Gli investimenti globali nel settore energetico nel suo complesso hanno raggiunto la soglia di 1,85 trilioni di dollari, cioè oltre 1.850 miliardi di dollari. Il settore più rilevanti, in termini di spesa, è quello dell’energia elettrica, seguito dai combustibili fossili in lieve ripresa, quindi dell’efficienza energetica, il carbone e le fonti energetiche rinnovabili.
Il settore dell’energia elettrica è quello che ha raccolto le maggiori risorse finanziarie in tutto il mondo, con 771 miliardi di dollari investiti nel 2018, ma i combustibili fossili hanno registrato una certa ripresa della spesa globale, con un +1% per petrolio e gas naturale (726 miliardi di dollari) e un +2% per il carbone (80 miliardi di dollari).
Stabile la spesa in efficienza energetica a 240 miliardi di dollari, mentre perde l’1% il settore delle fonti energetiche rinnovabili (specificatamente trasporti e riscaldamento) a 25 miliardi di dollari.
Esaminando in maniera dettagliata i dati forniti dal “World Energy Investment 2019” pubblicato dall’IEA (International Energy Agency), relativi all’elettrificazione, 4 miliardi di dollari circa sono stati investiti nell’industria dei sistemi di accumulo e delle batterie, 293 miliardi nelle reti, 304 miliardi in impianti di generazione da fonti rinnovabili, 47 miliardi in impianti di generazione da fonte nucleare e 127 miliardi in impianti di generazione da combustibili fossili.
A livello geografico, secondo i dati raccolti dall’Agenzia internazionale dell’energia, è la Cina il mercato che ha registrato i maggiori investimenti: 381 miliardi di dollari nel 2018, di cui 13 miliardi nelle fonti energetiche rinnovabili per trasporti e riscaldamento (spesa stabile rispetto al 2016), 61 miliardi in efficienza energetica (51 miliardi nel 2016), 102 miliardi in combustibili fossili (in diminuzione rispetto ai 106 miliardi del 2016), 205 miliardi di dollari nel settore dell’energia elettrica (222 miliardi nel 2016).
Seguono gli Stati Uniti, con una spesa complessiva di 351 miliardi di dollari durante lo scorso anno, di cui: 2 miliardi in fonti rinnovabili, 173 miliardi di dollari in combustibili fossili (+29% sul 2016), 134 miliardi nel settore dell’energia elettrica (stabile rispetto a due anni prima).
Nel tentativo di recuperare lo svantaggio accumulato con la Cina, Washington sembra aver (ri)preso la strada del petrolio e del carbone, determinando un allontanamento consistente dagli obiettivi di sostenibilità ambientale fissati dalla COP21 e ribaditi dalle altre conferenze sul clima (anche se gli Stati Uniti ormai sono fuori dagli accordi) e un ritardo rispetto ai piani di investimento in fonti energetiche rinnovabili inevitabili se si vuole ridurre davvero l’impatto dell’inquinamento sull’ambiente in cui viviamo e quindi sulla qualità della vita e la salute delle persone.
Fino al 2010, negli Stati Uniti, secondo uno studio pubblicato
sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics, si contava un morto ogni 35 per l’inquinamento ambientale, ma con l’arrivo di Trump, si legge in un altro studio pubblicato sulla rivista scientifica JAMA, i morti americani legati all’inquinamento ambientale potrebbero essere 80 mila in più ogni dieci anni. Un dato agghiacciante. Staremo a vedere.