Lo spettro radio è un tasto dolente per le telco in Italia. L’asta 5G del 2018, costata 6,55 miliardi di euro alle casse degli operatori (Tim, WindTre, Vodafone Italia, Iliad e Fastweb) pesa ancora sulle finanze degli operatori che soltanto nel 2023 hanno finito di pagare l’ultima rata.
Starlink, la flotta satellitare di Elon Musk che gestisce la rete di SpaceX, attacca Tim sull’uso delle frequenze. Un attacco in piena regola, tramite l’agenzia Bloomberg, per rendere noto di aver depositato all’Agcom una segnalazione, sostenendo che “il lancio di Internet ad alta velocità in Italia è ostacolato dal più grande operatore telefonico del Paese (Tim, ndr), con possibili ripercussioni sui suoi servizi in tutta l’Europa meridionale e nel Nord Africa”.
“In una denuncia presentata alla fine della scorsa settimana all’Autorità garante delle comunicazioni italiana e al Ministero dell’Industria, Starlink sostiene che Tim – riporta Bloomberg – per mesi non ha rispettato le norme che le impongono di condividere i dati dello spettro per evitare interferenze di frequenza con le sue apparecchiature”.
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Urso, su questione Starlink subito tavolo di confronto
“Il ministero si fa subito partecipe di un tavolo di confronto e di coordinamento tra Tim e Starlink per trovare una soluzione che possa consentire la convivenza al meglio delle due tecnologie, come prescrive peraltro la legge. Saremo noi a farci attori in questo tavolo di confronto nell’assunzione che peraltro abbiamo già da qualche settimana attribuito un lavoro preparatorio fatto dalla fondazione Bordoni in house al ministero”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine della presentazione della Giornata nazionale del Made in Italy.
Tim ribadisce di “aver già fornito i riscontri dovuti a Starlink e, a fronte delle ulteriori richieste di dati anche sensibili e rilevanti per la sicurezza delle comunicazioni, conferma la sua disponibilità a dialogare con Starlink tramite la mediazione prevista del Mimit”.
Il problema tecnico è interessante, perché evidenzia che per utilizzare bene lo spettro bisogna curare la coesistenza fra tecnologie diverse, trasmissione cellulare e satellitare, cosa assolutamente fattibile.
Il problema Starlink-Tim è tecnicamente banale, ma mostra che nel nostro paese manca forse una cultura dello spettro e la collaborazione per un uso avanzato dello stesso e tutto diventa rischia di diventare schermaglia.
Cosa vuole Starlink da Tim?
Di fatto, Starlink, che negli ultimi mesi ha lanciato una vera offensiva commerciale nel mercato italiano della connettività, abbassando l’abbonamento a 29 euro al mese (concorrenziale con la fibra), ha bisogno delle frequenze di terra di Tim per evitare interferenze con la sua rete di gateway che viaggia su frequenze satellitari diverse e non sempre compatibili.
La posizione ufficiale di Tim rispetto all’uscita di Bloomberg è che si tratta di una ricostruzione parziale dei fatti, che non tiene conto delle interlocuzioni in atto.
Da tempo, almeno da metà ottobre, Starlink sta parlando con Tim per questioni che in primo luogo hanno carattere tecnico, che al momento non sono assolutamente interlocuzioni commerciali o che possano far presagire qualche tipo di collaborazione. Il nodo è l’uso delle frequenze satellitari di terra. In altre parole, al momento pare che il rapporto fra Tim e Starlink sia più di carattere concorrenziale che prodromico ad una pacifica collaborazione.
Tim non molla le frequenze
Non pare che Tim sia disposta e rendere le cose facili a Elon Musk, che da qualche mese si è proposto al nostro governo, ma non si sa a che titolo – è stato ospite di Giorgia Meloni ad Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia e suoi emissari hanno incontrato il ministro Urso e il sottosegretario Butti – come potenziale facilitatore per la copertura delle aree bianche e non solo.
Ma in soldoni Starlink ha bisogno per la sua infrastruttura tecnica di utilizzare determinate frequenze e ha bisogno altresì di coordinarsi con gli operatori in modo che le frequenze (satellitari) che utilizza a terra non siano disturbate dalla trasmissione degli operatori.
Il tema però non è semplice
Le regole e la burocrazia non possono essere bypassate in un mercato iper regolamentato come le telecomunicazioni italiane.
Quel che è certo è che Tim opera nel quadro regolamentare di riferimento ed è sottoposta al controllo dell’autorità di controllo del settore, vale a dire l’Agcom. Starlink è un operatore di telecomunicazioni registrato al ROC? Nel registro dell’Agcom c’è una società Starlink, con sede a Dublino. E’ lei? In questo caso dovrebbe essere assoggettata a tutti gli obblighi di settore, fra cui la protezione minori, le intercettazioni ecc.
Il costo delle frequenze
Può Starlink pensare di operare nel mercato italiano senza sottoporsi ai vincoli del mercato? La risposta è evidentemente negativa anche perché in questo caso si potrebbe configurare un caso di concorrenza sleale nei confronti di chi invece opera con tutti i crismi autorizzativi.
Inoltre, c’è un tema ancor più sensibile per Tim e per le telco in generale, che riguarda le frequenze. Fatto non trascurabile, nel 2018 Tim ha speso 2,4 miliardi di euro per l’asta frequenze 5G.
Frequenze che in sede di asta 5G sono costate la somma record di 6,55 miliardi di euro agli operatori, che legittimamente non intendono condividerne informazioni, se non utilizzo, a cuor leggere. Men che meno ad un player minaccioso come Starlink.