Ogni anno, nel mondo, i nuovi casi di Alzheimer sono quasi più di 10 milioni. Numeri importanti per una malattia da cui non si guarisce e che porta inevitabilmente e progressivamente alla non autosufficienza e all’isolamento sociale, con un forte impatto per le famiglie. Dalla volontà di fornire un aiuto in più ai malati che affrontano le prime fasi della malattia e ai loro caregiver, nasce Chat Yourself, il chatbot sperimentale di Italia Longeva – Rete nazionale di ricerca sull’invecchiamento e la longevità attiva istituita dal Ministero della Salute insieme alla Regione Marche e l’Irccs Inrca, che grazie alla collaborazione con Facebook promuove l’uso della tecnologia a supporto della cura della persona.
“E’ ora di pranzo”, “Cosa mangio di solito?”, “Ti piace il pollo, ma sei allergico ai funghi” è solo un esempio delle conversazioni “Yourself” che possono avvenire tra il malato e la chat che ha come obiettivo quello di trasmettere fiducia e, soprattutto, di fornire un supporto pratico alla fase iniziale di smarrimento del malato.
«Chat Yourself», chat da utilizzare per conversare con se stessi e ottenere in modo automatico informazioni vitali 24 ore su 24, può offrire un aiuto piccolo ma concreto a chi soffre di demenza o malattie neurodegenerative e ai loro familiari. È uno strumento per ricordare cose che solo l’utente può sapere.
Il chatbot – ideato da Young & Rubicam Italia e sviluppato da Nextopera s.r.l. con un team di psicologi che hanno messo a punto la lista di domande a cui il malato deve rispondere per fornire al software le informazioni necessarie – è infatti in grado di memorizzare parte della vita di una persona restituendogli su richiesta informazioni fondamentali come il nome e il contatto dei propri figli, il percorso per tornare a casa, le scadenze della settimana, eventuali allergie e altri elementi personali utili ad affrontare al meglio la giornata.
Il progetto è stato sviluppato sulla base di Messenger, l’applicazione di messaggistica istantanea di Facebook, utilizzata ogni mese nel mondo da oltre 1,2 miliardi di persone, anche in età avanzata. Il chatbot, che ricorre anche all’intelligenza artificiale, restituisce risposte a ogni genere di domanda, ed inoltre attraverso l’invio di notifiche “push” personalizzate ricorda al malato la disponibilità costante di un supporto e lo aiuta a mantenere la routine dell’orario in cui fare colazione o prendere un medicinale.
Un progetto quindi, che ha come fondamentale riuscita il tentare di sconfiggere la paura e il modo per recuperare, almeno in parte, la propria indipendenza. Un progetto che non sconfigge l’Alzheimer ma va nella giusta direzione, offrendo a chi ne è affetto un nuovo modo per vivere la propria malattia