La velocità di una connessione Internet è un concetto sfuggente, e non dovrebbe esserlo. Almeno, questa è l’impressione quando si confrontano le mirabolanti prestazioni vantate dai provider nostrani con il tempo effettivo che impieghiamo per scaricare un file voluminoso, scambiare dei dati sul cloud o vedere in streaming un film o un episodio di serie tv senza che ci siano continui problemi di buffering.
I motivi che minano la velocità effettiva di una connessione e che rendono di fatto i 100, 200, 1000 Megabit vantati dalle offerte che quotidianamente sottoscriviamo possono essere diversi. In caso di fibra FTTC (Fibet to the cabinet), ad esempio, basta un armadio stradale troppo lontano dal domicilio per rendere impensabili velocità superiori a quella di una buona ADSL; in un condominio può esserci una notevole congestione (soprattutto alla sera) perché diverse persone si collegano facendo riferimento allo stesso impianto; ancora, la linea può essere semplicemente difettosa, per l’usura, per un guasto o per degli errori nel cablaggio.
Tutto questo, naturalmente, al netto delle nostre abitudini, come la mania di usare il wireless anche per un PC fisso (quando una connessione cablata darà performance migliori praticamente sempre), la presenza di decine di dispositivi che affollano la stessa connessione e qualche settaggio sbagliato. Il risultato, alla fine, è il medesimo: paghiamo canoni anche cospicui per non vedere sensibili miglioramenti nella navigazione rispetto alla situazione precedente.
E per quanto riguarda la telefonia mobile? Il 4G è stato una rivoluzione, e ancora più radicale sarà il passaggio al 5G, ma le volte in cui l’indicazione “LTE” sui nostri cellulari si trasforma in un desolante “E”, a segnalare solo la vecchissima connessione EDGE (il 2G, insomma), sono tutt’altro che rare: con certi operatori basta entrare in casa e notare come la qualità del segnale diminuisca in maniera rapidissima, rendendo così impossibile sostituire la propria connessione fissa con il traffico dati di Internet mobile, ormai potenzialmente conveniente da un punto di vista economico ma con seri ostacoli da quello logistico.
Regioni a fallimento di mercato e città a macchia di leopardo
Per questo assumono particolare interesse gli studi che analizzano le velocità effettive delle connessioni in Italia: perché ci mettono di fronte alla realtà, che non sempre è quella delle brochure e delle offerte allettanti. È una realtà fatta invece di regioni a fallimento di mercato, dove Internet non arriva e se arriva va bene a malapena per scaricare la posta, di posti dove il satellitare è l’unica speranza per poter accedere a ciò che ormai è considerato un bene inalienabile. Ma anche nelle metropoli, dove sarebbe lecito pensare di poter usufruire di infrastrutture al top, spesso ci sono problemi, e non c’è nulla di più comune che vedere cartelloni annunciare l’arrivo di connessioni superveloci fisse o 4G e LTE Advanced nel proprio Comune e poi scoprire che la propria via “non è coperta”, e soprattutto non lo sarà a breve termine.
Per conoscere la velocità di una connessione fissa a Internet – che sia ADSL o fibra ottica – basta affidarsi a uno speed test affidabile, come quello di SosTariffe.it in grado di indicare, al di là di quanto indicato dagli stessi provider, la velocità di download effettiva per ogni operatore. Ma in media, quali sono le prestazioni della Rete italiana?
L’Agcom broadband map
L’Agcom ha previsto anche un altro strumento molto interessante per valutare la velocità della Rete in Italia: l’Agcom broadband map, che dà una rappresentazione grafica della velocità media di Internet e permette, con un solo colpo d’occhio, di cogliere le criticità del territorio italiano. Basta guardare ad esempio Milano per scoprire che, senza contare la fibra ottica, non c’è una sola zona dove la velocità dell’ADSL sia effettivamente al massimo, cioè tra 10.6 e 14.0 Mbit/s, come invece accade per comuni limitrofi come San Donato Milanese: la maggior parte della più avanzata metropoli italiana non va oltre i 6-8.1 Mbit/s, con qualche punta tra 8.1 e 10.6 Mbit/s. Non esaltante, anzi.
Lo studio sulle connessioni mobili
Per quanto riguarda le connessioni mobili, l’Agcom ha recentemente pubblicato il primo resoconto della sua campagna di misurazione per le Internet mobile a banda larga in Italia, la seconda a basarsi su nuovi criteri (come ad esempio l’adozione degli smartphone Android con capacità di navigazione su rete LTE come benchmark, al posto delle ormai obsolete chiavette).
Le misurazioni hanno avuto luogo dal 24 ottobre del 2016 fino all’8 marzo del 2017, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 20, con i quattro operatori principali (3, TIM, Vodafone e Wind). A parte qualche piccolo problema metodologico dovuto alla velocità con cui muta il panorama della telefonia in Italia (3 e Wind sono ancora separate e alcune offerte utilizzate per il test non ci sono più) i risultati evidenziano dapprima la media della velocità del 3G nelle 30 città prese in esame (9,523 Mbps in download e 2,912 Mbps in upload). Le disparità tra le regioni già qui sono notevoli: se Lombardia e Piemonte possono vantare una media superiore a 11 Mbps, nel Lazio già si scende a 7,7 e in Sardegna a 6,9.
E il 4G? Meglio, ma la differenza forse non è straordinaria come ci si aspetterebbe: 27,7 Mbps di download in media e circa 20 Mega per l’upload. Inoltre, c’è una sostanziale differenza tra le aree urbane e quelle extraurbane, e sono da rilevare anche i casi delle rilevazioni in movimento. Ad esempio, per il percorso Campobasso-Matera con il 3G, in autostrada e in strada statale, a una velocità media di 91 chilometri orari, il download medio è di 6,272 Mbps e l’upload di 2,365 Mbps; sicuramente meglio del tratto Firenze-Prato, a 52 km/h in autostrada, con 5,166 Mbps in download e 1,249 Mbps in upload, mentre tra Milano e Novara, a 73 km/h, sempre in autostrada, si va a 10,489 Mbps e a 2,470 Mbps rispettivamente per il download e l’upload. Per il 4G, tra Aosta e Milano il download è a 19,389 Mbps e l’upload 12,752 Mbps, a dimostrazione che è proprio il secondo valore, in gran parte dei casi, a mostrare un notevole incremento rispetto alla tecnologia precedente.
Fonti: https://www.agcom.it/documents/10179/8430553/Documento+generico+18-09-2017/6f284280-6b10-4b06-b24b-dc37c8a5459a?version=1.0