Piano piano ci stanno arrivando tutti. Dove? Al capire che l’eccesso di virtualità può creare patologie, e che ogni tanto è opportuno smetterla di farsi stregare dal fascino ludico della tecnologia.
Ha cominciato uno dei più grandi investitori in pubblicità del mondo, con uno spot che in Italia non abbiamo ancora visto, e che abbiamo già commentato in questa rubrica.
Il fatto interessante è che ora lo sta dicendo un provider telefonico come Wind, con un corto ben scritto, ben girato e meglio interpretato da giovanissimi attori, assai naturali e per questo molto credibili.
In questo video, intitolato “Una grande giornata“, un ragazzino sdraiato sul letto e impegnatissimo in un videogioco, viene raggiunto da un messaggio “Vieni al campetto?“.
Un po’ di malavoglia ci va, piano piano viene catturato dal piacere di giocare al calcetto con quelli della sua età, e dopo tante emozioni, il massimo che si concede è un bel selfie fatto con il cellulare con i compagni per immortalare il rigore parato. Con in sottofondo l’indimenticabile Rocket Man di Elton John, compare la scritta “Per vivere giornate così, la tecnologia non basta“.
Evviva, era ora.
La Rubrica Spot&Social è curata da Alberto Contri, presidente della Fondazione Pubblicità Progresso. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.
Per la verità è da un po’ che Wind cerca di cavalcare questo tema: per la festa del papà aveva fatto realizzare un corto, un tantino melenso – ad essere sinceri – in cui padre e figlio si ritrovano a fare il bagno in mare insieme dopo un bel po’ di incomprensioni.
Morale finale: “A volte, per comunicare davvero, la tecnologia non è tutto”.
Complessivamente siamo in presenza di un lodevole tentativo di far rivalutare i rapporti umani messi in pericolo, come affermano oramai molti sociologi e ricercatori, dalla fuga verso un mondo sempre più virtuale.
Un tentativo che può sicuramente essere considerato un bel progetto di Responsabilità Sociale dell’Impresa.
Ma…Ebbene, c’è un ma.
A commento del post sulla pagina Facebook di Wind che promuove “Una grande giornata“, la maggioranza dei post ignora totalmente il contenuto del video, lamentandosi invece con Wind per disservizi vari. Ottenendo in risposta sollecite frasi di “scrivere privatamente, vedremo come risolvere il problema”.
Così una bella idea di RSI si trasforma in un boomerang.
Perché, se un vecchio aforisma americano recitava “Un cliente scontento lo dice ad altri sei”, nell’era dei social network, un cliente scontento lo fa sapere ad almeno altri 500…
Qual è la morale? Che la Responsabilità Sociale dell’Impresa non può essere una dolce crema spalmata su una torta non sempre buona.
Così, prima di cercare di cavalcare i buoni sentimenti, sarebbe opportuno evitare di creare troppi scontenti con disservizi, politiche commerciali o comportamenti che provocano le reazioni dei consumatori.
Per esempio, il 29 agosto ho scoperto che la mia chiavetta per collegarmi ad internet – mi trovo in un luogo senza Wi-Fi- non funzionava più. Dopo un giorno di tentativi mi decido a prendere un taxi per raggiungere il paese dove c’è un tabaccaio che fa le ricariche…per sentirmi rispondere che l’abbonamento mensile a 25 euro l’anno scorso durava effettivamente un mese, ma che da quest’anno (e per tutti gestori) dura 4 settimane, cioè 28 giorni. Così in un anno i gestori ti sottraggono un mese di erogazione del servizio…
E’ solo uno dei tanti esempi…di fronte ai quali, qualsiasi iniziativa di RSI non può che provocare l’effetto contrario.