Veronica Yoko Plebani è in partenza per le Paralimpiadi di Rio. Fabrizio Passetti si prepara per i Mondiali di La Jolla in California. Si tratta di due atleti azzurri che hanno già un palmares ricco di successi e trofei, e che hanno in comune una caratteristica: utilizzano protesi stampate in 3D da Marco Avaro, ingegnere biomedico che aderisce al gruppo WASPmedical. Nel suo laboratorio lavora con una DeltaWASP 40 70 e con tre DeltaWASP 20 40.
Veronica pratica la canoa, Fabrizio il surf. “Per Veronica ho realizzato un tutore per la mano – spiega Avaro – mentre a Fabrizio serviva una protesi in carbonio estremamente performante, in grado di resistere a sollecitazioni anche notevoli”.
Entrambi gli atleti sono entusiasti del risultato ottenuto e sono una testimonianza tangibile degli straordinari risultati che si possono raggiungere grazie alla stampa 3D.
Nel laboratorio ortopedico Del Bene Fabio di Trieste, l’ingegnere friulano lavora praticamente senza sosta e con le DeltaWASP è in grado di realizzare protesi sempre più sofisticate. “Alla base ci sono filamenti di alta qualità, molto performanti grazie a TreeD Filaments, e naturalmente le veloci e precise stampanti di WASP. Ormai la stampa 3D è diventata qualcosa di strutturale, estremamente calcolata e di grandissima precisione. Stiamo stampando pezzi con tolleranze di due decimi di millimetro”.
È importante sottolineare che una protesi è un dispositivo medico su misura e come tale deve sottostare a tutta una serie di norme e caratteristiche, sulla base di prescrizioni scritte da medici qualificati. Ovviamente sono state effettuate una serie di prove e controprove. I filamenti sono certificati e in questo periodo si stanno scrivendo i disciplinari.
Il rapporto di Marco Avaro con WASP è molto stretto e fecondo per entrambi. In questo periodo l’ingegnere friulano sta lavorando anche sullo studio degli estrusori. In particolare Avaro sta sperimentando un nuovo estrusore full metal e ne è entusiasta: “Ha la particolarità di rendere omogenee le stampate, per cui tutto viene estremamente robusto e coeso. È una sperimentazione che sto portando avanti con grande impegno e soddisfazione – conclude Avaro – e che alla fine ci consentirà di avere a disposizione vere e proprie ‘macchine da guerra’”.