Assoprovider accoglie con soddisfazione l’ennesima sentenza del TAR del Lazio, dopo le due precedenti del 2015 e 2016 che annullavano di fatto i requisiti relativi al capitale sociale necessario per svolgere l’attività di Identity Provider (5 milioni di euro ndr).
Lo scrive l’associazione in una nota, precisando che in quest’ultima sentenza, La Terza Sezione del TAR Lazio presieduta dal vertice della Sezione Gabriella De Michele, Giudice estensore Silvia Lomazzi, ha infatti annullato con sentenza depositata in data 13 Ottobre 2016, il regolamento dell’AGID sui requisiti di accreditamento dei Gestori di identità digitale basati sui requisiti di capitale richiesti e sull’entità delle polizze assicurative richieste facendo rimanere in vigore, (e quindi respingendo la richiesta delle Associazioni) solo la disposizione della regolamentazione che prevede che i costi dell’accreditamento siano a carico sostanzialmente degli Enti accreditati.
Si conferma ancora una volta, quanto siano stati inopportuni tutti i vincoli economici finora pretesi dagli estensori dello SPID, il sistema pubblico d’identità digitale, che avrebbe dovuto semplificare l’accesso dei cittadini ai servizi della Pubblica Amministrazione e non solo.
Le PMI italiane sperano che ora vi sia la volontà di aprire un confronto serio e partecipato sulla gestione delle identità digitale in tutti i suoi livelli ed aspetti.
Assoprovider, l’associazione dei Provider di servizi Internet, che fin dalle prime ore ha messo in evidenza tutte le incongruenze del regolamento AGID, con le parole del suo presidente, l’ing Dino Bortolotto, ribadisce la speranza che “lo stato di diritto venga rispettato e che le sentenze vengano onorate e che finalmente ci si renda conto che le PMI non vanno blandite solo durante le campagne elettorali, ma vanno rispettate e coinvolte quando si pretende di toccare i mercati in cui operano”.