Frequenze

Spectrum sharing. Intervista doppia a Antonio Nicita e Francesco Posteraro (Agcom): ‘Ecco come funzionerà’

a cura di Paolo Anastasio |

Intervista doppia ai commissari Antonio Nicita e Francesco Posteraro (Agcom) che illustrano i contenuti del provvedimento per l’assegnazione e l’utilizzo delle frequenze disponibili in banda 3.6-3.8 Ghz

Come preannunciato ieri, Agcom ha approvato il regolamento che definisce le procedure e le regole per l’assegnazione e l’utilizzo delle frequenze disponibili nella banda 3.6-3.8 MHz (Banda C). L’obiettivo è valorizzare risorse spettrali con la formula dello spectrum sharing e per molteplici utilizzi, che vanno dalla copertura delle aree a fallimento di mercato (Cluster D) alla liberazione di spettro aggiuntivo per LTE e in prospettiva 5G. Abbiamo incontrato i due relatori del provvedimento, i commissari Agcom Antonio Nicita e Francesco Posteraro, e in questa intervista doppia abbiamo chiesto loro di illustrarci a grandi linee il provvedimento, in corso di pubblicazione.

Key4biz. Qual è l’obiettivo e quali le difficoltà affrontate dall’Autorità per stilare il provvedimento di valorizzazione della Banda C?

 

Francesco Posteraro. Il problema più rilevante che l’Autorità ha dovuto affrontare in questo procedimento è stato senza dubbio il bilanciamento tra due esigenze contrapposte: quelle relative alle Fixed Wireless, come richiesto dal Mise e come riportato nel documento BUL del Governo, e quelle auspicate dall’Europa sul rilascio di spettro aggiuntivo per usi LTE nella prospettiva small cells e 5G.  Le bande in questione costituiscono infatti una risorsa complementare alle frequenze già detenute dagli operatori mobili per fornire accesso in banda larga ad alta capacità nelle zone urbane in mobilità. AGCOM ha messo a consultazione una prima bozza del provvedimento contenente soluzioni alternative, e tutti gli operatori interessati che lo hanno ritenuto hanno fornito le proprie posizioni, assai diverse quanto a tecnologie e modelli di business.

Key4biz. Veniamo al contenuto del provvedimento…

 

Francesco Posteraro. L’Autorità metterà a disposizione due blocchi di frequenze di tipo “A”, (105 MHz disponibili, da 3695 a 3800 MHz) che sono quelle più libere da interferenze e che rappresentano il “cuore” della capacità frequenziale in gioco. Tali blocchi saranno simmetrici e di dimensione di 50 MHz l’uno, e i 5 Mhz rimanenti vengono pertanto lasciati come banda di guardia tra i lotti A e i lotti B per meglio controllare eventuali interferenze sia tra i nuovi acquirenti che tra i nuovi e i vecchi utilizzatori (ponti radio Rai e Telecom Italia per usi televisivi).

Key4biz. Questi lotti A presentano una divisione geografica tra “città” e “territorio”. Si tratta di una importante innovazione, fortemente auspicata dalla Cept.

 

Antonio Nicita. La decisione di Agcom presenta dei profili di assoluta novità a livello europeo: introduce infatti sui lotti A un modello di condivisione dello spettro su base geografica tra usi licenziati che possono – e probabilmente saranno – diversi (ad esempio, banda larga in mobilità nei centri urbani e servizi fissi wireless nelle aree extraurbane). Questo modello per funzionare bene richiede certo coordinamento, e quindi regole per quanto possibile chiare, semplici e di facile attuazione per la gestione delle interferenze, anche alla luce degli studi empirici già disponibili a livello internazionale.

Key4biz. Operativamente come sarà gestita la condivisione delle frequenze e il problema delle interferenze?

Francesco Posteraro. L’attuazione del “modello di condivisione” delle frequenze è compito del Mise che dovrà specificarlo nel bando di gara, in armonia con i principi generali stabiliti dall’AGCOM e le best practices suggerite dalla normativa tecnica europea (Raccomandazione ECC (15)01). Qualora le condizioni generali di condivisione risultassero non sufficienti, il Mise potrebbe imporre una normativa tecnica più stringente anche ad esito dei lavori di un tavolo tecnico con gli operatori. Per facilitare il coordinamento e per evitare interferenze, gli operatori aggiudicatari dovranno costruire un database delle installazioni, e, in particolare, dei propri apparati attivi. Per gestire le interferenze, questi database dovranno essere resi accessibili senza oneri al Ministero dello Sviluppo Economico, cui sono affidati compiti di vigilanza. Ogni operatore dovrà inoltre rendere disponibili i dati pertinenti del proprio database sia agli altri aggiudicatari sia agli utilizzatori dei servizi primari esistenti.

 

Key4biz. Cosa significa nei fatti “sharing geografico” e perché viene così enfatizzato?

 

Antonio Nicita. Senza dubbio l’introduzione dello sharing geografico costituisce una importante innovazione a livello internazionale che farà del caso italiano un’esperienza di rilievo per gli altri paesi che seguiranno. Essa permetterà, come ha dimostrato un recente studio GSMA presentato alla Conferenza di Ginevra, la massimizzazione del beneficio sociale dall’uso di questa porzione di spettro.

 

 

Key4biz. Come funzionerà concretamente la divisione geografica?

Antonio Nicita. I lotti “città”, che avranno dimensione nazionale, includono tutti i capoluoghi di provincia, tutti i comuni a loro contigui che abbiano più di 5.000 abitanti e densità maggiore di 1.000 ab/kmq, presenti nella stessa provincia (circa il 41% della popolazione italiana). Tali lotti, che probabilmente interesseranno maggiormente i mobili per utilizzi “small cells”, IoT, 5G e così via permetteranno quindi lo sviluppo di investimenti cospicui e ampia disponibilità di risorse (100 MHz) su banda larga in mobilità. I lotti “città” verranno commercializzati tramite una procedura d’asta classica.

Key4biz. E il resto del territorio?

 

Antonio Nicita. Il resto del territorio comprenderà invece tutta la rimanente parte del territorio nazionale (circa il 59% della popolazione), e tali lotti verranno divisi in cluster regionali o macroregionali. In particolare, il criterio di aggregazione suggerito da AGCOM è quello macroregionale, simile a quanto già sperimentato sulla gara WiMax. Questi lotti vengono assegnati sulla base di una procedura a “beauty contest” nella quale le offerte verranno valutate in base a criteri che per il 70% dei punti privilegiano le capacità e il timing di copertura degli operatori, avendo come riferimento particolare le aree D del il piano BUL del Governo, mentre il 30% dei punti è attribuito in base all’offerta economica.  La durata dei diritti d’uso nei lotti A è di 15 anni.

Key4biz. Il provvedimento posto in consultazione riferiva anche di un altro gruppo di frequenze, il cosiddetto Lotto B.

 

Francesco Posteraro. E’ stata infatti prevista l’immediata messa a disposizione di ulteriori risorse, un gruppo di frequenze denominate ”Lotti B”, (pari a 95 MHz disponibili, da 3600 a 3695 MH). Si tratta di frequenze in parte ancora utilizzate dai ponti radio di Rai e Telecom e che il Mise, nell’ambito di un più generale processo di refarming, sta progressivamente liberando. Su queste frequenze AGCOM suggerisce l’uso di licenze “locali”, che al massimo potranno avere estensione macroregionale. L’Autorità ha inoltre previsto una procedura in base alla quale il Mise segnala al mercato quali frequenze sono disponibili, e, a seguito di tale avviso, gli operatori possono presentare domanda di aggiudicazione ed eventualmente un’offerta economica. La procedura AGCOM consentirà pertanto al Mise di assegnare immediatamente tali lotti via via che il refarming viene completato.

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