Space industry

Space Factory 4.0, la rete delle fabbriche spaziali interconnesse in Italia. Ecco il logo

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Un modello di “Partenariato Pubblico-Privato” (PPP) che può contare tramite l’Agenzia per il 49% sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), mentre al restante 51% provvederanno investitori privati.

Il loro della rete delle Space Factory italiane

Parola d’ordine: sinergia tra soggetti pubblici e privati. Su questo si basa il progetto italiano di una rete di fabbriche interconnesse centrate sull’integrazione delle tecnologie digitali più avanzate, Space Factory 4.0. di cui l’Agenzia spaziale italiana (Asi) ha presentato il nuovo logo.

Un modello di integrazione orizzontale di “Partenariato Pubblico-Privato” (PPP) che può contare tramite l’Agenzia per il 49% sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), mentre al restante 51% provvederanno investitori privati.

Come spiegato sul sito dell’Asi, nella parte superiore del logo è posizionato il nome dell’Agenzia spaziale nazionale, ente promotore del progetto e del Made in Italy spaziale, messo in evidenza dal tricolore nell’anello interno, sinonimo di eccellenza italiana nel settore aerospaziale.

L’icona di un satellite identifica il core business del progetto – si legge nella nota stampa – e le stelle identificano l’ubicazione sul territorio italiano degli stabilimenti di produzione delle cinque aziende partner. Nella parte inferiore compaiono i nomi delle cinque aziende produttrici che partecipano al progetto”.

Produrre nuove costellazioni satellitari made in Italy

Obiettivo della rete italiana di fabbriche spaziali è produrre una nuova famiglia di piccoli satelliti tecnologicamente avanzati che daranno vita a nuove costellazioni satellitari.

La rete ha preso il via con l’inaugurazione dell’Argotec SpacePark a Torino e l’apertura della divisione CESI Space a Milano per la produzione delle nuove celle solari.

Nei prossimi giorni è attesa l’inaugurazione del nuovo stabilimento di Sitael a Mola di Bari.

Ma non finisce qui, perché durante i prossimi mesi arriveranno anche la nuova space factory di Thales Alenia Space a Roma e la facility per i test acustici dei satelliti del CIRA.

Lanciata nuova costellazione di Cubesat italiani per lo studio scientifico degli eventi astronomici

Il nostro Paese, comunque, ha già inviato nello spazio costellazioni satellitari costruite con competenze e tecnologie italiane per il progresso scientifico, lo studio, la rilevazione e localizzazione di eventi astronomici casuali di varia natura, come i lampi di raggi gamma.

A metà marzo, dalla Vandenberg Space Force Base (VSFB) in California, negli Stati Uniti, è stata lanciata con successo, a bordo dalla missione Transporter 13 di Space X, la costellazione HERMES Pathfinder (High Energy Rapid Modular Ensemble of Satellites) dell’Asi.

Sei piccoli satelliti chiamati Cubesat 3U integrati su una piattaforma di rilascio ION realizzata dalla società D-Orbit, posizionata su un vettore Falcon 9, sono stati collocati su un’orbita eliosincrona ad un’altitudine di circa 500-520 km, con un’inclinazione di 97,44 gradi i sei nanosatelliti.

Finanziati principalmente dall’Agenzia, e con il contributo tecnico/scientifico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), del Politecnico di Milano (PoliMi) e dell’Università degli Studi di Cagliari (UniCa), “i sei Cubesat hanno l’obiettivo di rappresentare una svolta nel campo dell’astrofisica multi-messaggero ad alta energia e dell’impiego di nanosatelliti per missioni spaziali sfidanti”, si legge sul sito dell’Asi.

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