Moda e sociale

Spot&Social: Fashion Revolution Day, la campagna per gli acquisti sostenibili

di Alberto Contri |

La comunicazione sociale del Fashion Revolution Day per promuovere un’industria della moda che rispetti le persone, l’ambiente, la creatività e il profitto in eguale misura.

Uno degli obiettivi di Spot&Social è lo scoprire soluzioni originali per fare comunicazione sociale al di fuori dei soliti schemi.

Non è solo un fatto di creatività, ma di capacità di andare meglio a fondo delle cose, scoprendo – come nel caso delle raccolte fondi – che le persone agiscono diversamente a seconda delle informazioni che ricevono.

La Rubrica Spot&Social è curata da Alberto Contri, presidente della Fondazione Pubblicità Progresso. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

E’ il caso del Fashion Revolution Day, una iniziativa che si ripropone di promuovere un’industria della moda che rispetti le persone, l’ambiente, la creatività e il profitto in eguale misura. Utilizzando il potere di questa particolare industria per catalizzare il cambiamento e ridare dignità alla catena di produzione.

Molto interessante l’attività – che potremmo definire di marketing non convenzionale – promossa quest’anno in Birmania dall’associazione Fashion Revolution Day. Dei distributori automatici sistemati in luoghi di grande passaggio, promuovono T-shirt a 2 Euro.

Una volta messa la moneta, un display mostra le situazioni in cui i capi di vestiario vengono prodotti, che potremmo definire senza mezzi termini di schiavitù e di sfruttamento.

Finito di mostrare il video, il distributore propone due opzioni: Compra e Dona. Nella stragrande maggioranza dei casi, una volta rese edotte del dramma nascosto dietro ad una produzione a bassissimo costo, le persone scelgono di donare.

Nata in Gran Bretagna da un’idea di Carry Somers e Orsola De Castro, la campagna Fashion Revolution Day è coordinata in Italia dalla stilista Marina Spadafora, ambasciatrice di una moda etica e sostenibile, con Virginia Pignotti, Laura Tagini e Carlotta. Dice Carry Somers: “Quando tutto nell’industria della moda è focalizzato sul profitto, i diritti umani, l’ambiente e i diritti dei lavoratori vengono persi. Questo deve finire, abbiamo deciso di mobilitare le persone in tutto il mondo per farsi delle domande. Scopri. Fai qualcosa. L’acquisto è l’ultimo click nel lungo viaggio che coinvolge migliaia di persone: la forza lavoro invisibile dietro ai vestiti che indossiamo. Non sappiamo più chi sono le persone che fanno i nostri vestiti, quindi è facile far finta di non vedere e come risultato milioni di persone stanno soffrendo, perfino morendo.” Aggiunge Marina Spadafora: “Fashion Revolution Day vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo d’abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone. Scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo”.

 

Sullo stesso tema meritano una citazione gli annunci stampa realizzati con assai elevato rigore stilistico dall’agenzia brasiliana Africa.

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Dietro splendidi tessuti, a malapena si scorgono gli occhi di un bambino, mentre l’head-line recita: “Scopri cosa c’è dietro i vestiti che compri”.

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Tutti inviti ad un acquisto equo e solidale fatti con grande creatività e anche con tanto gusto.

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