Sul trono c’è sempre Facebook
C’era, forse, da aspettarselo: nell’epoca della post-truth, del problema di Mark Zuckerberg con le fake news e con tutte le questioni sollevate dalle bufale online, è ancora Facebook a essere l’app per smartphone più usata. Niente crisi, quindi, per il colosso di Menlo Park, a dispetto della concorrenza; anzi, il social che cresce di più nella top ten è comunque di proprietà di Facebook è proprio Instagram.
Secondo la ricerca Nielsen Tops of 2016: Digital, che ha analizzato circa 9.000 smartphone USA appartenenti a utenti maggiorenni, Facebook è dunque ancora l’applicazione su telefonino più usata, con 146.027.000 milioni di utenti unici negli Stati Uniti, per un aumento rispetto all’anno scorso del 14%. Ancora Facebook al secondo posto, con Facebook Messenger: 28% di aumento rispetto all’anno scorso e 129.679.000 di utenti unici.
Dal terzo al settimo posto, però, è monologo Google. Prima con YouTube (113.738.000 utenti e una crescita del 20%), poi con Google Maps (+22%), Google Search (+9%), Google Play (+8%), Gmail (+18%). L’ottavo posto è di diritto quello di Instagram, che rispetto all’anno precedente ha fatto un balzo di +36%, superando i 74 milioni di utenti unici. Discreto anche il risultato di Apple Music (che in USA supera tranquillamente Spotify), in aumento del 20%, ma il risultato più sorprendente della top ten è quello di Amazon App: decimo posto e poco più di 65 milioni di utenti unici, ma una crescita addirittura del 43%.
La penetrazione degli smartphone negli Stati Uniti è dell’88%, una crescita del 2% rispetto all’inizio del 2016. In altre parole, il mercato è praticamente saturo, e sono davvero pochi i potenziali utenti di smartphone che non ne possiedono uno.
Per quanto riguarda invece i sistemi operativi presenti sui telefonini USA, Android e iOS si spartiscono il grosso della torta, il primo con il 53% e il secondo con il 45%. Molto, molto indietro i risultati degli altri OS sugli smartphone americani, con circa l’1,5% di cellulari con Windows Phone installato e meno dell’1% con BlackBerry.
La situazione in Italia
E in Italia? Anche qui, le app sono le assolute dominatrici del tempo passato online dagli utenti. Nell’ottobre 2016, secondo la ricerca comScore, le applicazioni mobili hanno passato un traguardo importante, e ormai più della metà di tutti i nostri minuti digitali (per la precisione il 53%) sono passati con le applicazioni mobili. La percentuale dell’uso delle app sale all’87% prendendo come riferimento il tempo passato al cellulare.
Sempre di più, insomma, il termine “telefonino” sembra superato, considerando anche che il tempo trascorso in vere e proprie conversazioni vocali è una frazione sempre più insignificante, rispetto alle possibilità di comunicazione garantite dalle app di messaggistica, dai social network, dalle piattaforme video ma anche dai marketplace online, che consentono ormai di acquistare qualsiasi oggetto con un click nel giro di pochi secondi, magari caricando la propria prepagata con un’app di mobile banking.
E Internet mobile è la commodity più ricercata quando si ha un cellulare tra le mani (su SosTariffe.it è possibile confrontare le offerte più convenienti di telefonia mobile per individuare quella con più GB a disposizione e il miglior rapporto tra GB/euro del canone).
Siti web da mobile, è quasi addio
Anche i PC sembrano sempre più destinati a diventare il relitto di un’era passata, malgrado uno “zoccolo duro” di utenti continuerà a usarli per tutti i lavori (sempre meno) impraticabili per un tablet o uno smartphone. Rispetto al 2015, secondo i dati comScore i minuti trascorsi sul web da desktop sono diminuiti del 21%. In totale, gli italiani trascorrono più di 46 ore al mese sulle applicazioni mobile e navigano molto poco, con più di 7 ore su mobile web. Mettendo insieme tutti i minuti trascorsi dagli italiani su app mobili, a ottobre 2016 il risultato era di 49 milioni di giorni, cioè 134.000 anni: il tempo che servirebbe per tornare nel Paleolitico, poco dopo l’apparizione del primo uomo di Neanderthal.
Un altro dato interessante è la sempre minore rilevanza della navigazione da mobile: se fino a pochi anni fa le applicazioni che facevano il lavoro dei siti web erano poco più che dei front-end, in tutto e per tutto simili alla versione mobile di una homepage, ora le app rappresentano la modalità privilegiata anche per ricercare informazioni o scegliere servizi su Internet. Anche i grandi brand spingono sull’uso sempre più massiccio delle app: tutti sanno quanto sia più comodo utilizzare l’app ufficiale di Facebook piuttosto che gestire il proprio profilo dalla pagina web in versione mobile, e Tripadvisor, per fare un esempio, “obbliga” a scaricare la propria applicazione chiunque voglia vedere più di 3 recensioni relative a un determinato esercizio.
Verso un mercato saturo
Ma c’è un limite alla crescita del mercato delle app (che era stato dato troppo presto per moribondo, vista la diminuzione di nuovi titoli sugli store Apple e Android)? Si può dire, in sostanza, che i giochi sono fatti, e che difficilmente riuscirà ad affermarsi una nuova app mobile in grado di insidiare il primato di “big” come Google o Facebook. Secondo le analisi comScore, a ottobre 2016 più del 70% dei minuti trascorsi sulle prime 100 applicazioni per tempo speso, relativamente ai cellulari Android, ha riguardato le prime cinque della lista, con una concentrazione del mercato notevole.
E d’altra parte anche i download sono sempre di meno: ormai, chi ha uno smartphone da qualche tempo ha la sua dotazione standard da un po’, magari da arricchire con qualche sfizio o un nuovo gioco, ma con una prima pagina di applicazioni frequentemente usate molto solida. A ottobre, più del 56% degli italiani non ha scaricato nemmeno una nuova applicazione, e anche chi ha provato qualcosa di nuovo si è limitato perlopiù a uno o due titoli (il 57%). Gli “sperimentatori”, chi cioè scarica più di 6 applicazioni al mese, sono una percentuale molto piccola del totale, inferiore al 9%. Queste indicazioni sono importanti per chi vuole lanciare un nuovo programma sul mercato: in futuro, ad affermarsi saranno non tanto le repliche di quel che già c’è, ma, ancora più di un tempo, quelle in grado di identificare un bisogno fino ad oggi sconosciuto.
Fonti: https://www.comscore.com/ita/
http://www.nielsen.com/us/en/insights/news/2016/tops-of-2016-digital.html