Sta compiendo i passi giusti, anche se con troppa calma, la proposta (datata 5 settembre 2018) del deputato Federico D’Incà (M5S), e di altri, di dar vita, anche in questa XVIII legislatura, alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul livello di digitalizzazione della PA e della spesa ICT. Infatti è stata assegnata alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati l’inchiesta parlamentare recante “l’Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e di innovazione delle pubbliche amministrazioni e del settore privato”.
Si attende, quindi, e si spera anche il voto favorevole dell’Aula per dare il via ai lavori della Commissione, che rappresenta per l’Italia, in particolare per AgID e Luca Attias, il nuovo Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, un valido strumento per toccare con mano sia il livello di digitalizzazione della PA e del settore privato sia per individuare gli sprechi della spesa Ict.
I risultati della Commissione della precedente legislatura
La Commissione proseguirebbe, così, i lavori avviati nel corso della precedente legislatura (dal novembre 2016 al marzo 2018) dalla Commissione monocamerale di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni statali e locali e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, presieduta Paolo Coppola. Al termine della sua attività, la Commissione aveva presentato all’Assemblea della Camera la relazione evidenziando numerose criticità e descrivendo alcune buone pratiche. Ma non ha dato luogo ad azioni correttive.
Ecco il bilancio tracciato da Coppola, nell’intervista rilasciata a Key4biz un anno fa, ha detto: “Venticinque anni di occasioni sprecate, con una visione del digitale antiquata e con una delega quasi totale del know how al mondo dei fornitori”. Dunque una sonora bocciatura alle politiche per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione degli ultimi 25 anni.
“Nessuna sorpresa che non ci sia ancora lo switch off delle comunicazioni”, ci aveva raccontato Coppola, “che i documenti non siano tutti digitali, che i servizi non siano tutti digitalizzati, che nei piani delle performance non vi siano indicatori relativi alla digitalizzazione”. “Se manca il responsabile”, ecco l’amara conclusione a cui è giunta la Commissione parlamentare ha concluso Coppola, “o c’è, ma non ha le competenze o non è messo in posizione apicale, ma ha un capo incompetente, è chiaro che le cose non andranno bene”.
Obiettivi della Commissione
Allora perché Federico D’Incà, che è stato vicepresidente della passata Commissione, e agli altri deputati firmatari della proposta chiedono l’istituzione di una nuova Commissione parlamentare di inchiesta?
Ecco la motivazione: “Per verificare il livello di digitalizzazione e innovazione raggiunto dalle pubbliche amministrazioni, sia statali che locali, dalle autorità amministrative indipendenti, dai gestori di servizi pubblici, dalle società a controllo pubblico e dagli altri soggetti cui si applica il codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, nonché dai soggetti del settore privato, al fine di raccogliere dati aggiornati e individuare possibili soluzioni, anche legislative, per adeguare lo stato dell’innovazione e della digitalizzazione dell’Italia al livello degli altri Paesi europei”.
Ci auguriamo che la nuova Commissione, qualora dovesse iniziare i lavori, non si limiti solo alla “verifica dei compiti digitali fatti e non fatti” dalle Pa, ma che dia anche seguito ad azioni concrete. “Che abbia una “visione” chiara, con poche regole e con indicazioni precise anche per il Governo”, ha scritto il prof. Donato Limone su Key4biz. “Che sia in grado di un’azione legislativa forte, competente, rispettosa del mercato e delle autonomie amministrative delle Pubbliche amministrazioni, ma finalizzata a supportare il mercato e a semplificare e digitalizzare la stessa azione amministrativa”, ha concluso Limone.
Durata della Commissione, composizione e costo
Durata dei lavori pari all’intera legislatura, composta da 20 deputati nominati dal Presidente della Camera dei deputati e limite massimo di spese per il funzionamento pari a 120.000 euro annui, poste a carico del bilancio interno della Camera dei deputati. Sono queste le tre condizioni indicate nella proposta dei parlamentari per dar vita alla nuova Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e di innovazione delle pubbliche amministrazioni e del settore privato.
Compiti previsti per la Commissione
Infine, ecco i compiti previsti per la Commissione:
- Verificare la qualità, la quantità, la tipologia e l’efficacia degli investimenti effettuati nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) da parte delle pubbliche amministrazioni, sia statali che locali, anche al fine di individuare i possibili sprechi e gli investimenti errati;
- Analizzare l’offerta di beni e servizi ICT alle pubbliche amministrazioni e le relative modalità di approvvigionamento (procurement);
- Esaminare lo stato di informatizzazione attuale e il livello di dotazione tecnologica raggiunto dalle pubbliche amministrazioni statali e locali;
- Esaminare il livello di competenza dei responsabili per la transizione alla modalità digitale, dei diversi responsabili ICT e, più ampiamente, della dirigenza nelle pubbliche amministrazioni;
- Analizzare il processo di trasformazione digitale delle imprese italiane e l’impatto del piano nazionale Impresa 4.0 (già Industria 4.0);
- Esaminare l’esito dei progetti ICT strategicamente più rilevanti portati avanti dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali attraverso la verifica dei risultati raggiunti in rapporto agli obiettivi prefissati, evidenziando, se del caso, suggerimenti e correttivi per il futuro;
- Analizzare i rapporti fra pubbliche amministrazioni centrali e locali e le società ICT in-house pubbliche, esaminare i progetti attivati e i risultati conseguiti, le modalità di procurement ITC;
- Monitorare l’adeguatezza e la realizzazione delle infrastrutture digitali nazionali, il completamento delle piattaforme abilitanti e la loro adozione da parte delle pubbliche amministrazioni secondo quanto stabilito dal codice dell’amministrazione digitale, dal modello strategico di evoluzione del sistema informativo della pubblica amministrazione e dal Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione;
- Analizzare le ricadute della trasformazione digitale dei servizi pubblici sui cittadini, esaminando in particolare le motivazioni che portano allo scarso utilizzo dei servizi on line;
- Monitorare l’evoluzione tecnologica della sanità digitale (e-health) e delle sue conseguenze a livello sistemico e individuale.