ritardi che “anche per responsabilità loro sta accumulando”, ha detto Urso. Il ministro ce l’ha molto con i ritardi accumulati in Europa in ambito spaziale, sottolinea il Foglio. In particolare, con la dispersione di risorse tipicamente europea, per cui i finanziamenti finiscono in mille rivoli e mille progetti frammentati fra loro.

Trump fa paura?

Anche qui, il ministro Urso dice e non dice. Può essere una sveglia positiva per l’Europa.

Cingolani: “Una sola catena di comando per la Difesa. E ora serve un colosso spaziale europeo”

Sempre a proposito di spazio, si è espresso oggi anche dice Roberto Cingolani. L’amministratore delegato di Leonardo, intervistato dalla Stampa, ha puntato anche lui il dito contro la frammentazione dei progetti europei, sottolineando la necessità di creare un campion europeo, in grado di competere a livello globale.

‘Difesa comune europea fondamentale’

“L’idea di una Difesa comune europea è un passo fondamentale per rafforzare l’autonomia strategica del Continente. Viviamo in un momento storico nel quale occorre ridurre la dipendenza dagli alleati esterni per aumentare la capacità di rispondere con rapidità a scenari di crisi globali”, dice Roberto Cingolani. L’amministratore delegato di Leonardo, un colosso da 17,8 miliardi di ricavi, 20,9 miliardi di ordini e oltre 47 mila dipendenti, sa perfettamente che l’era in cui si poteva competere da soli è finita.

Bisogna “armonizzare le politiche di difesa nazionali, coordinare gli investimenti e creare una catena di comando unificata”, dice, e non si può più aspettare, perché «solo attraverso una cooperazione concreta e delle risorse condivise questa ambizione potrà diventare realtà». Secondo l’ex ministro della Transizione Energetica, è l’ora di abbassare le barriere anche nello Spazio, un comparto dominato da Musk e dalla sua Starlink: “Noi stiamo lavorando con Thales e Airbus – spiega-. È evidente che in uno scenario così competitivo servono dei “giganti” europei». Il prossimo passo per il gruppo italiano, aggiunge, è il lancio di una costellazione in orbita bassa di satelliti militari e civili.

Come risponde l’Europa allo strapotere di Starlink e di Elon Musk?

“Lo Spazio è diventato un fattore cruciale per garantire la sicurezza globale, non solo come frontiera da esplorare, ma anche come infrastruttura indispensabile per la nostra società e le nostre vite quotidiane. È anche sulla possibilità di monitorare e comprendere dallo Spazio cosa accade sulla terra e cosa accade nell’ambiente spaziale che si giocherà la capacità degli Stati di garantire la sicurezza. È chiaro che la costruzione di un soggetto industriale europeo ha bisogno di valutare la complementarità dei prodotti e la risposta dei mercati. Noi abbiamo diversi progetti con l’Esa, ma anche con la Nasa e altri partner internazionali”.

Ma è sufficiente?

“L’Europa rimane tradizionalmente legata al suo modello di 27 stati membri molto frammentati, con poca sinergia e, per quanto ci sia l’Esa, si tende a fare dei programmi che devono garantire il ritorno geografico degli investimenti. Da un lato questo è comprensibile, però dall’altro fa sì che la competitività si perda. E questo modello sembra non essere più adeguato a competere con il modello pubblico-privato come quello americano. Altri Paesi si stanno affacciando rapidamente su questo mercato. E il fatto che per il 2030 si prevedano mille miliardi di dollari nell’economia dello spazio fa capire che chi rimane fuori da questo mercato, tra pochi anni, rischia di rimanere fuori per sempre”.

Benvenuti a Telecommunications of the Future by 5GItaly

Di questo e di altro si parlerà ampiamente alla prossima edizione del convegno promosso dal CNIT Telecommunications of the Future by 5GItaly, che si terrà il prossimo 9 aprile a Roma.

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