Oggi anche qui si parla di lavoro: più precisamente di ReadySetWork, un programma del Ministero del Welfare Canadese che sta promuovendo nella regione dell’Ontario una serie di attività intese a incoraggiare l’imprenditorialità giovanile e la ricerca di opportunità di impiego.
La Rubrica Spot&Social è curata da Alberto Contri, presidente della Fondazione Pubblicità Progresso. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.
Nell’accingersi a comunicare l’indirizzo cui rivolgersi, si invitano in realtà i giovani ad armarsi di grinta e voglia di fare: atteggiamenti che li aiuteranno più facilmente a sfruttare le opportunità offerte dai diversi programmi proposti dal Governo.
Ancora una volta possiamo notare come il linguaggio del divertimento e dell’ironia venga impiegato per trattare tematiche difficili come la ricerca del lavoro per i giovani.
A proposito del lavoro, oramai tutti gli analisti internazionali sono concordi nell’affermare che la ripresa già consolidatasi da qualche anno negli Stati Uniti è basata sulla “manufacturing renaissance”.
Segnale assai importante per il nostro paese, nel quale “i mestieri fatti con le mani” sono legati ai settori di maggiore tradizione e possibile ulteriore sviluppo: tecnologia, meccanica fine, lusso, moda, design, arredo, ristorazione, eccetera!
Come non citare, quindi, la campagna “Life without craftsmanship” a sostegno del lavoro artigianale – anch’essa costruita con linguaggio sorprendente e divertente – dell’associazione tedesca di categoria, che si domanda: “In che mondo vivremmo senza le opere manuali dell’uomo?”
A conferma di tutto questo, è appena uscito un assai interessante libro di Antonio Calabrò per i tipi di Egea che si intitola “La morale del Tornio”, in cui l’autore asserisce a ragione che sta ancora qui la chiave della nostra competitività: puntare sull’eccellenza industriale, legare radici nel territorio a visioni internazionali.
Nelle «neofabbriche» fondate su produzione e servizi d’avanguardia, dalla meccanica alla chimica, dalla gomma all’agro-alimentare ecc, si conferma la forza d’una «cultura politecnica» che guida le migliori imprese.
Lo sviluppo dell’informatica e dei beni cosiddetti immateriali non ci deve confondere: oggi il vero sviluppo è dato dall’intelligenza “combinatoria” che sa mettere insieme software, hardware, manualità, organizzazione…e visione!