Salute ambientale e vitalità degli ecosistemi, qualità dell’aria, potabilità dell’acqua, estensione delle foreste e dei boschi, biodiversità e tutela degli habitat naturali, contrasto al global warming e ai cambiamenti climatici, sono le principali voci che compongono l’indice globale di sostenibilità ambientale.
L’Environmental performance index, o Epi, è stato sviluppato a partire dal 2002 dalla Yale University e dalla Columbia University, in collaborazione con il Forum economico mondiale e la Commissione europea, per supportare, promuovere ed accelerare i programmi ambientali delle Nazioni Unite.
I primi 20 Paesi più virtuosi
Pubblicata a ridosso della Giornata mondiale dell’ambiente (World environment day), è online l’edizione 2020 dell’Epi, che vede al primo posto per la sostenibilità ambientale la Danimarca, seguita da Lussemburgo, Svizzera, Regno Unito e Francia, a completamento della Top Five.
Seguono Austria, Finlandia, Svezia, Norvegia e Germania, che vanno a definire le prime dieci posizioni.
Come si può notare sono tutti Paesi del Nord Europa, il primo Paese extracomunitario è il Giappone, al 12° posto, seguito dall’Australia al 13°, quindi Canada al 20°, Stati Uniti al 24°, Cina al 120° posto e India al 168°.
Il ranking mondiale copre 180 posizioni e gli ultimi posti sono occupati, oltre che dall’India, Afghanistan e Myanmar, da Paesi africani come Ghana, Burundi, Chad, Madagascar, Guinea, Sierra Leone, Costa d’Avorio, Liberia.
Sostenibilità, Italia al 20° posto
L’Italia si trova al 20° posto assieme a Repubblica Ceca a Malta. Un risultato mediocre, che ci deve spronare a fare molto di più in termini di azioni concrete per favorire la sostenibilità ambientale.
Considerando le 12 categorie che compongono l’indice, il nostro Paese si piazza al primo posto per la qualità dei biomi terrestri, per la salute degli ecosistemi, per la qualità dell’acqua potabile.
Male invece per le azioni di contrasto al climate change, per i risultati relativi alla lotta all’inquinamento atmosferico, come anche per la continua perdita di foreste e l’eccessivo consumo di suolo.