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Spotify, aumenti in vista per gli abbonati premium di alcuni mercati. Arriva nuovo Cfo

Dalla Saab il nuovo direttore finanziario di Spotify

I conti non tornano. Il solito modo di dire che per Spotify, però, calza a pennello. Dopo i deludenti risultati finanziari dello scorso anno, il gigante mondiale dello streaming musicale ha annunciato due importanti novità.

Entro il terzo trimestre dell’anno in corso dovrebbe arrivare la nomina ufficiale di Christina Luiga come nuovo Chief financial officer (Cfo), mentre è sempre più probabile un nuovo aumento del prezzo per gli abbonamenti premium per alcuni mercati mondiali.

Luiga è già direttore finanziario (e anche vice Ceo) della società europea di difesa e sicurezza Saab (si, la famosa casa automobilistica svedese, che ha chiuso battenti nel 2011, tornando all’origine, cioè l’aeronautica). Qui dovrà per contratto rispettare un periodo di preavviso di sei mesi e quindi rimarrà fino al 3 ottobre 2024.

Aumenta l’abbonamento (al momento) per Australia, USA, Gran Bretagna e Pakistan

L’altro annuncio, quello che riguarda più da vicino tutti noi, è il possibile aumento del costo dell’abbonamento premium a Spotify.

Secondo quanto anticipato da Bloomberg, infatti, il prezzo potrebbe aumentare di 1-2 dollari al mese già entro la fine di aprile, in alcuni mercati mondiali, tra cui Gran Bretagna, Australia, Pakistan.

Stessa cosa per gli Stati Uniti, ma probabilmente in tempi più dilatati, forse entro la fine del 2024. In Italia l’aumento c’è già stato a luglio 2023, di un euro in più al mese (e speriamo non ce ne siano altri a breve termine).

Secondo la testata americana, si tratterebbe di inevitabili cambiamenti legati alle scarse performance finanziarie dello scorso anno. I profitti sono stati troppo bassi, rispetto ad obiettivi troppo ambiziosi e costi operativi troppo elevati.

Nonostante la popolarità acquisita nel tempo, con una quota di mercato del 30% nel settore dello streaming musicale nel 2022, Spotify continua a faticare per realizzare profitti accettabili. Il 2023 è stato difficile, con un taglio del 6% del personale a gennaio e un ulteriore 2% a giugno (la strada maestra per incrementare i profitti e l’efficienza), soprattutto nel settore del podcasting. La società lotta probabilmente con un modello di business da alcuni definito “incerto”, in cui le case discografiche ricevono pagamenti significativi in termini di royalty, mentre molti artisti faticano a guadagnare adeguatamente.

Come spiegato da Simon Dyson, analista senior presso la società di consulenza Omdia, “il costo di $10 al mese per l’accesso a tutta la musica che esiste è ‘troppo economico’, tenendo conto della vasta gamma di brani disponibili. La situazione di Spotify oggi è la stessa di 17 anni fa: un’azienda che è vantaggiosa per gli ascoltatori e le case discografiche, ma problematica per gli streamer e gli artisti”.

Dagli audiolibri, ai teaser delle nuove uscite musicali, fino al super contratto con il podcaster Rogan

Eppure, il pubblico non ha mai smesso di premiare Spotify, segno di un’alta qualità del servizio. A fine 2023 la piattaforma contava 236 milioni di abbonati (+15%) e 602 milioni di utenti attivi mensili (+23%).

Per risollevare le temporanee sorti finanziarie, il gruppo svedese ha anche ampliato la partnership con diverse case discografiche, come la Universal Music Group (UMG), con cui è in trattativa per la condivisione di teaser di nuove uscite musicali e la possibilità di offrire l’opzione di pre-salvataggio delle nuove uscite.

Altro accordo molto oneroso è quello siglato con il podcaster Joe Rogan, che si stima possa arrivare a valere 250 milioni di dollari, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal.

Altra mossa, anche questa costosa per la piattaforma, è stata l’introduzione a ottobre 2023 di un’ampia library di audiolibri, più di 150 mila titoli. Secondo gli esperti, è forse questo il motivo principale per il prossimo aumento del prezzo dell’abbonamento premium di Spotify.

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