L’industria spaziale globale sta vivendo una trasformazione epocale, trainata dall’ascesa di operatori privati come SpaceX e dal ruolo sempre più centrale delle costellazioni satellitari in orbita bassa. Tra queste, il servizio Starlink si distingue per la sua capacità di fornire connettività globale a bassa latenza, cambiando radicalmente il panorama delle telecomunicazioni e dell’accesso a internet. L’impatto di questo passaggio è evidente anche in Italia, un paese con una lunga tradizione nel settore aerospaziale, che oggi si trova ad affrontare le opportunità e le sfide poste dal colosso tecnologico creato da Elon Musk.
§Per comprendere meglio gli effetti di questa nuova fase della corsa allo Spazio, Key4biz ha intervistato Marcello Spagnulo, Ingegnere, Consigliere Scientifico di LIMES rivista di Geopolitica, Esperto al Tavolo Tecnico del COMINT, Comitato Interministeriale per le politiche Spaziali e Aerospaziali.
Key4biz. Professore, come valuta Starlink in Italia e quali sono le principali opportunità e sfide che questa tecnologia ci pone?
Marcello Spagnulo. “La tecnologia del sistema Starlink non è nuova, è moderna tecnologicamente ma non nuova. Infatti, le prime costellazioni satellitari in orbita bassa, Iridium e Globalstar, sono state lanciate alla fine degli anni Novanta del secolo scorso per portare la connessione telefonica in tutto il mondo. Furono un successo tecnologico ma un fallimento commerciale perché il GSM terrestre li batté nei tempi e nei costi.
Elon Musk ha ripreso l’idea ma l’ha riprogettata usando la moderna tecnologia, la miniaturizzazione elettronica e l’enorme capacità di calcolo degli attuali microchip. Non solo, grazie a una visione strategica e una capacità ingegneristica fuori dal comune ha realizzato razzi che rientrano dallo Spazio e si riusano molte volte, e satelliti prodotti in massa come elettrodomestici. Tutto ciò gli ha permesso di ridurre drasticamente i costi ricorrenti.
Le opportunità risiedono nel fatto che usando satelliti in orbita bassa si riduce fortemente la latenza delle comunicazioni che è di circa trenta millisecondi, rispetto ai seicento di quelli in orbita geostazionaria e quindi la navigazione online, lo streaming e le videochiamate anche in condizioni disagiate, sono ottimali. Inoltre, la continuità di trasmissione è assicurata dall’enorme numero di satelliti, già 6.800 in orbita”.
Key4biz. L’Italia ha una lunga tradizione nel settore aerospaziale. L’arrivo di un operatore privato come SpaceX avrà sicuramente un impatto sulla competitività della nostra industria. Quali sono le possibili sinergie, le ricadute economiche e le aree di potenziale conflitto?
Marcello Spagnulo. “L’impatto c’è stato ma a mio avviso non è dovuto oggi a Starlink ma a scelte effettuate anni fa nel nostro paese. Negli anni Novanta l’industria italiana costruiva satelliti tecnologicamente avanzati sia per le orbite geostazionarie e sia per quelle basse; infatti, la costellazione Globalstar citata prima è stata realizzata in Italia grazie a una delle prime fabbriche al mondo di assemblaggio e test in serie di satelliti. Inoltre, il governo deteneva le quote dei grandi consorzi satellitari internazionali che fornivano servizi di connettività. Ma con la privatizzazione di Telecom queste quote furono vendute e così da quel momento il governo italiano è diventato acquirente da terzi di capacità satellitare.
Quindi, oggi Starlink non è altro che un nuovo, ulteriore fornitore di servizi che però grazie alla sua innovazione e la sua pervasività non ha rivali. Certo, in futuro l’evoluzione del mercato non sarà semplice per gli operatori tradizionali, perché Starlink presto offrirà un servizio di accesso diretto agli smartphone e alle utenze mobili in generale – penso alle auto EV – cosa che già oggi fa negli USA”.
Key4biz. Quali a suo avviso i possibili effetti di una rete satellitare come Starlink sulla sicurezza delle comunicazioni e sulle infrastrutture critiche in Italia? Vede particolari rischi legati alla dipendenza da un provider straniero?
Marcello Spagnulo. “Già da anni l’Italia acquista servizi di connettività, quindi, non è una novità. Il ministero della Difesa opera con satelliti geostazionari di sua proprietà, ma questi hanno una copertura limitata, quindi il ricorso a un operatore globale diventa necessario se si vuole assicurare una connettività su scenari diversificati. E questo vale per l’Italia così come per tutti gli altri paesi che hanno una proiezione internazionale e non possiedono decine o centinaia di satelliti. Ovvio, che la nostra industria saprà introdurre codici di criptazione e sicurezza in modo da usare il carrier satellitare in modalità safe & seamless”.
Key4biz. Il quadro normativo europeo è pronto ad affrontare le sfide poste da tecnologie come Starlink?
Marcello Spagnulo. “Direi che tutto il quadro normativo internazionale non è pronto, non solo quello europeo. Diversi paesi – cito solo tra gli altri Brasile, Arabia Saudita, Cina, Giappone – sono preoccupati che la tecnologia delle comunicazioni satellitari stia andando oltre gli sforzi dei governi per controllarla, e hanno presentato dei rapporti all’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) in risposta alla proliferazione dei satelliti Starlink e all’imminente arrivo di altre costellazioni simili che potrebbero in futuro costituire tutte insieme un blocco di fatto di questi slot orbitali, impedendo ad altri di utilizzarne le risorse.
Nei fatti, tutto sembra pronto per una resa dei conti mondiale, prima o poi, per l’accesso alle onde radio necessarie alle comunicazioni nello Spazio e sulla Terra”.
Key4biz. Lo spazio e l’orbita terrestre hanno acquisito nuova e crescente importanza nelle relazioni tra gli Stati. Dal suo punto di vista, che cosa ci aspetta nei prossimi anni in questa competizione per la leadership politica, industriale ed economica dello Spazio?
Marcello Spagnulo. “Nel mio libro “Capitalismo Stellare, come la nuova corsa allo spazio cambia la terra” (2023, editore Rubbettino) ho elaborato proprio su questi temi, analizzando come la competizione spaziale si sia ormai polarizzata nel crescente confronto tecnologico e militare tra Stati Uniti e Cina, pur tuttavia in uno scenario dove nuovi attori – penso a Iran, le due Coree – si affacciano alle orbite basse frammentando ulteriormente lo scenario. India, Arabia Saudita e Turchia puntano a investire significativamente sullo Spazio; New Dehli vuole essere entro un paio d’anni la quarta Nazione al mondo a lanciare dei propri astronauti con veicoli interamente realizzati in casa. Poi, ci sono le attività dei privati – penso tra gli altri a SpaceX, Blue Origin, Axiom – che puntano a realizzare astronavi e stazioni orbitali in grado di soppiantare del tutto la NASA e i vecchi player industriali consolidati. Sarà una competizione molto acuta”.
Key4biz. L’esplorazione spaziale è sempre più caratterizzata dalla cooperazione internazionale e l’Agenzia spaziale italiana partecipa a diversi programmi di massima rilevanza, qual ruolo gioca l’industria italiana in questa nuova corsa allo Spazio?
Marcello Spagnulo. “L’Italia è oggi in una buona situazione, in alcuni casi migliore degli altri Stati Membri dell’Agenzia Spaziale Europea- ESA. La tradizione italiana data dagli anni Sessanta e l’ecosistema industriale che si è formato coprono i diversi ambiti della catena del valore, dalla manifattura ai servizi. Esiste una qualificata industria che collabora proficuamente con università e centri di ricerca sotto il coordinamento dell’Agenzia Spaziale Italiana.
Il sostegno del Governo in termini di investimenti su budget nazionale e su fondi PNRR è stato sostanziale e allo stesso tempo l’approvazione della Legge sullo Spazio ha posto il tema del livello normativo su diverse questioni finora in sospeso, come anche accennato prima.
Non ci si deve tuttavia cullare sugli allori, perché la cosiddetta “New Space Economy” presenta regole di gioco molto diverse da quelle cui eravamo abituati. Oggi, tutto si gioca su una fortissima competizione basata sull’eccellenza tecnologica, sull’innovazione, sull’efficienza e su costi concorrenziali.
In sintesi, la nuova economia dello Spazio impone un cambio di mentalità dove al supporto governativo va affiancato un tema di competitività commerciale, che integri gli asset spaziali con le diverse infrastrutture della società, con applicazioni e servizi ad alto valore aggiunto. È questa la grande sfida per il paese e la sua industria”.