Alla recente COP22 di Marrakech, Enel Foundation e The Harvard Project on Climate Agreements hanno spieganto in che modo i Non-Party Stakeholders (aziende, Ong, università, enti di ricerca) possono aiutare i governi a centrare gli obiettivi di Parigi.
Misurare, valutare, rifinire. Come per un sarto meticoloso, confezionare un perfetto abito su misura, degno dei più alti esponenti istituzionali, richiede conoscenza di tessuti, modelli, fili. Serve la piena padronanza del mestiere, ma anche la capacità di aggiornare continuamente metodo di lavoro, strumenti, conoscenze. E quindi verificarne l’efficacia.
Non-Party stakeholders, con questa definizione si intendono tutti i soggetti non istituzionali – dalle grandi corporate, al sistema delle piccole e medie imprese, delle ONG, fino alle università e agli enti di ricerca – che possono mettere a disposizione esperienze, conoscenze e metodologie per aiutare i governi a dare attuazione agli impegni assunti (Intended Nationally Determined Contribution-INDC) con l’accordo di Parigi.
Gli obiettivi del progetto sono stati illustrati il 16 novembre scorso, nell’evento “The Paris Agreement’s Transparency Framework: A Building Block for Enhanced Mitigation”, occasione in cui sono stati presentati i contenuti del Paper “Living Mitigation Plans: The Co-Evolution of Mitigation Pledge and Review“, messo a punto da Joseph Aldy, Associate Professor of Public Policy dell’Harvard Kennedy School e già Special Assistant for Energy and Environment del presidente USA Barack Obama (ripotando all’Ufficio Energia e cambiamenti climatici alla Casa Bianca), in collaborazione con la Fondazione Enel, proponendo alcune implicazioni di policy ai governi e stakeholder.
Il documento puntava a costruire un sistema condiviso, chiaro e trasparente di criteri e target, in continuo aggiornamento, per individuare gli strumenti necessari non solo a realizzare le azioni di mitigazione delle emissioni climalteranti, ma anche per valutare l’efficacia degli interventi messi in campo e il modo per migliorarli.
In altre parole, un metodo di lavoro per poter cogliere, in tutti i settori, le opportunità offerte dall’accordo di Parigi per accelerare la transizione verso un’economia decarbonizzata e più sostenibile.
Il “Living Mitigation Plans”, ha spiegato Daniele Agostini, Head of Low Carbon and European Energy Policies di Enel, intervenendo all’evento, “rappresenta un’importante opportunità per favorire lo scambio di informazioni e delle migliori pratiche per consentire ai governi di rivedere e aggiornare in modo dinamico i propri INDC. Questo darebbe maggiore stabilità all’azione politica, faciliterebbe le aziende nell’indirizzare i propri investimenti nel medio e lungo periodo, aumenterebbe la trasparenza nel processo di gestione dei piani d’azione per il clima e rafforzerebbe la responsabilità di tutti gli stakeholder nel raggiungere gli obiettivi fissati”.
Un percorso che ha nella riduzione dell’utilizzo di fonti fossili nelle attività industriali e produttive, l’obiettivo principale, rispetto al quale il business dell’energia svolge un ruolo di particolare rilievo. Per il settore energetico, i criteri chiave per guidare gli investitori nel valutare il futuro rispetto agli impegni assunti con gli INDC dovranno far riferimento alla capacità delle aziende di abbandonare asset di business tradizionale a favore di tecnologie innovative e low carbon e alla completezza delle strategie per ridurre le emissioni di CO2nella generazione di energia, favorire l’aggiornamento delle regolamentazioni nelle legislazioni nazionali e puntare su ambiti considerati prioritari come la diffusione delle fonti di energia rinnovabile, la promozione dell’efficienza nei consumi e di un nuovo modello di trasporto sostenibile, a partire dalla mobilità elettrica.
Un’inizativa che vuole quindi porre le basi di un meccanismo trasparente e trasversale, che permetta di comparare e individuare le azioni di mitigazione più efficaci messe in campo dai diversi Paesi, individuando e aggiornando le metriche, per valutare l’azione dei governi e di tutti gli stakeholders coinvolti. In questo modo è possibile promuovere l’apprendimento di politiche efficaci e sviluppare approcci innovativi di mitigazione e contrasto al riscaldamento globale, anche in vista dell’aggiornamento degli INDC atteso per il 2018.