Come ogni anno, anche per il 2019, l’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America (Office of the United States Trade Representative, USTR), membro dell’ufficio esecutivo del Presidente degli Stati Uniti d’America, ha diffuso la nuova edizione dello “Special Report 301”, il documento ufficiale del Governo americano in cui si analizza lo stato della tutela della proprietà intellettuale (IP) a livello globale.
Sostanzialmente, si tratta di una lista mondiale di quei Paesi che (dal punto di vista di Washington) non stanno facendo abbastanza per proteggere i diritti di proprietà intellettuale degli Stati Uniti.
Oltre la minaccia e i danni effettivi della pirateria online (audiovisiva principalmente), il Report prende in considerazione molte altre problematiche afferenti la proprietà intellettuale, tra cui la contraffazione, la violazione di brevetti e di segreti commerciali.
Nel nuovo Report USTR, i Paesi al mondo che non dispongono ancora di una legislazione adeguata a protezione della proprietà intellettuale sono 36: 11 nella lista nera prioritaria (“Priority Watch List”, i restanti in quella da tenere sotto controllo in maniera generale e costante (“Regular Watch List”).
Focalizzandoci sul fenomeno della pirateria, il Report evidenzia una forte attività criminale portata avanti soprattutto attraverso l’uso diffuso di Illicit Streaming Devices, o ISD, cioè sfruttando i dispositivi predisposti per ricevere lo streaming illegale.
In cima alla lista nera troviamo: Argentina, Brasile, Cina, Repubblica Dominicana, Hong Kong, India, Indonesia, Messico, Perù, Arabia Saudita, Singapore, Taiwan, Vietnam. La Cina, in particolare, è considerato il più grande hub manifatturiero per la realizzazione dei device pirata.
Le vendite globali e l’uso di dispositivi per lo streaming illegale (ISD) sono in crescita e rappresentano una diretta minaccia per i creatori di contenuti, i campionati sportivi e le esibizioni dal vivo, oltre allo streaming legale dei fornitori di servizi di media on-demand e over-the-top. La pirateria ISD è la combinazione di media box, set-top box o altri dispositivi con applicazioni pirata (app) che consentono agli utenti di eseguire lo streaming, scaricare o accedere in altro modo a contenuti non autorizzati da Internet.
Altra minaccia alla proprietà intellettuale arriva dalla pratica pirata del camcording, cioè la registrazione illegale di film direttamente nelle sale cinematografiche, grazie all’utilizzo di qualsiasi dispositivo di registrazione audio e video.
In questo caso, i Paesi segnalati dal Report sono Russia, India, Messico e Cina.
Nello specifico, il documento evidenzia come Paesi tra cui l’Argentina, il Brasile, l’Ecuador, il Perù e Taiwan, ancora non criminalizzano in modo efficace tale reato.
Bene invece le nuove disposizioni di legge avanzate in questo senso in Canada, Giappone e Filippine.
In India, recentemente, è stata aggiornata la legislazione in vigore è oggi il reato di camcording costa ai pirati presi in flagrante oltre 3 anni di carcere.
“Il report redatto dallo USTR richiama l’attenzione sul fenomeno delle IPTV pirata e del camcording” – ha dichiarato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV – “Dietro le IPTV pirata si nascondono delle vere e proprie mentalità criminali che operano in maniera piramidale proponendo abbonamenti a pagamento e gestendo anche una infrastruttura tecnica relativamente complessa. In Italia le nostre stime rivelano come questo fenomeno coinvolga quasi 5 milioni di persone e in tutto il mondo questa tipologia di pirateria è molto diffusa ed utilizzata” .
“Il camcording, invece, rappresenta ancora la fonte primaria della pirateria per quanto riguarda le nuove uscite cinematografiche. Gruppi organizzati di persone si occupano, infatti, del reperimento della traccia video e audio di un film registrandolo direttamente nelle sale. Il contenuto abusivamente registrato viene poi editato e migliorato il più possibile, prima di essere caricato online. Da questo punto di vista ci auguriamo fortemente che il Governo possa quanto prima finalizzare la modifica normativa volta alla trasformazione del camcording da illecito amministrativo a vero e proprio reato, modifica che riteniamo di fondamentale importanza per il contrasto di questo fenomeno”, ha precisato il Segretario Generale .