Rubrica settimanale #SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe.
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La precedente puntata della rubrica #SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe.it, è stata dedicata al concetto di Self-Organizing Network (SON), una delle soluzioni su cui stanno lavorando gli operatori di telecomunicazioni per migliorare le reti mobili in termini di gestione e di servizi forniti agli utenti finali, anche in prospettiva dell’avvento del 5G.
All’attenzione degli addetti ai lavori c’è anche il paradigma Software-Defined Networking (SDN), attraverso cui gli stessi si propongono di ridurre i costi operativi e dei dispositivi di rete e incrementare e accelerare l’introduzione di nuovi servizi per i clienti.
Il paradigma SDN è protagonista di un articolo pubblicato nel nuovo numero del Notiziario Tecnico di Telecom Italia, a cura di Luigi Grossi(sistemista), Eugenio Maffione (informatico), Giancarlo Marasso (informatico) e Simone Ruffino(ingegnere informatico).
Al Software-Defined Networking è dedicato anche un precedente focus curato da Antonio Manzalini(ingegnere elettronico), Vinicio Vercellone (ingegnere elettronico) e Mario Ullio (ingegnere elettronico), pubblicato nel primo numero del Notiziario Tecnico di Telecom Italia del 2013.
La complementarietà di SDN e NFV
L’articolo firmato Grossi/Maffione/Marasso/Ruffino è incentrato sulla complementarietà di SDN e NFV(Network Functions Virtualisation). “Le funzionalità di controllo e i servizi di rete sono oggi realizzati tramite dispositivi hardware proprietari. Inoltre, il lancio di un nuovo servizio e l’aggiornamento di uno esistente spesso richiedono un intervento fisico sulla rete, con impatti importanti in termini di time-to-market [il tempo che intercorre dall’ideazione di un prodotto alla sua effettiva commercializzazione, ndR] e costi”, scrivono gli esperti.
“La NFV (Network Functions Virtualisation) si propone di affrontare questi aspetti, facendo leva sulle tecnologie di virtualizzazione IT per consolidare apparati e funzionalità di rete su server standard e fornendo nel contempo una maggiore flessibilità operativa”, aggiungono gli informatici di Telecom Italia.
Le soluzioni virtualizzate NFV presentano caratteristiche di dinamicità e scalabilità che consentono di abbassare in maniera significativa la soglia di ingresso al mercato di fornitori di servizi innovativi, cui è data l’opportunità di gestire le offerte con cicli di vita molto rapidi e investimenti contenuti.
I benefici legati alla virtualizzazione si estendono anche alla flessibilità nella creazione di nuovi servizi e alla riduzione dei costi di esercizio, grazie alla semplificazione dell’architettura hardware, all’automazione dei processi e all’opportunità di incrementare le risorse disponibili on demand.
Complementare alla NFV è appunto la tecnologia SDN indirizzata ai dispositivi di rete, attraverso cui disaccoppiare la funzione di controllo, delegata a uno strato superiore, da quella del puro invio dei flussi di traffico, che diventa pertanto programmabile, evidenziano gli esperti.
SDN e NFV: benefici funzionali ed economici, ma al riparto da rischi
“Anche se gli aspetti tecnici da risolvere sono ancora molti e la cornice temporale di una sua adozione su larga scala non è ancora definita, gli operatori di rete sono comunque propensi a considerare questa evoluzione tecnologica inevitabile, se non anche necessaria, e intendono studiarne tutti gli aspetti al fine di poter operare di volta in volta scelte che consentano di trarne benefici funzionali ed economici, limitando i rischi di questo cambio di paradigma su una rete oggi solidamente basata su competenze e tecnologie in evoluzione ma in un contesto di regole e processi ampiamente collaudati”, concludono Grossi/Maffione/Marasso/Ruffino.
SDN e FNV: l’impatto sulle reti del futuro
L’articolo firmato Manzalini/Vercellone/Ullio è invece incentrato in via principale sul Software-Defined Networking, sebbene gli esperti non manchino di evidenziare che, nell’ambito di questo paradigma, assume particolare rilievo il concetto di virtualizzazione di rete, vale a dire l’idea di creare delle partizioni virtuali dell’infrastruttura di rete fisica in modo da permettere a più istanze di controllo e alle rispettive applicazioni di utilizzare le partizioni assegnate.
“Il potenziale impatto del paradigma SND sulle reti del futuro potrebbe essere duplice: mentre da una parte SDN potrebbe portare vantaggi economici per gli operatori in termini di riduzione di costi, dall’altra potrebbe abilitare lo sviluppo di nuovi ecosistemi di servizi ICT, che costituirebbero potenziali opportunità di sviluppo per gli operatori, a patto che questi riescano a ritagliarsi un ruolo e inserirsi in un modello di business vantaggioso“, sostengono Manzalini/Vercellone/Ullio.
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Fonti e risorse per approfondire:
Software Defined Networking: sfide e opportunità per le reti del futuro
Il SDN e le sue sinergie con la Network Function Virtualization