Ritorna il Nokia 3310 e uno studio mostra come ci sia ancora spazio per le chiamate vocali e addirittura per gli SMS, dati per morti quasi da tutti. E non sempre i mercati più ricchi e avanzati sono quelli dove gli utenti smartphone sono più preparati
Qualche anno fa, forse, la notizia forse avrebbe suscitato solo una mezza risata e uno sguardo di compatimento. Oggi è stata accolta tra la soddisfazione generale, dando vita a meme e amarcord, a testimoniare che questa operazione vintage, nel 2017, ha piena ragion d’essere. Sì, il Nokia 3310 – l’indistruttibile cellulare finlandese uscito all’inizio degli anni 2000 e venduto in 126 milioni di pezzi in tutto il mondo – sta per tornare, grazie a HMD Global Oy, la società che ha acquisito i diritti del marchio Nokia per la telefonia tradizionale. Il nuovo 3310 manterrà in gran parte l’aspetto del vecchio modello, il prezzo più che abbordabile (59 euro) e, si spera, le caratteristiche che avevano reso immortale il suo predecessore: la resistenza a virtualmente qualsiasi urto e la lunghissima batteria.
Dumb phones, li chiamano: letteralmente “telefoni stupidi”, per l’estrema semplicità delle loro funzioni. Ma in realtà non c’è nulla di stupido, a ben pensarci, nel proporre un oggetto facile da usare quando ormai lo smartphone medio è un dispositivo dalle ampie potenzialità ma di alta complessità, tra notifiche, impostazioni, app che si moltiplicano giorno dopo giorno. Un’operazione che in qualche modo sembra ribaltare il luogo comune degli smartphone utilizzati come personal assistant più o meno da tutti, anche da chi fino a poco tempo fa non sapeva nemmeno accendere un PC.
Le curiose strade della rivoluzione digitale
Oltre, infatti, ai consueti studi che mostrano come gli smartphone siano in aumento continuo (anche se a tassi un po’ calanti, per l’ovvia saturazione), ci sono altri dati che sembrano in qualche modo andare controcorrente, o perlomeno suggerire che la rivoluzione digitale, sovente, prende strade inaspettate ed è un fenomeno difficile da riassumere in poche righe o slogan. Come la rilevazione della Gsma, ad esempio. L’associazione che riunisce le aziende operative nella telefonia mobile, infatti, ha fatto uscire proprio in questi giorni un’analisi che ha già fatto scalpore: a livello globale, il 50% dei telefonini, infatti, viene utilizzato solo per chiamare e mandare SMS, e proprio gli apparentemente superati messaggi solo testo ancora comandano su WhatsApp e altre applicazioni analoghe.
Può far sorridere lo stupore di fronte al fatto che, ebbene sì, i telefoni mobili servano soprattutto a telefonare. Eppure è così: viste le potenzialità di questi dispositivi, a noi utenti smartphone pare quasi assurdo limitarsi alle chiamate vocali o, addirittura, ai messaggi da 160 caratteri senza allegare foto, video o emoji.
La ricerca è stata condotta in 56 Paesi che rappresentano l’80% della popolazione mondiale, e mostra alcune tendenze molto interessanti. Ad esempio, gli SMS sono più utilizzati delle app per chattare in Francia, Belgio, Regno Unito, Portogallo, Svezia, Danimarca, Polonia, Russia, Usa, Canada e Australia: non esattamente Paesi del Terzo Mondo. Parte del motivo va sicuramente cercato nella presenza di offerte di telefonia mobile con SMS illimitati (le migliori proposte di telefonia mobile per l’Italia possono essere confrontate su SosTariffe.it). E poi bisogna ricordare che gli smartphone, per quanto siano sicuramente i dispositivi più pubblicizzati, non per forza sono i più diffusi ovunque, a prescindere dal ceto e dalla localizzazione geografica: ecco perché l’idea di un nuovo Nokia che più basilare non si può è tutt’altro che peregrina.
Quattro tipi diversi di consumatori
Gsma ha diviso in quattro diverse categorie gli utenti mobile, a seconda del loro livello di engagement di uso più o meno avanzato del telefonino: gli «aficionados», i «pragmatisti», i «networker» e i «conversatori», con questi ultimi che rappresentano, per il 2016, il 47% del totale. Nel 2030, però, saranno “solo” il 29%, comunque la fetta più grande a pari merito con quella dei “networker”: insomma, la comunicazione rimarrà orale ancora per molto tempo. Anche perché i “talkers”, i “conversatori”, sono la maggioranza dei proprietari di smartphone nell’Asia del Sud e in quella orientale, zone di primaria importanza.
Gsma ha anche condiviso alcuni dati molto interessanti, riguardo all’uso degli smartphone nel mondo: riflessioni che sorprendono e che non di rado sfidano le concezioni più radicate che abbiamo riguardo al consumo. Ad esempio, ci sono più early adopter, e quindi utenti “avanzati”, a São Paulo in Brasile che a Tokyo, o è più comune pagare una bolletta o trasferire denaro a un amico usando un telefono cellulare a Nairobi che non a Londra, Parigi o Zurigo. 4 utenti su 5 con più di 18 anni in Kenya o in Tanzania, infatti, utilizzano abitualmente lo smartphone per ricevere o inviare denaro ad amici, colleghi o parenti. Questo perché si tratta di servizi più efficienti del normale online banking per le transazioni puramente monetarie, che continuano ad essere sempre più utilizzate per operazioni più complesse: il 57% degli utenti smartphone nel Regno Unito, in Francia e in Svizzera infatti utilizza abitualmente l’accesso al proprio istituto di credito online, in particolare nella categoria degli «aficionados».
Messaggi vecchia maniera
Quasi non sorprende, in questo contesto, che gli SMS siano più utilizzati dei messaggi via Internet come quelli di WhatsApp in mercati molto maturi. In Francia, solo il 28% degli utenti adulti di smartphone dichiara di usare WhatsApp e simili più degli SMS, e anche in USA la percentuale è solo del 41%; una tendenza notata in 11 dei 56 Paesi oggetto della ricerca. Si tratta, in gran parte, di forza dell’abitudine, tenendo conto che i pacchetti con SMS illimitati sono diventati in voga prima dell’affermazione dei programmi di messaggistica.
Un’altra riflessione che non manca di stupire è che l’engagement non riguardi per forza i Millennials più delle persone anziane, soprattutto per quanto riguarda i mercati emergenti. Nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale, gli utenti di smartphone con più di 35 anni hanno infatti lo stesso coinvolgimento con i loro telefoni rispetto ai Millennials, per quanto riguarda ad esempio servizi di Internet mobile molto diffusi come i social network e le comunicazioni via IP.
E gli acquisti online? Spesso i telefoni vengono utilizzati per avere informazioni su un prodotto, ma poi l’acquisto avviene nei punti vendita fisici. Più del 70% a livello globale, infatti, usa lo smartphone per avere informazioni su prodotti e servizi, ma solo uno su due lo utilizza per ordinarli o acquistarli.