Rapporto Draghi

Space industry, Mario Draghi: ‘Ue perde terreno, costretta ad affidarsi a Space X. Serve mercato unico dello Spazio’

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Armonizzare le licenze, aggregare la spesa e creare un fondo industriale per lo spazio fra le proposte del rapporto Draghi per il rilancio della Space economy europea.

Troppa frammentazione, scarsi investimenti e non coordinati e la mancanza di un mercato unico digitale sono gli ostacoli principali da superare per rilanciare la space economy europea, che insieme alla Difesa, rischia di restare indietro nella corsa globale afflitta da quel nanismo che sta minacciando l’economia dell’Unione.

“Costruire capacità interna per tecnologie avanzate sarà più efficace se le priorità e i requisiti della domanda saranno coordinati in anticipo. Lo stesso vale per la difesa e lo spazio: tutti gli Stati membri diventeranno più sicuri se l’industria della difesa europea riuscirà a soddisfare nuove richieste e a sviluppare nuove tecnologie, e se l’UE manterrà un accesso autonomo allo spazio”. E’ quanto si legge nel rapporto Draghi sulla competitività appena pubblicato dall’ex presidente della BCE, che si sofferma con un capitolo a sé sulle priorità dell’industria spaziale europea.

Settore spaziale sta perdendo terreno nella Ue

La Ue, si legge nel report, ha sviluppato un settore spaziale di livello mondiale, nonostante investimenti di gran lunga inferiori “ma ora sta cominciando a perdere terreno”.

“L’UE finanzia, possiede e gestisce infrastrutture spaziali critiche. Ha sviluppato risorse e capacità strategiche di livello mondiale, con competenze tecniche alla pari con altre potenze spaziali nella maggior parte dei settori. Ad esempio, nella navigazione satellitare, Galileo fornisce le informazioni di posizionamento e temporizzazione più accurate e sicure, anche per applicazioni militari. Nell’osservazione della Terra, Copernicus offre i dati più completi al mondo, anche per il monitoraggio ambientale e dei cambiamenti climatici, la gestione delle catastrofi e la sicurezza. Tuttavia, l’UE ha perso la sua posizione di leader di mercato nei lanciatori commerciali (Ariane 4-5) e nei satelliti geostazionari. Ha dovuto fare affidamento temporaneamente sui razzi Space X per lanciare i satelliti per il suo programma strategico Galileo. L’UE è inoltre in ritardo rispetto agli Stati Uniti nella propulsione missilistica, nelle mega-costellazioni per telecomunicazioni e nei ricevitori e nelle applicazioni satellitari, che è un mercato molto più ampio rispetto agli altri segmenti spaziali. Come l’industria della difesa, il settore spaziale soffre di un marcato divario di investimenti con i suoi principali concorrenti. Negli ultimi quarant’anni, gli investimenti hanno oscillato tra il 15% e il 20% dei livelli degli Stati Uniti. Nel 2023, la spesa pubblica in Europa per lo spazio ammontava a 15 miliardi di USD, rispetto ai 73 miliardi di USD degli Stati Uniti. Si prevede che la Cina supererà l’Europa nei prossimi anni, raggiungendo una spesa di 20 miliardi di USD entro il 2030.

Aggregare la domanda e gli investimenti

Pesa sulla industry dello Spazio, così come sulla Difesa, una insufficiente aggregazione e coordinamento della spesa pubblica in Europa, che aggrava la frammentazione industriale.

Serve quindi, secondo Draghi, un ricorso maggiore all’aggregazione della domanda che nell’industria della Difesa rappresenta soltanto il 18% della spesa nel 2021, sotto al benchmark fissato al 35% dall’Agenzia europea della Difesa.  “Questa mancanza di coordinamento crea un circolo vizioso per l’industria della Difesa”. Ma questo stesso problema vale anche per l’industria spaziale. “Inoltre, l’Agenzia spaziale europea (ESA) opera in base al principio del “ritorno geografico”, il che significa che investe in ciascuno dei suoi paesi membri attraverso contratti industriali per programmi spaziali una cifra che è simile al contributo finanziario del paese all’agenzia. Questo principio porta a un’inevitabile frammentazione delle catene di fornitura, all’inutile duplicazione delle capacità in mercati relativamente piccoli e a una discrepanza tra gli attori industriali più competitivi e l’effettiva allocazione delle risorse”.

Nuove regole per Governance e investimenti. Rimuovere il principio del ritorno geografico

“Il settore spaziale europeo trarrebbe vantaggio da regole di governance e investimento aggiornate e da un maggiore coordinamento della spesa pubblica in un vero mercato unico per lo spazio. Il rapporto raccomanda di rimuovere progressivamente il principio di ritorno geografico dell’ESA”, si legge ancora.

Serve uno Space single market e regole armonizzate per le licenze

“Le regole di appalto dell’ESA dovrebbero riflettere l’esito della concorrenza industriale e la scelta dei migliori fornitori, e le risorse dovrebbero essere concentrate su progetti che dimostrano il potenziale per un significativo progresso scientifico o tecnologico, indipendentemente dalla posizione delle entità partecipanti. Questo processo dovrebbe essere accompagnato dall’istituzione di un mercato unico per lo spazio funzionante, con standard comuni e l’armonizzazione dei requisiti di licenza (in linea con la prevista legge spaziale dell’UE)”, si legge ancora.

Proposto un fondo industriale per lo spazio con la Commissione Ue come cliente di riferimento

“Si propone inoltre di istituire un fondo industriale spaziale multiuso che consentirebbe alla Commissione europea di agire come “cliente di riferimento” per acquistare congiuntamente servizi e prodotti spaziali e finanziare tecnologie critiche, aiutando la base industriale dell’UE ad aumentare la propria capacità. Analogamente, le priorità strategiche congiunte per la ricerca e l’innovazione spaziale dovrebbero essere supportate da un maggiore coordinamento, finanziamento e messa in comune delle risorse per lo sviluppo di nuovi grandi programmi congiunti dell’UE”, chiude il report.

Per approfondire:

The future of European competitiveness

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