Nell’era dell’informazione, l’accesso alla rete rappresenta un fattore abilitante per lo sviluppo economico e sociale, un diritto fondamentale per l’esercizio di una cittadinanza piena e consapevole. Eppure, il divario digitale persiste, escludendo intere comunità da questa opportunità e creando disparità crescenti. In questo contesto, la tecnologia satellitare emerge come uno strumento potente per superare il digital divide, grazie alla sua capacità di raggiungere aree remote e marginalizzate, indipendentemente dalla presenza di infrastrutture terrestri.
Offrendo connettività a banda larga anche nelle zone più isolate, i satelliti abilitano l’accesso a servizi essenziali come l’istruzione, la telemedicina e l’e-government, favorendo l’inclusione sociale e lo sviluppo economico.
Così la pensa Nicolas Guillermin, Policy Officer presso la Commissione Europea, specializzato nel campo dello Spazio. Guillermin era nella lista di riserva per gli esperti nel campo dello spazio (AD9) di un concorso del 2022. La lista di riserva, che include altri esperti spaziali, è valida fino al 31 dicembre 2026. “L’approccio migliore è quello delle partnership pubbliche e private. “I satelliti svolgono un ruolo fondamentale nel garantire l’accesso a Internet in aree remote e poco servite, dove le infrastrutture terrestri, come i cavi in fibra ottica o le torri di telefonia mobile, sono difficili o costose da implementare.Ciò è particolarmente importante per colmare il divario digitale”.
LEO per ridurre il digital divide
In qualità di funzionario politico presso la Commissione europea specializzato in ambito spaziale, Nicolas Guillermin è coinvolto in iniziative relative alla promozione dell’accesso a Internet via satellite, al finanziamento di progetti pilota e la creazione di politiche che incoraggino l’uso della tecnologia satellitare. Insieme all’Agenzia spaziale europea (ESA) e all’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) su iniziative legate all’accesso a Internet via satellite. Secondo Guillermin, l’approccio LEO è il più indicato per perseguire l’equità nella distribuzione della connettività a livello globale.
“I satelliti LEO orbitano a una distanza molto inferiore rispetto ai satelliti geostazionari, il che si traduce in una latenza significativamente ridotta. Questa minore latenza è fondamentale per applicazioni che richiedono una risposta in tempo reale, come videoconferenze, giochi online e servizi di telemedicina. Grazie alla loro vicinanza alla Terra, i satelliti LEO hanno l’opportunità di offrire velocità di connessione più elevate rispetto a quelli tradizionali. Ciò è particolarmente importante per le comunità rurali e remote che spesso hanno accesso limitato a connessioni a banda larga veloci. Le costellazioni di satelliti LEO possono fornire una copertura globale e continua, raggiungendo anche le aree più remote e difficili da raggiungere con le infrastrutture terrestri”.
I ruoli dei satelliti
Per fornire una connessione tridimensionale e migliorare la connettività, la tecnologia ha sviluppato strumenti che possono essere intersecati con quelli odierni, come il 5G, per fornire collegamenti stabili e veloci. “La visione più corretta è quella in cui in una infrastruttura di telecomunicazione ci sono diverse tecnologie dipsonibili che possono essere utilizzate insieme, al meglio, anche con accordi tra le parti” afferma Michele Zorzi, professore ordinario di Telecomunicazioni dell’Università di Padova e CNIT. “Le reti satellitari riescono a dare una copertura completa ma la capacità in aree densate popolate non sono ottimali come quelle delle reti mobili. Non c’è grossa concorrenza tra le varie opportunità di connettività oggi, è più una questione di mantenimento di posizione tra provider e telco”.
Il satellite può essere utilizzato anche per il monitoraggio dell’ambiente e il territorio. “Bisogna creare un connubio tra il mondo della ricerca e le istituzioni in relazione alle sfide economiche dettate dal monitoraggio ambientale, la comprensione dei rischi e del cambiamento climatico. Come CNR e mondo accademico, vogliamo supportare lo sviluppo dei vari programmi spaziali. Come esperti, la stessa ASI ci ha convocato per consolidare il service segment del programma Iride” le parole di Francesco Soldovieri, Direttore, Istituto rilevamento elettromagnetico Ambiente (IREA) del CNR.
Monitorare dall’alto
Soldovieri ha giustamente evidenziato la necessità di unire le forze tra il mondo scientifico e le istituzioni per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico e dalla gestione del nostro Pianeta. I satelliti, in questo contesto, si configurano come strumenti essenziali per osservare e comprendere la Terra. Attraverso i loro sensori, questi “occhi” nello Spazio ci permettono di analizzare lo stato di salute, fornendo un flusso continuo di informazioni su foreste, oceani, atmosfera e suolo. Possiamo così monitorare fenomeni come la deforestazione, l’inquinamento, l’avanzare della desertificazione e lo scioglimento dei ghiacciai, ottenendo dati cruciali per comprendere l’impatto delle attività umane e dei cambiamenti climatici.